~Seventy-fifth~

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•Sabrina's pov•

Dire che sono nervosa è poco; ieri mattina, quando mi sono svegliata, ho trovato un mazzo di fiori in cucina, accompagnato da un bigliettino che recitava:

Non mi aspetto nessuna risposta; domani alle 20:15 sarò a casa. Se sarai pronta per uscire, vuol dire che avrai accettato il mio invito, altrimenti no. Ci vediamo stasera, piccola

La decisione di dirgli tutto l'avevo già presa; in realtà, volevo parlargli dopo la partita, ma ho lasciato che festeggiasse con i suoi compagni perché so che quel goal è arrivato solo grazie a loro. Ho visto come Patrick si è alzato dalla panchina correndo verso di lui per abbracciarlo e ho visto anche mio fratello pronto per abbracciarlo, ma non l'ha fatto per ovvi motivi. E quindi mi sembra ovvio che sto aspettando con ansia che entri in casa.
Mentre lo aspetto, penso e ripenso al discorso che mi sono preparata, pur sapendo che quando me lo ritroverò davanti non riuscirò neanche ad aprire bocca.

<<Sono tornato, ma in questa casa c'è fin troppo silenzio e non vedo nessun nano corrermi in contro.>> Fantastico, ancora una volta mi sono persa nei miei pensieri e non ho sentito Ale rientrare.

<<Questa casa è fin troppo silenziosa perché Simone ha deciso di passare una serata da zio Mattia, motivo per cui non vedi nessun nano correrti incontro.>> Colmo io il silenzio che si era creato, andando verso l'ingresso per prendere la borsa prima di uscire.

<<Cosa vuol dire che hai accettato il mio invito?>> Mi domanda lui con tono incerto, ma so che dentro sta esplodendo di gioia. Lo conosco bene ormai e so che già immaginava che avrei accettato.

<<Ho accettato il tuo invito perché meriti delle risposte, non posso continuare a farti stare male e non posso continuare a fare la stronza, perché è questo che sto facendo. Ale, nonostante tutto, io non ho mai smesso di amarti, ricordatelo.>>

<<Non l'ho mai messo in dubbio; o meglio, i primi giorni pensavo che volessi lasciarmi, ma mi conosci e sai che sono le mie solite paranoie. Non posso negare di essere stato male in questi mesi, ma poco mi importa. L'unica cosa che volevo fare era chiarire, ma so che sei una ragazza che ha bisogno i suoi tempi. E sarei anche venuto io a parlarti, ma questa volta non toccava a me fare il primo passo. Adesso, usciamo e andiamo a cena; abbiamo davanti una serata intera per parlare. Ma prima, ti prego, vieni qui.>> E, dicendo così, allarga le sue braccia per accogliermi tra di esse, con la speranza che questo abbraccio possa riportare tutto alla normalità.

***
È riuscito a stupirmi anche questa volta; sinceramente, mi aspettavo che mi portasse in un ristorante tranquillo, nella periferia di Milano per non essere disturbati e invece ha scelto una pizzeria a due passi da Piazza Duomo. So che l'ha fatto perché mi conosce e sa che preferisco andare in pizzeria piuttosto che andare in un ristorante elegante e lussuoso. E sa anche che in questa pizzeria ci venivo sempre da piccola con i miei genitori e i miei fratelli, dopo le partite di quest'ultimi.

<<So benissimo che avrei potuto portarti al ristorante, ma non volevo esagerare; e poi, sono contento anche se dovessero fermarmi per foto e autografi. Non voglio rovinare l'atmosfera che si era creata in macchina, ma sto morendo di fame; il Mister ci ha uccisi oggi.>> Questa volta è lui a rompere il silenzio.

<<Che novità, signori; Alessio Romagnoli ha fame, che strano.>> Gli rispondo io, con tono derisorio, cercando di nascondere il sorriso che mi sta nascendo sul viso.

<<Locatelli, io farei meno la spiritosa fossi in te.>>

<<Su Romagnoli, non lamentarti; non eri tu il povero cucciolo che aveva fame perché distrutto dall'allenamento?>>

~Instagram~ Alessio RomagnoliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora