CAPITOLO 7

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passavano i giorni, io tenevo sempre con me il cellulare. a ogni cinguettio mi veniva l'ansia perché pensavo fosse lui. l'agitazione mi logorava e io speravo sempre più di rivederlo. alla fine Sara una sera mi convinse che dovevo tornare a casa sua e prima o poi l'avrei ribeccato. passai dei pomeriggi davanti a quella casa, mi sedevo sulle scale davanti al portone del condominio e aspettavo, quasi sempre senza successo. tutta quell'attesa mi lasciava ancora più tempo per immaginare un prossimo incontro e pensare quanto sarebbe stato bello abbracciarlo. ma i giorni passavano, lui non scriveva e io perdevo le speranze. poi mi decisi, il 9 luglio tornai davanti a casa sua e se non lo avessi trovato neanche quel giorno pace e amen. non avrei più pensato ad un fatidico incontro. Enea spesso mi accompagnava fin davanti a casa del mio idolo. ma quel giorno gli chiesi di venirmi a prendere al ritorno. il tempo non passava più. ero anche senza auricolari perché si erano rotti il giorno dell'incidente e quindi non potevo consolarmi neanche con la musica. no ne potevo più. il sole picchiava forte. scrissi a Sara. poi il portone dietro di me si aprì tutt'altro che delicamente. senza la voglia di illudermi non guardai neanche chi era. sinceramente non mi servì. una voce, anzi La Voce esclamó con il fiatone:

-okay, questo mi spaventa. tutte le jackers hanno le nostre foto come schermata blocco, home e foto profilo?!-

oddio era dietro di me. finalmente l'avrei rivisto.

-Beh oltre che bravi siete anche fighi!-

oh no, mi era sfuggito. glielo avevo detto veramente. sentivo le mie guancie bollire. lui ridacchiando rispose:

-anche tu non scherzi Greta, sei carina. adesso peró torna del tuo colore naturale!-

se avessi fatto un salto probabilmente avrei preso il volo. nella mia testa sguazzavo felice tra Peter Pan, Wendy e tutte le creature fantastiche che avevo in mente. lui si ricorda il mio nome pensavo, lui mi trova carina!  quelle due affermazioni mi intasavano la testa. ero incredula. sentivo che la mia autostima, suicidatasi un paio d'anni prima, stava resuscitando. Alessio esercitava uno strano potere su di me. di nuovo quella voce mi aiutó a tornare coi piedi per terra.

-hei Greta, mi piacerebbe rimanere a parlare con te, ma dopodomani abbiamo un concerto ed io dovrei andare alle prove.... ti va se per farmi perdonare per l'altro giorno ti porto anche a te?! dai, ti presento gli altri!-

mi sembrava impossibile che me l'avesse chiesto veramente.accettai senza esitare. non sapevo se stavo vivendo veramente quel momento o ero sognante. in ogni caso non mi sarei più voluta svegliare.

quel ciuffoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora