(Capitolo 7)

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[ 6 E ULTIMA PARTE]

1 parte: i divergenti

Il giorno dopo...

C'era una gran confusione quel giorno...erano tutti concentrati a fissare un punto preciso...Clarke e Tris erano nel corridoio e la confusione aveva attirato la loro attenzione...Uno degli aggressori di Clarke era stato ritrovato morto in fondo al dirupo. Per tutti era stato un gesto strano e soprattutto inaspettato. Nessuno sapeva quello che era successo. Nessuno tranne Lexa e Clarke, che rimase profondamente turbata dall'accaduto. Al si faceva chiamare così aveva deciso, pentito del suo gesto, di togliersi la vita...oppure...era stato spinto giù? Alzò lo sguardo dal cadavere con le lacrime agli occhi e incrociò quello di Lexa, che contrariamente non era per nulla turbata. Quella morte non l'aveva toccata per nulla. Perché? Era pur sempre un essere umano...

Lexa vide Clarke allontanarsi con le lacrime agli occhi e decise di seguirla. Raggiunta, l'afferrò per un braccio costringendola a voltarsi verso di lei. Stava piangendo.

"non farlo. Non darti la colpa. Quello che è successo non ha a che fare con te"

"come fai ad esserne sicura? Tu che ne sai? Eh? c'entri qualcosa con la sua morte?" chiese arrabbiata e aggiunse "ma come fai ad essere così fredda davanti alla morte? Come riesci a rimanere impassibile?" detto ciò si divincolò dalla sua stretta e aggiunse "avevi ragione devo stare lontana da te" detto ciò si allontanò.

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Nei giorni successivi...

Clarke usò una scusa per andare nella stanza di Lexa. Bussò e dopo aver ottenuto il permesso entrò.

Lexa era lì a fissarla.

Clarke era molto nervosa, e disse "ti ho riportato il giubbotto"

Lexa continuava a fissarla, poi fissò il giubbotto e di nuovo lei. E alla fine disse "strano. In tutti questi giorni non ti è sfiorata l'idea di tornarmelo. Lo hai addirittura indossato senza tanti problemi. Cos'è cambiato? Come mai me lo restituisci solo adesso? E perché lo fai?"

"io..." non sapeva cosa dire "...mi sembrava giusto tornartelo tutto qui"

"o forse non volevi più niente di mio, sbaglio?" disse e fece una pausa poi aggiunse "sono giorni che mi eviti"

"sei stata tu a dirmi di stare lontana da te"

"e da quando fai quello che ti viene detto?"

Clarke la fissò senza rispondere...

Lexa capì e disse "c'è qualcosa che ti turba. C'è, forse, qualcosa che vuoi dirmi?" sapeva benissimo di cosa si trattava, ma voleva che fosse lei a dirlo

Clarke "no" rispose titubante

Lexa annuì e disse "capisco" fece una pausa poi spazientita aggiunse "se c'è qualcosa che devi chiedermi, fallo e basta" disse seccata

"beh! In realtà ci sarebbe una cosa..." fece una pausa poi aggiunse "girano delle strane voci...su Janine e sul fatto che voglia uccidere tutti i divergenti. Dice che sono una minaccia. Che non si possono controllare, che sono imprevedibili. E perciò vanno eliminati."

"e tu gli credi?" chiese Lexa

"no" rispose sicura e chiese a sua volta "e tu? Girano strane voci anche su di te. Dicono che gli intrepidi gli daranno una mano, è vero?"

"non dovresti crede a tutto quello che senti, Clarke. No, i divergenti secondo me non sono una minaccia. Sì Jeanine è venuta da me, è vero, portando con sé un sofisticato aggeggio di riconoscimento, per stanare i divergenti. No, non l'aiuterò, quando mi ha proposto di aiutarla lo mandata via. Non parteciperò a questo massacro. Era questo che volevi sapere?"

THE HUNDRED DIVERGENT (Clexa & TrisQuattro) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora