Ti prego*

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Nascondo dietro codarda pigrizia la mia non voglia di parlare

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Nascondo dietro codarda pigrizia la mia non voglia di parlare.

È un campo minato, è il filo spinato che vorrei attorcigliar alla lingua.

Stanchezza mista rassegnazione.
Ignoro la nausea.
Io grido, ma non possono sentirmi.
Non devono sentirmi.

Sono due lingue diverse, la prima accoltella, la seconda è un misero tampone per il fiotto disgustoso che ascolto. È guano nelle orecchie,
è nenia che sfianca la mente.

Le spiacevoli sensazioni sono diventate più pallide.
Il tempo ne ha sbiadito le forme e i contorni.
Ma la memoria è buona, la memoria è giovane e non vacilla.

Quasi mi godo il vuoto allo stomaco e l'esofago disidratato, perché se non lo vivessi forse mi preoccuperei anche di questo.

La loro presenza però è pressante, costante, come un leggero dolore di tempie che mi sconquassa.

Mi sorprendo a pensare, con una calma non mia, che sono stanca di questa paura.

Angoscia apatica in uno speranzoso pensiero che forse, se faccio mio il silenzio, il loro vociare svanirà.

Bloccata, provo a restar muta a pregar che, se proprio debba essere inevitabile, almeno che sia breve.




*lasciami fuori da tutto questo.

Pic: Frederic Forest

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