Chapter three

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«Ma dov'eri? Ti ho detto solo cinque minuti, Yash. Ma perché non ascolti mai?» Mi guarda sfinito
«Scusami papà. Da oggi in poi ti darò ascolto.» dico sempre così ma ormai non ci credo nemmeno io, figuriamoci lui.
Faccio sempre come voglio io e continuerà ad essere così. Se ascoltassi la mia famiglia, non ci andrei nemmeno a scuola, figuriamoci avere altro nella vita.

Siamo in fila per uscire e c'e troppa gente. Troppa. Da come la vedo, credo proprio che perderemo l'aereo.
Dopo mezz'ora finalmente arriva il nostro turno.
«I documenti e la carta della partita», ordina una donna. Mi vede confusa e aggiunge «C'è stato un problema. Stiamo controllando se tutti hanno un documento o la carta della partita. Tanta gente è entrata con la carta falsa.»
Mio padre senza alcun problema le da i suoi documenti e la carta della partita

Io apro la mia borsa ma dentro non trovo il mio portafoglio. Cazzo. Mi manca solo questo.
«Ma che diamine...» sussurro tra me e me.
Guardo mio padre, spaventata per come reagirà.
Con un nodo in gola gli dico; «Papà, non trovo il mio portafoglio!»
Lui inizia ad aggirarsi
«Guarda bene, Yash.» dice tra i denti, arrabbiato.
«Non c'è! Porca miseria! Erano dentro, i documenti e la carta.»
«Oh, magicamente è sparito. Yash, guarda per bene. Per. Bene.» dice mio padre passandosi le mani sulla testa.

«Non ne ho la pa...oh porca miseria!!»
Adesso mi ricordo!
Quando ero nella stanza con Virgil e Jeremy mi sono girata velocemente per andarmene, sicuramente mi è caduto dalla borsa. Si! L'ha preso pure Virgil, l'ho visto che raccoglieva qualcosa da terra ma non ho fatto tanta attenzione.

«sicurezza. Prendeteli questi due.» urla quella donna
«No. So dove mi è caduto! La prego fammi spiegare.» urlo ma lei nemmeno mi degna un sguardo.
La sicurezza inizia a tirarmi per un braccio ma lo tolgo subito
«Non stringermi. So caminare anche da sola.» dico guardandolo male. lui non mi tocca più e inizia a camminare accanto a me.
Ci fanno entrare in un stanza, e subito dopo entrano un uomo e quella donna che ha chiamato la sicurezza. Stronza.
Si siedono davanti a me e quel uomo chiede a lei cosa è successo

«Questo signore mi ha dato i documenti e la carta della partita. Ma questa ragazza, non ha ne carta ne un documento. Penso che è entrata con i falsi.»
«Ma che cavolo sta dicendo? Questo è mio padre, sono entrata insieme a lui! Siamo venuti dall'america fino a qui solo per vederci una partita! Sono entrata con una vera è propria carta e con un documento, ma...»

«Allora dove sono?» mi interrompe quella donna
«Mi lascia finire, porca miseria! Mi è caduto...»
«Dove le è caduto?» mi interrompe di nuovo
No, la soffoco questa!

«Stia zitta! Per cortesia...Ero in una sala con Virgil Van Dijk. È caduto lì il portafoglio.» spiego finalmente.
Quelli due si scambiano qualche sguardo prima di iniziare a ridere.
«Quindi ci vuole far credere che era insieme a Virgil? Virgil Van Dijk?» chiedono e si rimettono a ridere di nuovo

«Sì! Ero con lui.» rispondo e iniziano a ridere più forte. Mi stanno irritando un sacco.
«Mi potete spiegare perché diamine ridete?! Così ridiamo tutti in compagnia.» sbatto le mani sul tavolo e mi alzo ma mio padre mi prende per l'orlo della maglietta e mi fa sedere di nuovo sulla sedia

Quel uomo torna serio e si sistema la cravatta
«Mi senta, rischia di finire in prigione. Be', non in una vera prigione pero' dai, penso che ci siamo capiti...»

«Le sembra davvero il momento di scherzare? È l'uomo di una certa età e si comporta così?» chiedo guardandolo con lo sguardo disgustato
«Ma se è lei a scherzare. Prima ha detto che era insieme a Virgil. Oh Dio, con Virgil! Hah, Ridicolo.!» ribatte
«Glielo giuro! Ero con lui e con il suo assistente, se non mi sbaglio penso che è suo assistente quello. Glielo giuro.»
Mio padre non ha nemmeno detto una parola. Bello.
Quando deve fare il padre non spreca nemmeno una parola.

Un cuore traballanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora