3. Corri cazzo corri

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11 Settembre 2018, Roma.

Mi sveglio. Ero confusa, non ricordavo se fosse successo tutto veramente o se fu solo uno dei miei soliti assurdi sogni. Ci misi un po' per capire che era tutto reale. Anzi mi bastò prendere il telefono in mano e leggere i 400 messaggi del gruppo con le mie amiche. Messaggi della serie: "Mi vuoi spiegare?" "Ma chi era quel figaccione?" "Ma dove sei stata tutto quel tempo, ti ci sei appartata eh?! Zozzona!!" E così via...

Io sorrisi davanti a quei messaggi. Non perché mi facevano ridere le indagini delle mie amiche. Perché era tutto vero. Era successo davvero. Non sapevo cosa pensare... se essere felice oppure se dovevo preparami all'ennesima presa per il culo, solita dei ragazzi di oggi. Magari voleva solo divertirsi per poi raccontarlo ai suoi amici, oppure anche lui ha avvertito ciò che ho avvertito io, per tutto il tempo. Optai più per la prima. Pensai che forse le mie sensazioni erano un po' troppo profonde per un ragazzo che avevo conosciuto appena. Anzi l'avevo conosciuto solo formalmente, anche perché non sapevo nulla di lui. Sapevo il suo nome, Met, anzi pensai più che fosse un soprannome; sapevo che fumava le Marlboro Light e nient'altro. Ma forse era meglio così. Meno sai e meglio stai. Un po' come il significato del mio tatuaggio "GUARDA IL MONDO ATTRAVERSO OCCHIALI ROTTI": vedere, capire e sapere meno di ciò che è realmente , fa stare meno peggio. O almeno io la penso così. 

Mi alzai tardi quel giorno, erano le 16 circa. Ma fu comprensibile, dopo aver assistito il collasso di Alice feci parecchio tardi. Raggiunsi le mie amiche che erano già operative. Aspettavano il mio arrivo come i cristiani attesero quello del Messia. Appena arrivai fui sommersa da domande e poi da pareri e consigli che io non avevo chiesto. Non perché io non mi fidai di loro, ma perché volevo semplicemente non sbatterci troppo la testa. Non volevo entrare nel loop di Met.  

E dopo l'interrogatorio cominciammo a pianificare la serata. 

Andò a finire che saremmo dovute andare a ballare, ma prima di ciò saremmo andate al "Goodfellaz" (il solito posto di sempre) per sbronzarci per bene. Mi piaceva come programma, avevo bisogno di sbronzarmi con le mie amiche; come si suol dire "In alto i bicchieri, in basso i pensieri".

La serata comincia, rollai canne su canne, sembravo un'arma da guerra, inarrestabile. Bevvi parecchio, il giusto per stare come volevo stare. Ad un certo punto una ragazza, che stava peggio di me e tutte le mie amiche messe insieme, mi si avvicina. Aveva un brutto ceffo, sembrava una criminale, ma non ero spaventata, affatto. Una volta davanti a me si ferma per qualche secondo a guardarmi: aveva gli occhi del diavolo, tutti completamenti impregnati di sangue con le pupille completamente dilatate, mi diede uno spintone, cado addosso al tavolo e mi buttò il suo cocktail in faccia. Io mi rialzo, incazzata come una iena, e con tutta la cattiveria che potevo avere in corpo, le vado addosso. Ci pestiamo. A me uscì solo un po di sangue dal labbro, lei era massacrata. Solo a giochi fatti mi accorsi che forse avevo esagerato, la mia rabbia fu inarrestabile. Il locale, fortunatamente, era semi vuoto quella sera, e i pochi che c'erano erano tutti sbronzi e non osarono fermarmi. Mi girai, guardai le mie amiche, con la stessa faccia di un bambino che guarda la mamma dopo aver combinato un guaio, un grosso guaio. Loro senza dirmi niente, lanciano dei soldi sul tavolo per saldare il conto, Sole mi strattonò il braccio urlando: "Che cazzo ci fai lì impalata, corri cazzo corri!" cominciamo a correre. Non mi scorderò mai quella scena.

Arriviamo in un posto desolato, semi-buio, dove andavamo spesso a fare canne. Nessuno sapeva cosa dire, l'unica che intervenne fu Allegra, che mi disse: "Stai bene?" io mi limitai a fare si con la testa. Il buio di quella piazzola fu illuminato dai fari di un auto, che si ferma a pochi metri da noi. Da quella macchina scendono un ragazzo e una ragazza, brutti ceffi anche loro. Iniziai a collegare le cose. Lui sbatte lo sportello quasi per sfondarlo, e urla :" Chi cazzo è Rebecca?" lei risale in macchina bisbigliando qualcosa tra se e se, sembrava posseduta; tra le mie amiche il gelo, io con tono deciso, risposi: "Sono io, come posso esservi utile?" la ragazza interviene abbassando il finestrino: "Ah, adesso questa troietta fa pure la simpatica?" viene subito interrotta dal ragazzo che continua il discorso: "Hai appena rotto il naso alla mia ragazza" io lo interrompo dicendogli "Dopo che lei mi ha buttato contro un tavolo e mi ha fatto la doccia con il suo cocktail di merda" Alice mi da un pizzicotto sussurrandomi "Ma sei matta, guarda con chi cazzo ti stai mettendo contro, sono persone pericolose", non mi meravigliai, è la più cagasotto del gruppo, ma forse non ebbe tutti i torti. Lui sente e dice: "Vedo che la tua amica è più perspicace di te...comunque tornando a noi, non sai in che guaio ti stai mettendo, Rebec..." la sua frase fu interrotta dall'arrivo di una moto. In sella due ragazzi che sgommarono nello spazio che intercorreva fra noi e il ragazzaccio. Scendono entrambi. Alice terrorizzata con voce piagnucolante dice: "Ecco vedi, hanno chiamato anche i rinforzi, guarda in che situazione ci hai cacciato, adesso ci uccidono." Il passeggero della moto scende e mentre si leva il casco dice: "Tranquilla, siamo qui per pararvi il culo" 

Riconobbi il ragazzo. Era lui



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