Epilogo

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Perché anche gli angeli, a volte,
hanno paura della morte.

Ho sempre sentito parlare dell'amore come un sentimento così forte a cui non puoi sfuggire.

Irrazionale, folle, travolgente, esplosivo come un uragano. Un uragano che irrompe nel cuore mettendo a soqquadro ogni cosa.

Una sensazione che solo pochi possono provare nella loro vita, solo pochi fortunati.

E io ero tra quelli.

L'avevo provato sulla mia pelle, avevo vissuto non il solito comune amore, ma quello vero, quello che ti abbraccia così forte da farti mancare il respiro.

Un amore in grado di rompere le ossa e di far ballare il cuore.

Avevo finalmente capito cosa intendessero dire quando parlavano di questo strano sentimento, anzi, avrei anche potuto ribattere affermando che l'amore era molto di più.

Se mi avessero chiesto che cosa fosse per me, probabilmente avrei detto che d'amore o si vive o si muore, non vi sono alternative.

Tutto qui.

E in quel momento io ero più vicina al morire.

In quel momento mi sentivo vuota, confusa, incapace di comprendere a pieno quanto accaduto.

Tradita.

Ecco come mi sentivo.

Tradita da mio fratello che fin dall'inizio mi aveva ingannata.
Tradita dai miei amici che mi avevano nascosto la verità.
Tradita da Paulo che mi aveva spezzato il cuore.

Ci sarò per sempre

Aveva detto, ma poi se ne era andato.
Le promesse non erano altro che parole al vento.

Ero stata pugnalata più volte e per questo non ero convinta di riuscire a rialzarmi, soprattutto se nel cuore il coltello, scagliato da lui, era andato così a fondo.

Il mio cuore era stato strappato via dal mio corpo.

E in un attimo non mi era rimasto più niente, solo il freddo.

Era difficile anche solo provare a rialzarsi.

"Ronnie sbrigati!"

La voce di una ragazza mi riportó alla realtà, una realtà da cui volevo tanto scappare.

Distolsi lo sguardo dal cellulare, che tenevo stretto tra le mani sudate e tremolanti, per portarlo sulla mia compagna di danza che agitava freneticamente le braccia davanti a me cercando di attirare la mia attenzione.

"Che succede?" Chiesi in un sussurro, ignorando gli sguardi della gente.

Ero consapevole di non aver un bell'aspetto a causa dei segni della stanchezza e del dolore che portavo sul viso.

In quel momento, a tutti coloro che mi stavano guardando, avrei tanto voluto dire che avrebbero dovuto vedere com'era conciato il mio cuore.

Lì si che si sarebbero spaventati.

Avevo trascorso la notte vagando per la città mentre il dolore mi logorava dentro. Avevo chiamato Michael alle 4 di mattina e, quando il mio amico mi aveva risposto, avevo iniziato a parlare a raffica e a piangere facendolo preoccupare.
Durante quella lunga notte avevo avuto modo di pensare ed ero riuscita a collegare ogni tassello.

La sera che Paulo non mi rispondeva al telefono.
La telefonata che aveva ricevuto Bernardeschi e che mi aveva detto fosse di sua sorella: lo avevo visto aggrottare la fronte, non molto convinto delle sue stesse parole.
Higuain che litigava con il suo migliore amico.
La preoccupazione di Dybala il giorno seguente.

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