CAPITOLO 8

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cosa stavo combinando era difficile da dire. in quell'esatto momento ero lontano da casa, sulla macchina di una persona che definivo il mio idolo ma che non conoscevo veramente. stavo per intrufolarmi alle prove di una band famosa. stavo vivendo forse le avventure più belle della mia vita senza la mia best. in più sentivo che qualcosa in me si muoveva. il mio cuore di gjiaccio si stava forse sciogliendo? se si, da cosa o chi dipendeva?

ero entrata in uno stato confusionale che devisi di liquidare subito attribuendolo al trasferimento. anche se...

basta. mi imposi di smettere di pensare. fu allora che notai che Alessio mi guardava con la coda dell'occhio. mi chiesi perché ma non trovavo alcun motivo realistico che potesse giustificare il suo comportamento. così gli chiesi cosa voleva. lui accentuando la sua aria innocente attraverso quegli occhioni da cerbiatto che si ritrovava cercó di trovare una scusa, ma si accorse che l'avevo sgamato per cui con fare arreso mi disse:

-no niente, é che hai una strana luce negli occhi-

sorrisi imbarazzata. quella sua romantica frase mi colpì come un bellissimo fulmine che spezza il cielo sereno.

-sono emozionata, sto vivendo un sogno.- ammisi. lui sorrise cercando di non dare negli occhi. cosa impossibile. a proposito di sogni, devi spiegarmi perché nel tuo stato c'é scritto: "e quando lo vedró lo abbraccieró e gli diró che é il mio peter pan <Alessio, Dear Jack>"

ero stata così presa da tutti i cambiamenti che quando avevo saputo del trasferimento mi ero dimenticata di cambiarlo. gli spiegai che quello stato si riferiva al 20 giugno quando non mi ero ancora trasferita e sarei dovuta andare al firmacopie. lui mi fermó.

-no, non é quello che mi chiedevo. é solo che mi hai visto eppure non sei andata in linea con il tuo stato e con ciò che avevi immaginato.-

rimasi stupita, il traffico al di fuori della vettura in quell' istante sembrava essersi vaporizzato. lo guardai stranita e lui per tutta risposta scrolló le spalle. arrivammo allo studio, lui fermò la macchina, poi scese. lo imitai. ma prima che potesse fare o dire qualsiasi cosa lo abbracciai più forte che potevo. lui superato lo stupore iniziale ricambió. con forza e con calore. il tempo si era come fermato. quando quell'abbraccio si sciolse capii che sotto a quel ciuffo, il piercing, i dilatatori e l'aspetto da duro si nascondeva un altro Alessio. un ragazzo che probabilmente nessuno conosceva. mi guardó dritto negli occhi ed ebbi come un sobbalzo dentro di me.

-sei pronta a vivere una di quelle avventure che non scorderai?-

-se permetti, la sto vivendo da quando mi hai fatto cadere.-

sorrise, mi prese per il braccio ed entrammo di corsa in sala prove. 

quel ciuffoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora