11. Come due estranei

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Quella notte fu strana.

Fu massacrante. 

Ero seduta su quel muretto e davanti a me persone. Le stesse persone che prima erano felicemente spensierate, divertite, entusiaste e innamorate; ora turbate. Vedevo occhi tristi, potevo leggere la preoccupazione e la paura nel volto di tutti. Io ero lì a vedere tutto questo. La nostra felicità era durata poche ore per poi prendere la botta finale. La botta che spacca.

Met era lì. Si mangiava nervosamente le unghie. Non parlava, fissava il pavimento. Poi alzava lo sguardo, mi guardava, per poi rimettersi a fissare il pavimento. 

Sole esce dall'ambulanza. Le andai incontro e l'abbracciai. Lei con voce fioca e sorridendo disse: "Rebbi piano!" io mi scusai. Stava bene. Aveva solo un livido in viso e la mano fasciata. Penelope era stata fermata in tempo. Non le chiesi nulla, sapevo già cos'era successo, la mia unica preoccupazione era come stesse e stava bene. Alex si propose di accompagnarla a casa. Mi chiese se volessi andare con loro, ma io dovevo parlare con Met. Le altre andarono con loro, Allegra doveva riprendere la macchina lasciata al Goodfellaz.

Vado da Met. 

Stava ancora lì. Stava ancora fissando il pavimento.

Gli tirai su il mento con le dita e lo baciai. Forse fu una mossa azzardata, ma avevo bisogno di quel bacio e per me ne aveva bisogno anche lui. Mi stacco, stavo per andarmene. Mi prende per il braccio, mi spinge a se, e mi bacia. Un bacio appassionato, lungo, bello. Il più bello di tutti.

Facendo strofinare il suo naso contro il mio e tenendomi il viso con le mani mi disse: "Andiamo via da qui."

Chiama gli altri:" Rega! Andiamo via da questo posto di merda".

Tom rispose: "Met vai tranquillo con lei, mi ha chiamato Alex, ha detto che lascia Sole a casa e ci passa a prendere tutti- poi rivolgendosi a Met sottovoce- è meglio che passiate un po di tempo soli..."

Met annuì con la testa, mi prende per mano e andiamo verso la macchina. Non era di molte parole. E veramente non ero di molte parole nemmeno io. 

In tutto il tragitto verso casa mia non abbiamo spicciato parola. E' stato brutto. Era come se entrambi ci stessimo ritenendo responsabili dell'accaduto, e oltre a sentirci responsabili noi stessi ci rendevamo colpevoli l'uno con l'altro. La mia sensazione era questa. Brutto sia dire ma brutto anche solo da pensare. Era tutto ragionato inconsapevolmente. Io non volevo colpevolizzarlo di niente, non l'avrei mai voluto fare, ma la mia coscienza stava viaggiando su un altro binario, autonomamente. Mente e corpo non erano compatibili in quel momento, erano due estranei, esattamente come me e Met in quel momento: due estranei.

Ero folle per lui, completamente folle. E nessuno avrebbe mai potuto curare questa mia follia. E io non avrei assolutamente voluto essere curata. 

Arriviamo davanti al cancello di casa mia. Continua il silenzio. Improvvisamente si gira verso di me, mi guarda e mi accarezza il volto. Era visibilmente addolorato. Infine mi diede un bacio sulla fronte, con lo schiocco, un bacio lungo e sentito. Io chiusi gli occhi. 

Scendo dalla macchina e lo saluto con la mano. Lui schizza via. Io rimasi ancora un po sotto casa, mi accesi una sigaretta, e mi misi a guardare la Luna. Mi ricordo che mi ci misi a parlare, può sembrare strano, ma lei mi ascolta sempre. Una particolare connessione, una connessione astrale. Mi è capitato spesso di farlo. 

Non avevo voglia di salire a casa, non avevo sonno e sentivo una fitta al petto, un buco, come se in quel bacio sulla fronte lui mi abbia staccato via un pezzo di cuore e se lo sia portato via con se. Non so perché, ma mi sentivo che quella sarebbe stata l'ultima volta che ci saremmo visti e mi ricordo che sperai con tutto il cuore che la mia sensazione fosse errata. Non avrei potuto sopportare la sua assenza. Era da tanto che lo aspettavo, da tantissimo, da sempre, il desiderio di una vita. Sentirsi amata, sentirsi bella, felice, completa, sentirsi BENE! Perché io con lui mi sentivo bene, benissimo, e avrei fatto qualsiasi cosa, avrei pagato qualsiasi cifra, avrei sofferto i mali più grandi, avrei accettato le sfide più impossibili per continuare a sentirmi così per tutta la vita. Perché fidatevi di me, è la sensazione più bella del mondo. 

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