«Pleased to meet you, i'm (t/n)» (CAP. 1)

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(t/n)'s POV

Non sentivo più nulla, era forse questo il paradiso?
La sensazione di niente che ti attanaglia completamente?

Che schifo, a questo punto preferivo l'inferno.

Aprii gli occhi, e vidi del bianco sopra di me.
In realtà non era sopra di me, era tutto intorno a me.
Mi alzai tremolante, su quello strano pavimento.
Non c'era nessun'altro a parte me, quindi ero stata l'unica che si era meritata il paradiso?

Scartai subito questa possibilità, davvero pensavo di finire direttamente in paradiso?

Iniziai a girare un po, sembravo un puntino nero in un mare di bianco.
Fortunatamente avevo ancora il mio zaino e il mio telefono.
Presi il telefono, e vidi se c'era segnale.
Ovviamente no. Che sfiga. Menomale che tutti i giochi che avevo erano senza internet. Sì, penso a queste cose anche se mi sono smarrita nel vuoto, non chiedetemelo.

Ma supposi che non era il momento, e ripresi a camminare. Aspetta, camminare? Seriamente? Come una persona normale? Giammai.
Mi sedetti e pescai il mio paio di pattini bianchi e neri, depositando le scarpe nello zaino.

«E VAI COSÌ»

I pattini scivolavano perfettamente in quella superfice.
Perché sono così spensierata?
Ho capito che non devo dare valore a niente se devo sopravvivere a questo mondo. Non mi ero ancora ripresa dal tradimento di Ettore, ma ci stavo provando.
A pensarci mi vennero gli occhi lucidi.
Con la mano destra asciugai le lacrime, e continuai a camminare in quel mare di bianco.

Nella vita bisogna pur rischiare, no?
Bisogna metterla in pericolo qualche volta, altrimenti diventa così monotona. 
E dal momento in cui avevo deciso di non attaccarmi a niente, nulla aveva più importanza.
Tranne mio fratello, ma devo essere forte, per me e per lui.

Pensando a (n/f) accellerai; andavo velocissima, anche se non potevo saperlo quanto andavo veloce.

Potevo essere anche ferma in quel momento.
Poi ad un tratto vidi un'altro puntino nero oltre a me. La mia reazione fu quella di urlare.

«YODOLEYY, EI TU, LAGGIÙ»

Il tipo si girò.
Non distinguevo ancora niente.
Mi avvicinai ancora, e mi accorsi che beh, non era un tipo, era uno scheletro.
Potevo definirlo strano, ma proprio io dovevo parlare? Uno scricciolo in pattini in una marea di bianco?
Ecco. Meglio non soffermarsi.

Andai spedita, e almeno ebbi la certezza che mi stavo muovendo veramente; lo scheletro si faceva più vicino.

Appena a 5 metri da lui, persi l'equilibrio, e, mentre stavo cadendo su di lui....

Sì spostò, e finii a faccia a terra.
Brutto pezzo di merda.
ESISTE LA CAVALLERIA QUA?

«Galante mi dicono»

? «Fastidiosa mi dicono»

Ora si permetteva anche di rispondermi?
Vabbe, se non avesse risposto avrei presupposto che era muto.

«si trattano così le signorine?»

? «a me sembri solo una bambina imbranata»

WAAAAAA LO PICCHIO E LO IMPALO IMMEDIATAMENTE.
Passando oltre, mi rialzai dolorante e mi piazzai davanti a lui, era vestito in bianco e nero, pareva juventino, già (lo amavo/non lo sopportavo).

Passando oltre, mi rialzai dolorante e mi piazzai davanti a lui, era vestito in bianco e nero, pareva juventino, già (lo amavo/non lo sopportavo)

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