Mi voltai con circospezione.
C’era un ragazzo in fondo all’aula seduto all’ultimo banco vicino alla finestra. Profilo appuntito, carnagione diafana e folta capigliatura corvina. Ero certa di non averlo mai visto, anche se il suo viso non mi è del tutto ignoto. Stava osservando il panorama autunnale al di là del vetro. Ma ero altrettanto sicura fosse era proprio lui a fissarmi fino a un attimo prima e, in un certo senso, era come se in qualche modo lo stesse ancora facendo.Turbata, tornai a concentrarmi sul foglio che avevo davanti. Quel test sarebbe valso il 65% del voto finale per il corso di Biologia avanzata. Un voto al di sotto del massimo non era contemplato.
Eppure, fu una liberazione sentire il trillo della campanella. Consegnai in fretta il test e lasciai l’aula, diretta agli armadietti. Mi concessi un respiro profondo, nascondendo una smorfia. Forse la tensione per l’esame mi aveva condizionata più del dovuto. Scossi il capo e con una manata richiusi l’armadietto. Ma l’inaspettato sbadiglio che mi sorprese un istante dopo rimase sospeso a metà quando un sussurro troppo vicino sfiorò il mio orecchio destro.
«So cosa sei.»
Boccheggiando, mi volsi di scatto per trovarmi a un palmo dallo studente sconosciuto che non distoglieva lo sguardo serio dai miei occhi spalancati.
Sentì una pressione sul palmo e quando abbassai lo sguardo vi trovai un foglietto appallottolato. Lo aprii con mani tremanti.
Plentyn Cael, vi era scritto. Perplessa, sollevai il volto, ma quello strano ragazzo era già lontano, in fondo al corridoio.
Mi guardai intorno, sgomenta. Nessuno sembrò accorgersi di nulla. Solo Anita e Kieran, i bellissimi gemelli eredi della famiglia Ecker e i più popolari e influenti studenti di tutto l’istituto, mi rivolsero uno sguardo compassionevole, come si fa con i cuccioli abbandonati ai lati della strada.
Non che la cosa mi avesse mai toccata, in realtà. Non ero mai stata un tipo socievole.Quasi sobbalzai quando la voce della Professoressa Henckberg mi strappò alle mie congetture silenziose, rammentandomi l'imminente presentazione del progetto di Scienze.
Quella sarebbe stata solo una giornata bizzarra, se non fosse che al crepuscolo, lo scorso di nuovo. Quel ragazzo, oltre il cancello di ferro del giardino.
Con il cuore in gola, mi feci coraggio e uscii.
«Perché mi stai seguendo?» urlai.
«Hai ancora il foglietto? Leggilo», disse lui, pacato.
«Non so che significa», ribatté Meinir.
«È la tua natura.»
«Ma di che parli?»
«Pensa a qualcosa, qualsiasi cosa.»
Meinir lo guardò con sospetto, ma dovette concentrarsi sul proprio pugno chiuso nel momento in cui avvertì un curioso movimento solleticarle il palmo contratto. Aprì la mano e quasi svenne nel veder un variopinto colibrì coda a spatola librarsi svelto dalla sua mano, volando a zig zag per evanescere poco dopo nell’aria, simile alla nuvola di fumo di una pipa.«Noi possiamo mutare la nostra forma e quelle delle cose che ci circondano», rivelò sereno il giovane mentre lei fissava ancora il vuoto, sull’orlo della follia.
«Siamo changeling. E come, tali dobbiamo proteggerci l’un l’altro.»
STAI LEGGENDO
500 words -Tiny Stories Collection
Short StoryRaccolta di novelle brevissime create per il contest indetto dal profilo AmbassadorsITA "Mettiti in Gioco anche Tu! #2". 15 prompt. Molte prove, molte idee. Mettetevi comodi e buona lettura.