6. Io stavo bene. Lui stava bene. Stavamo bene

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Io stavo bene. Lui stava bene. Stavamo bene.

Sentivo i nostri BPM del cuore che andavano a ritmo, erano in sintonia, come una musica. I suoi occhi erano grandi, grandissimi e lucenti. Illuminavano quel buio tetto dove ci trovavamo. Avevo addosso il suo profumo, impregnato sulla pelle, nel cuore e nella mente. Le nostri menti volavano, entrambi viaggiavamo e fantasticavamo. In quella notte ci raccontammo i nostri sogni, le nostre paure, le nostre ambizioni e i nostri desideri. Roma da lì sembrava piccola piccola, le luci della città si confondevano con le stelle del cielo. Era la prima volta nella mia vita che guardavo le stelle con qualcuno. Mi si scaldò il cuore, era bollente. Mi sentivo forte. Potevo sentire il mio sangue scorrere nelle vene forte e inarrestabile come le onde del mare.

Era tutto esattamente perfetto, come quelle situazioni nei film che credi non possano mai accadere nella vita reale, come quei sogni che ti svegli quasi piangendo perché realizzi che era solamente un sogno, come quando sei bambina che aspetti l'arrivo del principe azzurro in sella al suo cavallo bianco che ti prende e ti porta via, si ecco, mi sentivo esattamente così, una bambina insieme al principe dei suoi sogni. Nella prima volta nella mia vita ho cominciato a credere dell'amore. A 19 anni in quella notte di Settembre avevo finalmente scoperto cosa fosse quella sensazione che tutti chiamano comunemente AMORE. Ma non era semplice amore, per me era molto più di questo.

So che forse sarò stata inopportuna, so che forse avrò rovinato il momento più speciale e magico della mia vita, ma volevo sapere la verità. Dovevo saperla.

Me ne uscì cosi: "Met, ti devo chiedere una cosa, importante."

Lui distolse lo sguardo dal cielo e si girò verso di me: "Tutto quello che vuoi"

Io continuai: "Chi erano quei criminali? Perché li conosci?"

Lui a denti stretti rispose: "Sapevo che me l'avresti chiesto prima o poi... ed è giusto che tu sappia la verità. La storia è un po lunga e complicata, preparati!"

Io risposi guardandomi intorno e ridacchiando: "Direi proprio che non ho fretta" e gli feci iniziare il racconto:

"Io faccio parte di un gruppo, non siamo criminali, siamo persone tranquille. Skor, il fidanzato di quella a cui hai rotto il naso, era un mio grande amico, faceva parte del gruppo. Un giorno eravamo in giro a fare baldoria, stavamo festeggiando il suo compleanno, e un gruppo di ragazzi, decisamente persone non affidabili, iniziarono a romperci le scatole dicendo che quello era il loro quartiere, e che non potevamo stare lì a fare casino nella loro zona. Io e Skor non accettammo la loro proposta e partì una rissa. Una brutta rissa. Che finì con una ritirata di entrambi i gruppi causato dall'arrivo della polizia. Riuscimmo a scappare tutti. Ma quella sera segnò l'inizio di una battaglia che tutt'oggi stiamo combattendo."

Ero confusa. Cioè si battevano per il comando del quartiere? 

Iniziai con le domande: "Però tu e Skor non siete più amici, vero?"

Lui rispose: "No, non più, ha preferito stare con i cattivi, diciamo."

Io continuai perplessa: "Vi state battendo per il comando del quartiere?"

Lui cominciò a ridere: "No Rebbi, assolutamente no, il quartiere non è né nostro, né loro. Lo scontro nacque proprio appunto per farli smettere di spaventare le persone dicendo di essere i boss di qualcosa che non è loro. Esattamente come la ragazza di Skor, Penelope, ha fatto con te aggredendoti, lo fanno per seminare terrore, per cercare di essere rispettati. E a me e i miei amici questa cosa non ci sta bene."

Io rimasi ammaliata da quel discorso. Anche se avevo un po' paura. Si trattava di criminali, gente pericolosa che avrebbe potuto fargli del male, anche se dall'altra parte ero certa che sapeva difendersi benissimo. E continuai con le domande: "Come facevi a sapere che eravamo lì, in quel preciso istante?"

Lui mi rispose: "Bhè, diciamo che una rissa davanti ad un locale abbastanza frequentato non passa inosservata. Poi uno di noi lì ci sta sempre. Un mio amico ha visto tutta la scena, vi ha seguite e mi ha chiamato. Sapeva perfettamente chi fossi. Gli avevo parlato di te."

Io mi limitai a sorridere, e lo abbracciai, forte, fortissimo e gli sussurrai nell'orecchio: "Grazie!"

Poi lo baciai sulla guancia. 

Improvvisamente lui mi bloccò il volto con le mani. Mi guardava dritto negli occhi, sorridendo. Sentivo il suo cuore battere, battere fortissimo. Il mio batteva ancora di più. Le nostre punte dei nasi si strofinarono, più volte. Lui mi accarezzò il volto, amorevolmente, e con un dito iniziò a seguire il contorno delle mie labbra. Io misi le mie mani sulla sua nuca, accarezzando i suoi capelli rasati. "Sei bellissima" mi disse. Io arrossì. Ad un certo punto lui si sdraiò e mi disse: "Vieni qua"

Appoggiai la mia testa sul suo petto rannicchiandomi come una bimba a lui. Lui mi stringeva fortissimo, come se avesse paura che potessi andarmene. I nostri respiri si fecero profondi e aumentarono. Mi prese la mano e iniziò a giocare con il mio palmo con le sue dita.

Io stavo bene. Lui stava bene. Stavamo bene.

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