Ritorno A Casa

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Il viaggio di ritorno fu molto più dolce di quello di andata.
Alla fine il tesoro era stato recuperato e caricato sulla nave mentre Francine era in infermeria, trovato da alcuni pirati decisamente molto più curiosi degli altri che avevano deciso di avventurarsi lì dove la ragazza era stata colpita dal proiettile, trovando una botola ben nascosta dalle piante.
Anche gli altri feriti stavano meglio. Kelley dopo la perdita della gamba se ne era dovuto far mettere una di metallo, e ora ci rideva sopra con Silver come se la cosa non gli dispiacesse tanto. Riusciva ancora a suonare la chitarra, il che era una delle cose che per lui contavano.
Tutti quanti erano stati curati. Alcune sere dopo il risveglio di Franky, la ciurma si riunì per narrare il modo in cui si erano procurati ustioni, lividi e cicatrici varie, e chi si era guadagnato una ferita nel modo più eroico e glorioso possibile avrebbe vinto una doppia porzione di dolce dopo la cena.
Ma a tutti era già chiaro chi avesse vinto.
Dopo una settimana, Francine poté togliersi le bende, rivelando ciò che restava della ferita causata dalla pallottola: una cicatrice biancastra che le copriva gran parte del fianco e che assomigliava parecchio ad un fiocco di neve.
E a lei non dispiaceva, anzi! Ne andava del tutto fiera!
Se c'era una cosa che Franky aveva sempre amato era la neve. Ogni anno, quando la neve si decideva a cadere per le strade di Montressor, si fiondava fuori a rotolarcisi dentro come una bambina, poco importava l'età che avesse al momento. E Jim faceva esattamente come lei. Ormai i due si erano sfidati in un'interminabile serie di battaglie a palle di neve, gare di costruzione del pupazzo di neve più bello e sfide nella realizzazione dell'angelo delle nevi venuto meglio.
A proposito di Franky e Jim.
Entrambi ci misero un po' a venire a patti con l'idea di stare insieme in senso proprio, non potevano credere di non essere più semplici migliori amici.  All'inizio furono veramente impacciati, arrossendo appena si vedevano e dubbiosi su come parlarsi e su come comportarsi l'uno con l'altra. Insomma... dopotutto, quella era pur sempre la prima vera relazione di entrambi.
Lei ancora non riusciva a realizzare che la cosa che più aveva desiderato nei precedenti sei anni fosse realmente accaduta, e lui non riusciva a realizzare il fatto di aver compreso ciò che realmente provava per lei.
Però ci fecero l'abitudine dopo poco. Jim iniziò a svegliare Franky ogni mattina accarezzandole i capelli e dandole il buongiorno, lei non si voleva staccare da lui un solo momento (più del solito intendo dire) e ogni occasione era buona per darsi un bacio. In intimità, però. Sinceramente baciarsi di fronte alla ciurma o anche solo di fronte a Silver era veramente imbarazzante, anche se era stato lui il primo ad approvare la relazione tra i due.
E come poteva esserne contrario? A volte pensava ancora a quanto l'universo fosse piccolo.
Molte volte, quando era ancora lontano da casa, aveva questo pensiero fisso: di non essere presente al momento in cui sua figlia, il suo Piccolo Miracolo, avrebbe dato il primo bacio. Come tutti i padri, aveva paura che trovasse qualcuno che la facesse soffrire e la facesse sentire come se non fosse all'altezza di niente.
E invece non solo aveva assistito al bacio, ma aveva pure avuto l'onore di constatare che fosse tra lei e Jim. Il suo Jimbo. Il ragazzo a cui si era affezionato già dal primo momento. E la cosa lo rendeva felice più di ogni altra.
Ma restava ancora un problema. Abigail.
Negli ultimi giorni di traversata, Francine cominciò ad avere frequenti attacchi di panico in cui perdeva forza nelle gambe, cadeva in ginocchio e tremava, blaterando che era stata una figlia orribile. Cominciò a farsi delle ipotesi sulla reazione della madre al suo ritorno, una peggio dell'altra. Non aveva lasciato nessun biglietto, lasciandola nella disperazione e nella paura che le fosse successo qualcosa per più di due mesi.
Più volte Jim dovette calmarla, il più delle volte sedendosi accanto a lei, abbracciandola, accarezzandole i capelli, baciandola e sussurrandole più volte che sarebbe andato tutto bene.
Finalmente, il fatidico giorno dell'atterraggio arrivò.
Dire che la ragazza aveva paura sarebbe un eufemismo. Era letteralmente terrorizzata.
In men che non si dica, si ritrovarono tutti e tre davanti alla porta della casa in cui Francine e Abigail vivevano, uno più nervoso dell'altro.
-Ehm... ragazzi, non penso questa sia una buona idea!- esclamò la giovane, facendo per voltarsi indietro e scappare giù per il vialetto. -Woah woah woah! Dove credi di andare, giovanotta?- Silver
la prese per un braccio, costringendola a fermarsi -Andiamo! È pur sempre tua madre! Sono sicuro che non andrà così male!-.
-Hai mai sentito il detto "io ti ho fatto e io ti distruggo"? Ecco... è più o meno la filosofia di vita della madre di Franky...- sospirò Jim, abbattuto quanto gli altri due. Morph prese la forma di una piccolissima, incavolatissima Abigail che ripeteva in loop "Io ti ho fatto e io ti distruggo! Io ti ho fatto e io ti distruggo!"
-GRAZIE PER MIGLIORARE LA SITUAZIONE, RAGAZZI!- gridò Francine, decisamente irritata. Jim e Morph si tapparono immediatamente la bocca.
-Andiamo, figliola... andrà tutto bene! E per tutti i fulmini, tu adesso aprirai quella porta e se Abigail è così tremenda la affronteremo insieme da padre e figlia!- l'uomo tirò alla ragazza una poderosa pacca sulla spalla, che fece un po' male ma servì a infonderle un po' del perenne entusiasmo del padre.
Dopo un po', lei alzò lo sguardo -Ok, ma... nasconditi.-.
Silver la guardò, decisamente stranito -Come, prego?-. -Nasconditi. Per favore.- la sedicenne lo guardò con un'espressione che esprimeva il fatto che ci teneva veramente -Già rischierà di avere un infarto vedendo me... il vederci insieme al primo colpo la ucciderà all'istante.-.
Il cyborg fece per aprire la bocca e rispondere, prima di rendersi conto che, effettivamente, la figlia aveva ragione -E va bene. Un po' alla volta. Come ai vecchi tempi quando ancora assaltavo i grandi velieri nemici!- proclamò, con voce solenne che fece ridacchiare entrambi i ragazzi -Vado a nascondermi dietro quella siepe laggiù. Appena avrai bisogno... fai un fischio, ok?- concluse, prima di eseguire gli ordini della figlia.
Ed eccola lì. Quello era il momento. -Beh... adesso o mai più!- pensò lei, nervosa, mentre allungava la mano e faceva suonare il campanello con un dito.

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