Capitolo Due

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«Signorina Blake...»
«Shh Mrs Robinson, ora mi sveglio..»
«Signorina si trova in Ospedale.»
Sussurrò una voce sconosciuta, rovinandomi il risveglio.   
L'ultima volta che avevo messo piedi dentro un Ospedale avevo otto anni, non mi piacciono puzzano troppo, ma sopratutto avevo il terrore dei Dottori.
Mi guardai in torno, aspettandomi   di sentire quella puzza che tanto detestavo..In realtà la stanza profumava di garofano rosso, lo
riconobbi subito perché era il fiore preferito di mia madre, e io amavo quel profumo. Non sembrava neanche un ospedale con tutti quei mobili bianchi, nuovi di zecca.
L'infermiera si comportava in modo strano, sembrava agitata per il modo che aveva di giocherellare con le maniche del camice bianco, e non si allontano neanche di un passo dalla porta.
Prima di riaprire bocca mi scruto come se fossi un unicorno..
«Respirare tanto fumo nell'incendio può causare difficolta respiratorie o danneggiare gravemente i polmoni, per questo si trova qui. L'ustione che ha riportato al braccio e di 1º grado, di solito guariscono in 3-6 giorni. Sentirai un po di dolore, ma ti hanno applicato una pomata.
Non preoccuparti la garza terra pulita l'ustione.»
Finalmente respirò ed espiro.
«La pelle si può staccare dopo 1-2 giorni.» Disse, come se fosse la cosa peggiore del mondo.
Ma poi aggiunse quasi terrorizzata. «La sua famiglia la vuole vedere.»
Impiegai qualche secondo a comprendere le sue parole.
Silenzio. Magari si aspettava che dicesi: " Oh mio dio! Falli entrare subito, che bello!"     
«La famiglia di chi scusa?» domandai in modo naturale.
Non rispose continuò a fissarmi come se fossi una creature mitologica.
«Avviso il Dottore che si è svegliata.» si congedò, dirigendosi fuori dalla porta.
Pensai che l'infermiera si fosse confusa. Io non avevo nessuno che si prendesse cura di me.
Mi sentivo ancora stanca, chiusi gli occhi e piombai nell'nulla.
Quando mi svegliai la stanza era immersa nell'oscurità. La porta si riapri e sentii qualcuno pronunciare dolcemente il mio nome. Accesi la piccola lampadina che avevo accanto al letto e mi strofinai gli occhi, mettendo a fuoco un viso pallido, sembrava che non dormisse da giorni.
Mio padre si inginocchiò accanto a me e mi accarezzo la testa.
«Tesoro, come stai?»
Mi sentii incapace di rispondere.
Voltai lo  sguardo da un'altra parte, non sopportavo nemmeno la vista di quell'uomo.
«Mi dispiace, non so come dirti quanto mi....»
Lo interruppi urlandogli: «Non voglio sentirti!»
«Caroline...»
«Perfavore papà vattene. Adesso non ho voglia di parlare!»
«Certo! Tornerò più tardi..Ma tesoro sappi che non ho avuto altra scelta..»
«Papà, quella è la porta. Perfavore usala!» gli dissi, sforzandomi di non dirgli quello che davvero avevo sulla punta della lingua.
«Va bene,Verrò domattina presto.»
«No!» protestai ,«Ti odio! Sta'lontano da me!»
Gli occorse un attimo per capire.
«Non lo pensi per davvero...»
«Invece si.» Risposi secca.
Dopo un momento di silenzio sovraccarico, alla fine lo guardai.
Piangeva, aveva l'aria distrutta, tutto il suo aspetti tradiva una cattiva alimentazione e un certo disgusto per la vita.
«Fai bene a odiarmi, me lo merito.» disse asciugandosi gli occhi con la mano.
Ma rimase li come paralizzato, incapace di muoversi.
«Voglio restare da sola.» mormorai. Poi mi voltai, mi premetti i palmi delle mani sugli occhi, schiacciando forte, desiderosa di cancellare il mondo.
Sentii la porta chiudersi, ma improvvisamente fui percorsa da un brivido, come se avessi toccato un cavo elettrico scoperto.
La mia mente cominciava a schiarirsi, e d'un tratto ebbi paura.
Non ci pensai due volte, ad alzarmi e uscire dalla stanza.
Mio padre che era seduto su una sedia davanti alla mia porta sobbalzò vedendomi, ma non era lui che stavo cercando.
Ero sicura che fosse li. Sentivo quella strana sensazione che ormai conoscevo benissimo. Iniziai a camminare lungo il corridoio. Le poche persone presenti mi guardavano a bocca aperta. Il mio aspetto doveva essere orrendo, ma non mi interessava. Mio padre mi seguiva come un ombra.
Non la vedevo da nessuna parte, ero in preda al terrore e all'ansia, perciò urlai il suo nome. «Elena!»
Sentii una porta aprirsi. Andai verso di lei scoppiando in lacrime. I miei singhiozzi si facevano via via più forti, lei mi strinse tra le sue braccia.
Ma io ero inconsolabile. Solo una volta avevo provato un dolore cosi lacerante e incontrollabile. Non riuscivo a fermarmi.
«Mia madre..»
«Shh..non qui Caroline.»
Disse a bassa voce avvicinando la sua bocca al mio orecchio sinistro in modo che la sentissi solo io.
«Ci troviamo in un ospedale privato a Levico. Tutte queste persona sanno chi sei, per questo ci fissano. Non devi parlarne con nessuno Caroline, non devono sapere che tu...ricordi.»
Sottolineo l'ultima frase, «Ti giudicano, per loro tu non dovevi nascere.»
Il sangue smise di scorrere nelle vene, smisi di respirare, persi qualsiasi controllo fisico e mentale.
Miss Rose mi ricondusse alla mia stanza noncurante delle persone che continuavano a fissarmi. Papà tornò alla sua sedia, notai anche dei visi giovani che mi squadravano. E poi la infondo al corridoio in disparte, la mia migliore amica, indifferente che osservava la scena. Quella fu la prima volta che non riconobbi il suo sguardo, era vuoto è freddo. Quella non era la mia Sofi.
Miss Rose dovette usare un po di forza per farmi entrare nella stanza, quei occhi color nocciola che tanto adoravo mi fecero impietrire. Prima di chiudersi la porta alle spalle, lasciandomi sola mi disse: « Non odiare tuo padre. Ti ha insegnato a cavartela da sola nella vita, perché anche la tua ombra ti abbandonerà quando sarai al buio.»
Cosi continuai a tremate. Da sola.
Neanche le coperte erano d'aiuto, il freddo che sentivo era dentro me. Nulla aveva senso nella mia testa.
"«Non dovevi nascere.»"Quelle parole stravolsero tutta la mia esistenza.
Mi portai la mano ustionata alla bocca e mi morsi forte le nocche. Non volevo, non dovevo piangere.
In quel istante entrò un'infermiera con una siringa in mano.
«Che cos'è?»domandai spaventata.
«Serve per aiutarla a dormire.»
«Non voglio dormire!»
«Ordini del Dottore.»
Prima che potessi fare altre obiezioni, avverti un'improvvisa fitta nel braccio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 13, 2018 ⏰

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