Capitlo Uno pt.4

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Finalmente era sabato!
L'unico giorno in cui mi sentivo un pò libera e potevo dedicarmi al mio hobby preferito. 
Accarezzai l'orologio di mia madre, erano le sette, sorrisi tra me e me..
Nessuno comprendeva che fosse l'unico giorno in cui mi svegliavo presto e con il sorriso.
Mi vestii con dei vestiti pesanti, missi le frecce dentro lo zaino e presi l'arco, che mi ha regalato mio padre il giorno in cui mi ha abbandonata in quella gattabuia.
Dieci anni fa per me era una cosa incomprensibile tirare con l'arco. Imparai nelle ore di informatica guardando di nascosto i video su youtube. Diventò la mia più grande passione, non volevo immaginare come sarei stata se mi avessero levato anche l'unica cosa che sentivo mia.
Io e Sofi eravamo le uniche a vagare per il bosco. Un estate di tre anni fa mi ha trovò addormentata sul prato. Da quel momento diventò la mia compagna d'avventure. All'inizio ho cercato di essere distaccata con lei, ma non si è mai arresa!
Le sono molto grata per questo... Sofi mi fa ha fatto sentire meno persa..
Il dormitorio era ancora immerso nel bui, stavano dormendo tutte. Sorridevo da sola guardando la mia migliore amica, in grado di dormire come i conigli con un occhio mezzo aperto, perennemente all'erta.
Speravo che non se la prendesse con me... Insisteva sempre che nel bosco ci dovevamo andare insieme, ma quel giorni volevo stare un po da sola con i miei pensieri.
Non nevica da due giorni, era
una opportunità perfetta per una passeggiata.
Raggiunsi il mio albero dove avevo disegnato un bersaglio bianco e rosso, per allenarmi. Non avrei mai privato un animale della sua vita, sono creature troppo meravigliose.
La mattina passò troppo in fretta, accidentaccio succedeva solo quando mi divertivo!
Dovevo tornare all' Istituto per l'ora di pranzo o avrebbero mandata Sofi a cercarmi.
Meglio evitare uno scontro tra titani...
Procedetti verso la mia meta, e come al solito iniziai a fantasticare su come sarebbe stata la mia vita se non fossi rinchiusa.
Sognavo di viaggiare per il mondo, scoprire qualcosa sulla famiglia di mia mamma, fare nuove esperienze, nuove conoscenze, magari dare anche il mio primo bacio.
Si proprio cosi avevo quasi 20anni e non ero mai stata baciata, figuriamoci altro, diventavo rossa solo a pensarci.
Le mie compagnie avevano quasi tutte il fidanzato, sentivo spesso le loro storie, un pò le invidiavo.
Non volevo mica una storia d'amore come la Bella e la Bestia, non credevo neanche di essere in grado di amare qualcuno cosi tanto.
Desideravo solo sentirmi viva, felice, bella e speciale almeno una volta in quella vita cosi deprimente.
Ovviamente tutti quei pensieri negativi non facevano altro che farmi dubitare sempre di più di me stessa e farmi sprofondare tanto da essere, secondo me, la causa del mio stato d'animo attuale.
Sapevo che da soli si sopravvive, ma io non mi bastavo e avevo bisogno di un briciolo di affetto.
Mi sentivo inadeguata e completamente in balia delle situazioni, lasciavo che tutto facesse il suo corso osservando passivamente.
Soffrivo e i miei pensieri negativi si rinforzano e basta.
Era un circolo vizioso dal quale non riuscivo ad uscire, sebbene ci avessi provato più volte.
Un rumore attirò la mia attenzione, vidi una donna in difficoltà, era inciampata a causa dell' eccessivo peso del libri che stava raccogliendo.
Corsi subito ad aiutarla capendo di chi si trattasse.
«Miss Rose ci penso io a portare il resto dei libri!»
«Maledizione Blake sempre silenziosa come una pantera, mi hai spaventato!» sbottò.
«Mi mi scusi..» Balbettai, osservandola intontita, non capendo cosa intendesse.
Lei iniziò a gesticolare con le mani come se avesse finito tutta la pazienza del mondo.
«Avanti Caroline perché non me lo chiedi?! È difficile anche per me sai! Me la ricordi cosi tanto!» disse, aggiungendo con un sospiro, stringendo i libri al petto:
«Mi manca cosi tanto Amanda,
tu sei esattamente come il suo riflesso! Non perdonerò mai Eric per averti mandata qui!»
Miss Rose si allontanò all'interno dell'istituto, senza aggiungere altro lasciandomi da sola.
Mentre l'aria gelida di Novembre mi sferza il viso ricoperto di lacrime. Sentivo le gambe abbandonarmi, crollai in mezzo alla neve tremando e fissando il vuoto.
"Quella donna conosceva davvero mia madre, dovrei fidarmi?" era l'unica cosa a cui riuscì a pensare.
Viaggiai con la mente attraverso i miei ricordi d'infanzia, non ricordavo assolutamente Miss Rose.
Con il tempo tendiamo a dimenticate le cose, ma
quella era una cosa troppo importante. Come era possibile che non mi rammentavo di lei?
Se era amica di mia madre significava che passavano molto tempo insieme. Maledizione avrei potuto chiedere a mio padre se era vero, ma non mi chiama neanche!Senz'altro aveva qualcosa da nascondere anche lui.
In quel momento mi chiedevo se ero io ad essere troppo fragile o il mondo a essere troppo duro..
Non avevo più forze, avevo esaurito anche l'ultima lacrima.
«Caroline, svegliati! Morirai di freddo!
«Sofi non urlare mi scoppia la testa!» mi lamentai.
«Allora alzati Blake! Mi spieghi che ci fai in mezzo alla neve circondata da libri?» Sofi mi guardava con gli occhi severi aspettando una mia risposta.
Riuscì a piegare le labbra in una specie di sorriso, dicendole:
«Mh vediamo... Ho pensato che leggere all' aperto era divertente, ma a quanto pare mi sono addormenta.»
No, non se la bevette.
Cavolo avevo fatto arrabbiare la sua Dea della pace interiore! Questo mi fece ridere.
«Perché ridi?! Non è divertente, mi hai fatto preoccupare!» strillò aggiungendo: «Entriamo prima
che ti ammazzi io con le mie mani!» Mi lancio un'occhiataccia di traverso.
«Ok ok andiamo, anche perché  inizio a sentire freddo.» risposi senza esitare.

Passai nel dormitorio, per mettermi dei vestiti asciutti.
Speravo che non mi prendesse una polmonite, anche se me lo meritavo. Dovevo smettere di addormentarmi dappertutto tranne che a letto.
Notai che sul mio comodino cera un libro ridotto male, la curiosità ebbe la meglio, iniziai sfogliarlo.
Pensai che magari potesse appartenere a Sofi.
Non ci capii niente, perché era scritto in latino.
Trovai una foto bianca e nera in mezzo al libro.
Era la mia bellissima mamma,la bambina che teneva in braccio ero io. Accanto a lei anche Miss Rose teneva un bambino in braccio.
La fissai per un po...Stavo unendo i pezzi facendo chiarezza nei miei ricordi.
La donna del funerale era lei.
Quindi era vero che era amica di mia madre.
Dietro la foto cera scritto:
₁₉₉₇ Fᴀᴍɪɢʟɪᴀ Bʟᴀᴋᴇ ᴀsᴄᴇɴᴅᴇɴᴛɪ ᴅᴇʟ Sᴀɢɪᴛᴛᴀʀɪᴜs ɪɴsɪᴇᴍᴇ ᴀʟʟᴀ Fᴀᴍɪɢʟɪᴀ Rᴏsᴇ ᴀsᴄᴇɴᴅᴇɴᴛɪ ᴅᴇʟ Pɪsᴄᴇs.
Mi domandai cosa significasse..
In quel istante il flusso dei miei pensieri venne interrotto.
«Caroline avanti non fanno partire il film senza di te!» mi rimproverò.
«Anna eccomi arrivo! Solo un minuto!» mormorai nascondendo il libro e la foto.
Dovevo assolutamente parlare con Elena!
Raggiunsi le mie compagne nella parte nord dell'Istituto, dove sette anni fa si trova un piccolo grazioso teatro. Lo so perché aiuta la Direttrice a trasformarlo in una sala cinema.
Due anni fa costruirono anche un camino, sicuramente per risparmiare sulle bollette. 
Almeno il fuoco riscalda e rendeva più accogliente quel posto.
Mi sedetti vicino a Sofi, che teneva due tazze di cioccolata calda in mano. Ne presi una e le faci la linguaccia.
«La svitata è arrivata, fate partire il film!!» echeggiò una voce, che riconobbi subito.
Il commento poco simpatico di quell'egocentrica di Bianca mi irritò, più del previsto.
Mi alzai noncurante di nessuno e andai ad aprire l'enorme finestra.
«Qua fa freddo, tira vento, se mi parli non ti sento principessa! Quindi puoi ripetere?!» Dissi
avvicinandomi alla faccia di Bianca, che si spaventò.
«Scusa ho fatto solo una battuta,
non devi mica incavolarti cosi
Blake!» balbettò.
Scoppiai in una risata soffocante insieme alle altre e soddisfatta mi ritirai al mio posto. 
Sofi era la mia unica vera amica, ma quando si tratta di ammutolire Bianca la finta bionda perfettina, diventavano tutte dalla mia parte, quanta falsità.
A rotazione ogni sabato si sceglieva un film da guardare, quella sera toccò a Sofia.
Le mandai un bacio, sapendo che aveva scelto "Pirati Dei Caraibi" pensando a me.
Il film era quasi al finale quando
venni attirata in un sonno profondo e oscuro.
Era di nuovo la mamma che prendeva fuoco, io ero davanti a lei senza riuscire a muovermi, ma quella volta sentii una voce cosi bassa e lontana che non riconobbi  a chi appartenesse:
"Tua figlia farà la tua stessa fine Amanda."
Un dolore atroce al braccio destro mi fece svegliare.
Non capivo cosa stava succedendo.
Non vedevo non riesci a respirare.
Intorno a me stava bruciando tutto. Sembrava che fossi arrivata al inferno. Fui travolta dalla paura, ero impietrita.
Qualcuno mi prese per mano e mi aiutò a trovare la strada per uscire di fuori.
«Caroline calmati, era solo un incubo, respira tesoro!»
Miss Rose mi stava abbracciando, era lei che mi aveva aiutato ad uscire.
Non badai granché a quello che stava succedendo intorno a me.
Tossii nel tentativo di riprender fiato, cercavo la forza di rialzarmi in piedi. Sentii le lacrime riempirmi gli occhi.
«Elena...»
mormorai con un filo di voce.
«Mia mia madre..»
Ripresi fiato.
«Caroline ora arriva l'ambulanza, riposati.» disse accarezzandomi i capelli e stringendomi ancora di più forte a sé.
«Mia madre non è morta in un incidente stradale vero?!
Io ero la, l'ho vista bruciare viva!»
La mia voce tremò.
La donna a cui dovevo fare mille domande, impallidì rimase scioccata per quello che le avevo detto. Mi bastò la sua espressione per capire che quello che stavo dicendo non era frutto della mia fantasia.
Sentivo il cuore pieno di tutte le lacrime che avevo inghiottito. 
Per quasi dieci anni avevo fatto lo stesso maledetto incubo, con la speranza che prima o poi avrei smesso.
"Non ho abbastanza parole per descrivere quanto stesi male in quel momento..."
La mia mamma era morta davanti a me. Iniziai a ricordare, quella era l'ultima sera in cui vidii viva.
Come era possibile che il mio cervello avesse nascosto un dettaglio cosi importante, come se qualcuno avesse modificato i miei ricordi. Scoppiai  in una delle mie crisi di pianto, non riuscivo più a fermarmi, le lacrime una dopo l'altra scendevano lungo il mio viso, urlavo, ero accovacciata sul terreno viscido e freddo, nascondevo la testa tra le gambe, per paura che...Dalle mie spalle giunse un suono che coprì il ronzio che avevo in testa. Il fuoco che sembrava ormai cessare riprese vita e tutta la parte nord
dell' Istituto esplose.
L'ultima cosa che ricordo erano
le mie compagnie e professoresse che correvano in preda al panico, dei dottori mi circondarono, non riuscivo a sentirli, le loro facce divennero sfocate finché non vidii tutto nero.

SAGITTARIUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora