4. Io non ho paura di niente

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Era proprio lui. Met.

Come faceva a sapere che ero lì? Mi ricordo che mi preoccupai, non volevo che anche lui finisse nei guai.

Dopo essersi tolto il casco apre la zip del suo giacchetto blu navy poi mi guardò; il suo sguardo fu un misto tra preoccupato e arrabbiato ma poi si sciolse in un sorriso malizioso. Io lo guardavo spaventata. Si gira verso il ragazzaccio, che si era appoggiato sul cofano dell'auto, e dice: "Skor, quando la smetterai di fare lo squalo con i pesci? Se vuoi davvero essere temuto da qualcuno comincia a fare lo squalo con gli squali." Skor, infastidito dalla presenza di Met e del suo amico che nel frattempo scende dalla moto, controbatte: "Met, la tua ragazza ha appena rotto il naso alla mia. Non si tratta di squali o pesci. Se qualcuno tocca me o la mia famiglia deve pagare." Met senza batter ciglio risponde: "Lei non pagherà niente, perché non ha niente da pagare. Prenditela con me." Nel frattempo arrivano altre due macchine, da dove scendono 4 ragazzi, due per ciascuna macchina, e si mettono accanto a Met. Skor disse: "Vedo che giri ancora con i soliti." Met risponde: "Squadra che vince, non si cambia. Ora puoi anche andartene, possiamo finire questa emozionate conversazione un'altra volta."  Appena finisce la frase viene da me, mi prende per mano e mi fa: "Andiamo via di qua." passandomi il suo casco; Io lo seguo, incantata, senza dire nulla. Uno degli amici di Met dice alle mie amiche: "Voi che fate volete rimanere qua? Dai salite in macchina, non abbiate paura, noi siamo i buoni!" Loro ancora impietrite e sconvolte dall'accaduto, si guardano tra di loro, e salgono in macchina. Qualsiasi posto era meglio di quello. 

Saliamo sulla sella, mette in moto e sgommiamo via: "E' un piacere rivederti! Anche se avrei preferito vederti in un'altra occasione." Io lo stringo forte. Era venuto lì per portarmi via, chissà cosa sarebbe successo se non fosse arrivato lui; probabilmente ci avrebbero ucciso o rapito o pestato di botte. Preferivo non pensarci. Il mio angelo custode mi aveva portato via con le sue possenti ali. Mille domande mi rimbombavano nel cervello: perché lo conosceva? Chi è lui realmente? Farà parte di un brutto giro? Erano domande la cui risposta avrei potuto conoscerla anche dopo. In quel momento ero lì con lui, il resto non era importante. Gli rispondo: "Anche per me lo è. Grazie mille davvero, mi hai tolto dai guai." Lui stringe le mie mani che erano appoggiate sul suo petto, per reggermi, si gira leggermente verso di me e dice: "Non gli avrei mai permesso di farti del male. Non ti romperanno più le scatole, te lo prometto." Io feci un sorrisetto, ero persa di lui in quel momento. Gli dissi: "Ma dove stiamo andando? E le altre, dove sono?" Lui risponde ridacchiando mentre buca in pieno un semaforo rosso a tutta velocità: "Adesso vedrai, è una sorpresa! Loro sono in buone mani, tranquilla! Adesso reggiti forte, spero tu non abbia paura della velocità!" Io risposi: "Io non ho paura di niente" Lui scoppia in una risata di cuore, la risata più bella che abbia mai sentito. 

Il momento era perfetto, c'eravamo io lui, la sua moto, la luna piena che si specchiava nel Tevere e Roma, la nostra città. Sentivo che quella notte la città era tutta per noi. Niente e nessuno ci avrebbe mai fermati. Mi sentivo al sicuro. 

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