Nascondo dietro codarda pigrizia la mia non voglia di parlare.
È un campo minato, è il filo spinato che vorrei attorcigliar alla lingua.
Stanchezza mista rassegnazione.
Ignoro la nausea.
Io grido, ma non possono sentirmi.
Non devono sentirmi.Sono due lingue diverse, la prima accoltella, la seconda è un misero tampone per il fiotto disgustoso che ascolto. È guano nelle orecchie,
è nenia che sfianca la mente.Le spiacevoli sensazioni sono diventate più pallide.
Il tempo ne ha sbiadito le forme e i contorni.
Ma la memoria è buona, la memoria è giovane e non vacilla.Quasi mi godo il vuoto allo stomaco e l'esofago disidratato, perché se non lo vivessi forse mi preoccuperei anche di questo.
La loro presenza però è pressante, costante, come un leggero dolore di tempie che mi sconquassa.
Mi sorprendo a pensare, con una calma non mia, che sono stanca di questa paura.
Angoscia apatica in uno speranzoso pensiero che forse, se faccio mio il silenzio, il loro vociare svanirà.
Bloccata, provo a restar muta a pregar che, se proprio debba essere inevitabile, almeno che sia breve.
*lasciami fuori da tutto questo.
Pic: Frederic Forest
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Qualsiasi colore ti piaccia
Ficción General*purché sia il nero. Raccolta di pensieri personali senza troppe pretese. Frugo tra i sentimenti e poi scappo, tentando di non girarmi indietro.