5. Al settimo cielo

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La moto si ferma davanti ad un cancello, tutto completamente arrugginito, mi diede l'idea che si reggesse  per miracolo. 

Mi dice: "Ce la fai a scavalcare?" 

io rispondo: "Certo" e mi arrampicai al cancello, 

lui sorrise tra se e se e disse: "Che ragazza dalle mille risorse!".

Scavalcammo il cancello, entrammo in questo giardino, abbandonato, pieno di piante secche, sterpaglia, alberi altissimi e qualche lampioncino impolverato che emanava una fioca luce illuminando un vialetto che portava ad una casa, abbandonata anch'essa. Lui dice: "So che alla prima impressione non è un granché, ma fidati, tra poco sarà bellissimo." Il posto era un po' inquietante, lo ammetto, ma io avevo una certa passione per il gusto del macabro. Mi piaceva. Io lo seguo ammaliata da ciò che ci stava circondando, e mi immaginai a come poteva essere quel posto prima di essere abbandonato. La casa era enorme, si vedeva che era di altri tempi, aveva il tipico stile di una casa da ricconi degli anni '50. Entriamo nel salone, era tutto pieno di polvere e tutti i mobili erano coperti da lenzuoli bianchi ricamati oro. 

Lui comincia a narrare la leggenda della casa: "Sai, questa casa era di una famiglia nobile romana, l'hanno iniziata a costruire poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. La famiglia era composta da madre, padre e una figlia, Rebecca. Lei si innamorò del figlio di un criminale, che minacciava la famiglia da anni, anche lui si innamorò di lei. Rebecca fuggiva di notte da casa per poterlo vedere senza essere scoperta fino a che una sera uscì e non torno più, decise di scappare definitivamente con lui, per sempre. I genitori addolorati dalla fuga della loro unica figlia, cambiarono paese e abitudini, e nessuno tornò mai più in questa casa." 

Io reagì dicendo: "Wow che storia!" 

Lui: "Si vero? Me la raccontò mio padre quando ero piccolo, quando passavamo qua con la macchina, rimasi ammaliato dalla forza di volontà e del coraggio di Rebecca, ero innamorato di quella figura. Infatti quando ti vidi e quando scoprì che ti chiamavi Rebecca, pensavo fosse un segno del destino. Adesso però devi vedere il pezzo forte."

Mi prese per mano e mi fece strada per le scale. Apre una porta. Eravamo sul tetto della casa, la vista era incredibile, si vedeva tutta la città. 

Io dissi: "Met ma questo posto è incredibile, non ho mai visto un panorama così bello." 

Lui sorrise e mi mise un braccio intorno al collo, io appoggiai la mia testa sulla sua spalla e rimanemmo in silenzio per 10 minuti ad ammirare ciò che avevamo di fronte. Mi sentivo sul tetto del mondo e io e lui eravamo i padroni di esso.

Però improvvisamente mi viene in mente ciò che era successo appena 30 minuti prima, e preoccupata chiamo Sole, per sapere se andava tutto bene. Prendo il telefono e la chiamo: 

"Rebbss" di sottofondo c'era la musica a tutto volume, non sentivo niente, credo che stesse in discoteca.

"Sole, come state tutto bene" 

"Rebbi non ti sento bene, comunque siamo tutte qui in discoteca con gli amici di Met, ci sentiamo più tardi" e riaggancia il telefono.

Mi misi a ridere e Met mi disse: "Che ti ridi?" 

Io risposi: "No niente di che, i tuoi amici e le mie amiche sono andati a ballare, e mi fa ridere come cosa."

Lui disse: "Non ci credo, hahahaha!"

Io cambiai discorso e gli faccio: "Tu fumi?"

Lui: "Si certo, siamo anche andati a comprare le sigarette insieme, già ti sei dimenticata?"

Io: "Ma infatti io non intendevo quello..." e tiro fuori la mia bustina di erba

Lui: "Non ci credo, che ci fa ancora nella bustina?! Fumiamocela no?"

Non fece in tempo a finire la frase che già la stavo rollando. Una volta rollata, iniziamo a fumarla. Mi sentivo in paradiso, non avevo bisogno di nient'altro in quel momento. Ero al settimo cielo.

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