CAPITOLO 4

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nei 2 giorni che seguirono Enea mi accompagnó a visitare i più importanti monumenti romani, ma il giorno peggiore, il 20 giugno lo passai a casa da sola. mio cugino aveva l'esame della patente essendo più grande di me. Sara probabilmente stava guardando in faccia i nostri idoli e io invece ero lì, da sola. il bellissimo stereo che avevo in camera mi salvó. inserii l'album Domani é Un Altro Film e sentii nel cuore ogni singolo brano. il mio cellulare era muto da ore. presi uno dei libri che mi ero procurata e iniziai a leggere. fu leggendo John Greem che persi la cognizione del tempo. il mio telefono emise un segno di vita solo quando ormai mi mancavano una decina di pagine alla fine del libro. erano passate quasi 3 ore. incuriosita e agitata presi il telefono. il messaggio che avevo ricevuto era di Enea, aveva superato l'esame della patente. mi avvisava che non mi avrebbe lasciata da sola un secondo di più. non vedevo l'ora di abbracciarlo. appena tornó a casa gli saltai addosso. ero felicissima mentre mi mostrava la sua patente nuova di zecca. negli occhi gli brillava la fierezza di avercela fatta. scendemmo in garage e lui finalmente poté salire sull'auto che gli zii gli avevano regalato il mese prima per il diciottesimo compleanno. mi portó a spasso un po' ovunque, voleva distrarmi in tutti i modi. poi mi portó dove non mi aspettavo di andare. eravamo davanti allo stadio Olimpico. vedendo la mia faccia si mise a ridere. mi rassicuró dicendomi di stare tranquilla perché non mi avrebbe ancora portato a vedere la partita della Roma. mi chiese se sapevo che cos'era quello che avevamo davanti. non mi ci volle tanto per rispondere:

-certo che so cos'é. é l'Olimpico. l'11 luglio i Dear Jack qui aprono il concerto dei Modà.-

lui prendendomi un po' in giro mi canzonó:

-uh aggiornata la ragazza, dai scendi dalla macchina!-

proprio non capivo dove voleva arrivare. poi peró ci fermammo davanti al bancone della biglietteria e lui gentilmente chiese alla commessa 2 biglietti per il concerto dei Modà. io lo guardavo incredula. non riuscivo neanche a parlare. appena uscimmo mi porse uno dei due biglietti e affermó:

-uno per te e uno per me- dando importanza alla frase che aveva detto gesticolando. poi mi prese in braccio dalle gambe e mi riportó in macchina ridendo. oltre che alto era diventato anche muscoloso. quando in macchina smisi di contemplare il lungo biglietto giallo gli chiesi:

-e da quando ti interessano i Dear Jack?-

non aspettó e pensó di chiarirmi le idee riferendomi che la notte scorsa mi aveva sgrafignato l'album per ascoltarlo e rilassarsi e mi disse che non si aspettava che fossero così forti. stavo per idolatrare mio cugino. mi portó a casa dei miei e entrambi mostrammo i nostri trofei. lui la sua patente e io quei biglietti. mia mamma fu felice di vedermi così entusiasta, ma per rovinarmi la festa mi chiese se per caso avevo impegni il 24 giugno perché mio fratello aveva bisogno di qualcuno che gli badasse. non potevo dirgli di no. comunque ero troppo felice per lamentarmi. la sera scrissi una ventina di messaggi a Sara. volevo sapere come gli era andato il firmacopie e soprattutto dovevo raccontargli del concerto. lei non rispose e preoccupata mi addormentai.

quel ciuffoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora