7.

2.3K 53 0
                                    

<<Giù!>> urla Damian interrompendo il plank. Si alza in piedi e guarda il plotone sotto la sua responsabilità: venti giovani ragazzi, tutti  vestiti di nero e con la faccia paonazza per lo sforzo.

<<Ok ragazzi, due serie da cinquanta flessioni e poi direi che è meglio iniziare con un po' di esercizio per il combattimento>> si asciuga il sudore dalla fronte col dorso della mano. <Posizione!>> tutti si sistemano a pancia in giù pronti <<UNO!>>

La prima serie viene seguita impeccabilmente, tutti eseguono l'esercizio al tempo del moro. Damian concede qualche secondo per riposare i muscoli e poi ricomincia a contare.


Sente la porta aprirsi.

<<TRENTACINQUE!>> urla tendendo le braccia e sollevando il busto.

<<TRENTASEI!>> la vede entrare subito dopo Sean Okonjo.

<<TRENTASETTE!>> le guarda le sottili caviglie nude compiere piccoli ma decisi passi.

<<TRENTOTTO!>> i suoi occhi percorrono quelle due gambe fasciate da un paio di stretti leggings neri, lunghi fino a sotto il ginocchio.

<<TRENTANOVE!>> quei glutei così tondi e sodi, messi in risalto dai quei pantaloni... Damian deve scuotere la testa per riuscire a mantenere il ritmo.

<<QUARANTA!>> Immagina le sue mani su di loro, intente ad accarezzarli, palparli e stringerli.

<<QUARANTUNO!>> i suoi occhi blu ora sono sul suo nudo ventre piatto, forse troppo, salgono fino ai seni nascosti dal top sportivo nero.

<<QUARANTADUE>> si concentra ora sulle labbra carnose, serrate, silenziose che avranno chi sa quante cose da raccontare.

<<QUARANTATRÉ!>> si tira su e ora esamina i lunghi capelli ramati legati in un'ordinata coda alta.

<QUARANTAQUATTRO!>> chiude gli occhi, deve riprendersi, non può farsi distrarre da una ragazza così giovane.

<<QUARANTACINQUE!>> inizia a vederla nuda su di lui, mentre si solleva e si riabbassa donando mille piaceri al suo membro.

<<QUARANTASEI!>> sente le sue mani stringere saldamente quei fantastici glutei per accompagnarla nel movimento.

<<QUARANTASETTE!>> la sua voce è più roca e affaticata, non riesce ad aprire gli occhi, vuole continuare ancora a vedere quella creatura muoversi sul suo corpo, schiudere le labbra per il piacere.

<<QUARANTOTTO!>> ritorna alla realtà.

<<QUARANTANOVE!>> ritorna a guardarla passare, questa volta vede i suoi occhi color del miele: sono spenti. Si rende veramente conto che hanno visto più di quanto una sedicenne debba vedere, si rende conto che sono vuoti ma anche pieni di paura.

<<CINQUANTA!>>

Tutti si lasciano cadere sul pavimento ringraziando ognuno il proprio dio per aver finito quel monotono esercizio.

Damian sente una prominente erezione invocare pietà nei suoi boxer.

<<Cazzo>> sibila passandosi una mano sul volto, di certo così non può continuare a portare aventi l'allenamento di quella mattina.

<<Cazzo, quella si che dev'essere una che sa scopare forte>> sente dire alle sue spalle.

<<Mamma mia sarà il sogno di ogni mia sega, da ora>>

Damian non riesce più a sostenere tutte quelle frasi sconce, sente come una sorta di gelosia crescergli nel petto, come se solo lui potesse eccitarsi pensando ad Eden. Sistema il suo membro cercando di nascondere l'erezione e si avvicina ai ragazzi del suo plotone.

<<Vi voglio tutti in riga!>> urla, trattenendo la rabbia. <<Punto uno, non osate minimamente dire certe frasi su quella ragazza, ha vissuto l'inferno che stiamo combattendo. Punto due, ha solo sedici anni. Punto tre, chiunque osi toccarla, prenderla in giro per il suo lavoro, abusarla, andarci a letto, molestarla verrà subito portato davanti e denunciato alla giuria militare.>> li osserva uno per uno con sguardo severo. Si sente un ipocrita a dire quelle parole, ma sono ordini del suo capo e non può permettere che vengano trasgrediti.<<Sono stato chiaro?>>

<<SI!>> dicono tutti all'unisono

<<Voglio sentirlo più forte>> ringhia a denti stretti.

<<SI!>> 

Incrocia le braccia al petto e sorride soddisfatto.

<<Benissimo, dieci minuti di pausa. Al mio ritorno voglio vedervi già tutti pronti. Rompete le linee>> e così cammina svelto verso i bagni con il solo desiderio di far tacere quella cavolo di erezione.

Eden ormai ha quasi finito le sue tre ore di allenamento mattiniero, ogni muscolo lo sente molle, terribilmente molle e ormai senza capacità di contrazione. Si sente come se avesse ballato intorno al suo palo per un giorno intero, ventiquattro ore su ventiquattro.

<<Direi che per questa mattina può andare bene così>> Sean le tende un braccio per aiutarla ad alzarsi. <<I riflessi aumenteranno con il tempo, il problema è che non hai forza>>

<<Pesi il quadruplo di me>> cerca di giustificarsi massaggiandosi il braccio destro.

<<Forse anche dieci volte più di te, ma alle missioni che parteciperai ti troverai contro persone che saranno sempre più di te: più alte, più pesanti, più forti, più preparati, più armati>>

<<Non credo di potervi aiutare allora>> si slega i capelli ramati, lasciandoseli cadere sulle spalle sudate.

<<Eden, credo che tu sia la cosa più utile che abbia la 911. Sei l'unica a conoscere quel luogo, ad aver visto, ad aver sentito. La tua presenza sul campo sarà indispensabile, se vuoi salvare le tue colleghe>>

<<Ho paura di combinare solo guai>> afferra la borraccia e si siede sulla panca metallica << Se mi troverò davanti a persone che saranno sempre più di me, come posso immaginare di riuscire a sopraffarle, a vincerle>>

<<Piccola Eden, sei una donna, e le donne possono fare tutto, anche battere uno più alto e più largo. Con l'astuzia puoi fare qualsiasi cosa>> le posa una mano sulla fragile rotula <<Hai già visto un inferno, gli altri non faranno più paura. Ora vai a farti una doccia bella fredda e poi vai a pranzo che il dottore Cox ti ha preparato una bella tabella alimentare.>>

Eden però non riesce a smettere di pensare alle parole dell'uomo: veramente non ci sono inferni peggiori dello Sweet Heaven? No, la ragazza non ci credo. Ma se vuole aiutare Raven deve mettere da parte le sue paure e darsi da fare, non può permettersi di fare la debole.

<<Questo pomeriggio imparerai come gestire una pistola>>

A quelle parole per poco la sedicenne non si strozza con l'acqua della borraccia.

<<Le armi non fanno per me>> urla tra un colpo di tosse e un'altro.

<<Dillo a quello che ti punterà la canna alla nuca>> e senza voltarsi solleva un braccio in segno di saluto per poi scomparire dietro le porte grige, lasciandola con più domande di quante ne aveva prima.



La Numero 49Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora