CAPITOLO 1

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"ci trasferiamo". una semplice frase e il mio mondo mi crolló in testa come un castello di carte. i miei me lo dissero senza tanti giri di parole e con il classico tono da: se controbatti non ce ne sbatte niente, abbiamo già deciso. non sopportavo che nonostante avessi 17 anni i miei mi trattassero ancora così. non lo trovavo giusto. un trasferimento mi era proprio scomodo e anche se il rapporto con i miei genitori era basato soprattutto su incomprensioni capivo che la situazione non era facile.

mio padre cercava lavoro da 3 anni, la crisi aveva stroncato l'azienda in cui era dipendente e il lavoro di mia madre riusciva a fruttare abbastanza da mantenerci, ma nel giro di 10 giorni il suo contratto a tempo determinato sarebbe scaduto. la situazione era abbastanza critica ed ero a conoscenza del fatto che i miei come ultima ancora avevano spedito i loro curriculum in giro per l'italia. svegliata dalle mie riflessioni da mio fratello che cercava attenzioni ebbi il coraggio di chiedere:

-andiamo a stare tanto lontano da qua?-

i miei si guardarono con aria un po turbata e risposero:

- andiamo nel Lazio, nei paraggi di Roma. la città si chiama Tarquinia.-

avevo già sentito quel nome ma non ricordavo in che occasione; poi mi venne in mente la mia unica amica, Sara, una jackers accanita e una persona stupenda che avrei dovuto lasciare a Verona. ci eravamo fatte tanti progetti e molti sogni condivosi che avremmo dovuto realizzare insieme. a questo proposito pensai al prossimo sogno della lista. mi venne come un sudorino. di botta chiesi:

-e quando ci trasferiremmo?-

-il 17 giugno- rispose mia madre.

mi resi conto che stavo per mettermi a piangere. balbettai la scusa che dovevo andare in bagno e mi assentai. tre giorni dopo la mia partenza, il 20 giugno sarei dovuta andare con Sara al centro commerciale perché i Dear Jack avrebbero firmato le copie degli album.

i Dear Jack sono una band lanciata dal talent di Amici, nonché idoli della mia migliore amica. io li seguivo solo per la musica e mi piacevano molto, ma non al punto di innamorarmi di Lorenzo Cantarini, uno dei componenti della band che con il suo fascino era riuscito a far cadere ai suoi piedi Sara. non riuscivo a far cessare le lacrime. non sarei stata presente in uno dei momenti più enozionanti della vita della mia best e dispiaceva un sacco anche a me non vedere dal vivo le persone che più stimavo nel campo musicale. mi imposi di smettere di piangere, indossai il mio finto sorriso migliore e mi preparai ad attraversare il salotto dove c'erano i miei per raggiungere la mia camera e prendere il cellulare. non sprecai neanche una parola.

mi misi subito in contatto con Sara. solo con lei avrei potuto parlare in un momento come quello.

quel ciuffoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora