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"Noo non è vero non ci credo. E tu hai accettato di fare una gara con lui?"
Era notte fonda ormai e con Venus appollaiata sull'altro lato del divano erano alla seconda cioccolata calda.
Le aveva raccontato come Callum l'aveva conquistata e nonostante avesse sempre avuto di lui una bieca impressione era evidente che agli occhi di Venus era l'uomo perfetto.
"Non potevo tirarmi indietro Moon, quella stupida di Janet voleva farmi passare per una inetta bambola da vetrina, ma tutti si sono ricreduti quando ho sfidato Justin e ho vinto. Callum a quel punto non aveva occhi che per me. Oh Moon sono così contenta che tu sia quì. Ho bisogno di te per organizzare il matrimonio e cercare di smorzare le idee strambe di mamma. Ti prego dimmi che mi aiuterai."
"Puoi giurarci sorellina. Mamma deve pagare per avermi lasciata in aereoporto. Tu dimmi solo cosa vuoi e faremo il possibile per metterlo in pratica. "
"Bhe intanto vorrei che tu conoscessi Callum."
Moon la guardò sbalordita.
"Venus ma io Callum lo conosco."
Sua sorella fece un risolino.
"Si ma lui non si ricorda di te. E poi sarebbe una buona occasione per uscire, non vorrai passare venti giorni chiusa in casa!"
"Certo che no! Ho voglia di divertirmi, ubriacarmi e mangiare."
"Allora è deciso domani sera ci facciamo belle e andiamo a cena con Callum. "
Moon sbadigliò rumorosamente e si stiracchiò urtando la tazza che aveva posato sul tavolino dietro di lei.
Questa cadde a terra e si ruppe.
Venus scoppiò a ridere.
"Moon sei la solita, i disastri sono il tuo pane quotidiano. "
Moon sbuffò e si alzò per raccogliere i cocci.
"Aiutami piuttosto o nostra madre tra qualche ora inizierà a sbraitare come al suo solito."

L'inverno a Pittsburgh durava sempre di più rispetto a ogni altro luogo del mondo in cui faceva freddo.
Forse perché iniziava a nevicare a fine ottobre o forse perché a fine ottobre si iniziava a pensare già al Natale.
Fatto sta che le era sempre piaciuto fare il pupazzo di neve e fino alla fine dell'inverno finché era stata a casa dei suoi i pupazzi erano diventati intere famiglie
Ed era proprio quello che stava facendo quella mattina.
Era piegata a novanta per raggruppare più neve possibile per la base del signor Ice quando una palla di neve la colpì in pieno sul didietro.
"Touch down dolcezza."
Il tipo dell'aeroporto se ne stava appoggiato con noncuranza alla staccionata con un sorriso di vittoria dipinto sul viso.
Lo odiava.
Lo aveva già detto?
"Le ha dato di volta il cervello? Come diavolo si permette!"
Nonostante i pochi gradi sentiva caldo, non capiva se per la figura o per la presenza dell'uomo.
"Il diavolo con me ha perso ogni speranza dolcezza. Comunque complimenti bel culo!"
"Cosa?"
Dire che era allibita era dire poco.
Come si permetteva?
"Senta è da quando sono arrivata che mi sta tra i piedi si può sapere che cosa vuole e chi cavolo è lei?"
Per tutta risposta il degenerato scoppiò a ridere.
"Te l'ho detto Campbell il fatto che non ricordi chi sono mi porta in vantaggio e questo è dannatamente divertente. Ci si vede Luna splendente."
"Ehi non è che sei un ladro o uno stupratore? Come hai fatto a sapere dove abito? Mi stai seguendo?"
Ormai dargli del lei era inutile e doveva pur capire come mai se lo ritrovava sempre tra i piedi.
Ma naturalmente il tipo belloccio non la degnò di risposta e se ne andò con il suo pick up scassato.
Rientrò in casa imprecando contro sua madre, contro l'inverno, contro il Natale e anche contro i satelliti.
"Moonshiny che succede? Cosa ti hanno fatto i satelliti?"
Suo padre stava districando le lucine in salotto e queste passavano un po' ovunque, dal divano alla libreria, sul caminetto, attaccate ai quadri e anche a terra.
Si fermò a due millimetri dallo schiacciare una lucina sotto i piedi e imprecò nuovamente.
"Perché credo che ci sia un universo parallelo dove tutti i pianeti si coalizzano contro di me. Ma che diavolo anche sulle scale ci sono le luci, come vado di sopra?"
"Tranquilla tesoro ho quasi districato la matassa. Tua madre vuole che metta altre luci alla staccionata, dice che a mezzanotte non sembra la staccionata di una casa ma le luci del cimitero."
"Oh Dio ma perché tutto questo!"
Suo padre sorrise alla sua faccia sconfortata e le diede un buffetto sulla punta del naso rossa.
"Sorridi Noël il Natale è la festa più bella che ci sia. Vedrai quante belle novità ti porterà questo Natale."
"Se sei convinto tu. Vado da Nick a cercare un paio di pantaloni asciutti. Se arriva mamma non mi hai visto. Il signor Ice ancora non è pronto. Ma quando lo vedrà inizierà a sbraitare. Ci vediamo dopo."
"Ok tesoro. Eppure questo filo ricordavo di averlo già sbrogliato. Santo cielo dovrò ricominciare da capo."
Lasciò suo padre a sbrogliare le lucine e uscì dal retro per andare da Nick.
"Ehi fratellone sei in casa?"
Nick apparve con un asciugamano legato in vita e uno tra le mani per asciugare i capelli neri.
Per essere gemelli avevano solo il colore degli occhi uguali, per il resto non potevano essere più diversi.
Lei aveva capelli castani lisci, Nick capelli neri e ricci, Nick era alto uno e novanta, lei sfiorava nei suoi sogni il metro e settanta, in realtà le mancavano cinque centimetri buoni che recuperava con il tacco dodici.
Nick aveva un fisico scolpito da ore di sport, lei era morbida in alcuni punti per via della cioccolata.
Però di fatto c'era che erano uniti da un doppio filo indissolubile e questo la faceva sentire protetta da tutto.
"Fratellone quando ti fa comodo Luna di Natale. Che ci fai qui?"
Moonshiny allargò le braccia e gli fece un sorriso amorevole al quale il fratello difficilmente sapeva resistere.
"Sono venuta a trovarti e vedere che fai di bello. Non ti vedo da tanto!"
Nick la guardò con diffidenza.
"Stai scappando da nostra madre, questo mi dice che hai deturpato il suo paesaggio con uno dei tuoi pupazzi di neve."
Moonshiny sorrise, era impossibile riuscire a sfuggire a Nick.
"Lo sai che ho la passione per i pupazzi di neve. E se devo stare qui per quasi un mese dovrò pur divertirmi in qualche modo. Zia Prue si diverte molto più di me insieme ad Agathe."
"A proposito di quella vecchietta, ma dove diavolo sei andata a pescarla? È...strana?"
Lanciò un occhiata divertita al fratello e prese una tazza di acqua dal bollitore per un thè veloce che la scaldasse.
"Dire strana è dire poco. Ha la casa piena di gatti non suoi e vive viaggiando ogni sera con i documentari. Mi è dispiaciuto un sacco e senza pensarci due volte l'ho messa sul volo diretta qui. Sai Nick vedendo lei mi sono resa conto che forse un giorno anche io potrei fare la sua stessa fine. Così..."
L'asciugamano con cui il fratello si stava asciugando i capelli le arrivò dritto in faccia.
"Sei impazzito, già ho il pantalone bagnato. Ora quasi mi fai versare il thè addosso. Ma che vi prende da queste parti!"
"Ma piantala scema. Tu non farai la fine di quella vecchietta. Ti metteremo in una casa di riposo, ti regaleremo un gatto ma potrai giocare a scacchi con gli altri vecchietti. Non è un programma figo?"
"Vaffanculo Nick! Vacci a stare tu in una casa di riposo stronzo!"
Il fratello scoppiò a ridere e la abbracciò.
"Dai sciocchina. Non farai la fine della vecchia zitella gattara. Dietro l'angolo c'è il grande amore che aspetta solo che tu gli cada tra le braccia. Non demoralizzarti. Piuttosto ti va di venire con me? Vado a comprare qualcosa per Natale per i pulcini."
"E dove andiamo? Devo cambiarmi."
Nick la soppesò con lo sguardo e negò con la testa.
"Non serve sei perfetta così. Di la dovrebbe esserci un giaccone che ti starà bene."
Le indicò il ripostiglio e andò a vestirsi.

Un amore sotto l'alberoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora