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Alec e Magnus si svegliarono quella mattina con il suono insistente di un telefono che squillava. Alec riconobbe la suoneria del suo telefono, si voltò per rispondere ma quando prese il telefono smise di squillare. Nemmeno dieci secondi dopo, squillò quello di Magnus.

<<Si può sapere che diavolo sta succedendo?>> borbottò quest'ultimo, coprendosi la faccia con il cuscino.

<<Non lo so...>> disse Alec, guardando lo schermo del suo telefono.

10 chiamate perse da Isabelle e 3 messaggi da quest'ultima.

<<Ma che diavolo sta succedendo?>> chiese Alec, mostrando lo schermo a Magnus. Quest'ultimo afferrò il suo telefono che nel frattempo aveva smesso di suonare.

Anche lui aveva diverse chiamate perse di Isabelle.

Alec lesse i messaggi.

Isabelle: Alec, probabilmente non hai risposto alle ultime tre chiamate perchè stai ancora dormendo e mi dispiace rovinare il tuo momento con Magnus, ma è importante. Richiamami.

Isabelle: Alec ti ho chiamato già otto volte e non hai risposto a nessuna delle mie chiamate.Non per metterti ansia, ma è successa una cosa che potrebbe cambiare tutto. Richiamami subito.

Isabelle: Dopo dieci chiamate senza risposta, forse è meglio lasciarti in pace. Ti chiamavo per dirti che qualcuno ha mandato una lettera a mamma e papà con delle foto di te e Magnus... sanno tutto, Alec, e sono infuriati. Torna a casa appena puoi, ci sarò io al tuo fianco.

Leggendo l'ultimo messaggio, il cuore di Alec perse un battito, poi la rabbia prese il sopravvento. Era sicuro di sapere chi avesse architettato tutto: Camille.

Si voltò verso Magnus che lo guardava preoccupato. Il suo ragazzo si alzò dal letto e si avvicinò a lui.

<<Alec, cosa succede?>> chiese Magnus, prendendogli il viso tra le mani.

<<Camille... i miei genitori...>> sussurrò, cercando di dire una frase con un senso, mentre elaborava quanto accaduto.

Prese il telefono e fece leggere i messaggi di sua sorella a Magnus.

<<Questa volta non la passa liscia. L'avevo avvisata. Quella stronza rovinerà tutto, come sempre!>> disse Magnus, stringendo i pugni fino a sbiancare le nocche.

Il suo sguardo si addolcì quando vide la disperazione negli occhi del suo ragazzo.

<<Io vengo con te, Alec. Non ti lascerò da solo.>> disse Magnus, iniziando a cercare dei vestiti nell'armadio.

Alec non ribatté: aveva bisogno di lui per affrontare tutto.

I due ragazzi si cambiarono velocemente, poi in silenzio si incamminarono verso casa di Alec. Non parlarono per la durata di tutto il tragitto, entrambi persi nei loro pensieri, ma con le loro mani sempre intrecciate, come se quello fosse da sempre il loro posto. Magnus stringeva la mano di Alec per dargli forza, mentre lui stava quasi per avere una crisi di panico.

Non sapevano cosa sarebbe successo, ma Alec non si aspettava nulla di positivo.

Arrivati a casa di Alec, quest'ultimo aprì la porta. Delle voci provenienti dalla cucina fecero capire ai due ragazzi che Isabelle stava già discutendo con i suoi genitori.

La discussione si interruppe quando Alec e Magnus entrarono nella stanza.

I suoi genitori fissarono le loro mani unite, facendo una faccia disgustata.

<<No, no. Questo non è possibile! Tu non sei così, Alexander! E' tutta colpa di questo ragazzo!>> sbraitò suo padre, alzandosi in piedi e pestando le mani sul tavolo, indicando Magnus.

<<Magnus non ha colpa di nulla, io sono sempre stato così, papà. Sono gay. Sono sempre vostro figlio...>> disse Alec, quasi sussurrando.

<<No, tu non sei nostro figlio! Mio figlio non è questo. Non è così. Non sei il figlio che ho cresciuto!>> continuò ad urlare suo padre.

<<Io sono questo, papà. Non posso cambiare. Non mi vergogno di quello che sono.>> disse Alec, stringendo più forte la mano del suo ragazzo.

<<Tu. Tu hai reso così mio figlio!>> urlò contro Magnus.

<<Non le permetto di parlare così a suo figlio, chiaro?! Alexander è un ragazzo fantastico, buono e gentile. Non ha proprio nulla di cui lamentarsi, è un figlio perfetto. Dovrebbe vergognarsi di quello che sta dicendo, signor Lightwood. Alec è sempre il figlio che aveva, nulla è cambiato. Gli piacciono i ragazzi, e allora? Non siamo tutti uguali a questo mondo, non lo sa?>> disse Magnus con tono calmo, anche se i suoi occhi sprigionavano la rabbia che provava in quel momento.

<<Esci subito da casa mia.>> disse a Magnus, mentre Isabelle prese la mano libera del fratello.

<<Se mandi via lui, me ne vado anche io.>> disse Alec sicuro di sè.

<<Metti piede fuori da questa casa e dimenticati di rientrare di nuovo qui dentro.>> disse suo padre, mentre sua madre tratteneva le lacrime guardando tutto in silenzio.

<<Sarò felice di non rivedere le vostre facce.>> disse Alec, voltandosi trattenendo le lacrime.

Uscì di corsa da casa sua, seguito da Magnus ed Isabelle.

Scoppiò a piangere tra le braccia del suo ragazzo, mentre sua sorella gli accarezzava la schiena.

<<Alec, è solo per lo shock. Non pensano ciò che hanno detto... Ti chiederanno scusa.>> disse Isabelle.

<<Non so se dopo quello che mi ha detto sarò disposto a perdonarlo.>> sussurrò Alec tra i singhiozzi.

<<Puoi stare da me, non c'è problema. Isabelle, puoi venire anche tu se non vuoi stare qui.>> disse Magnus.

<<Meglio se rimango qui, magari faccio cambiare idea a papà. Verrò a trovarvi appena possibile...>> disse Isabelle salutando entrambi e abbracciando suo fratello.

<<Sei sicuro di quello che hai fatto? Hai rinunciato alla tua casa e alla tua famiglia per difendermi...>> sussurrò Magnus appena Izzy si allontanò.

<<Non sono mai stato più sicuro di qualcosa in vita mia.>> rispose Alec.

<<Non ti lascerò, Alexander. Starò al tuo fianco per qualsiasi cosa.>> disse Magnus.

<<Anche io, Magnus. Sei la mia unica certezza, in questo momento.>> disse Alec prima di unire le sue labbra a quelle del suo ragazzo in un bacio a sapore di lacrime.

Le scelte del cuore; MalecDove le storie prendono vita. Scoprilo ora