Tenore

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Ce l'avevo fatta.
Ero riuscita ad entrare nella scuola più famosa d'Italia.
Finita la registrazione chiamai mia madre per raccontarle la novità: sua figlia sarebbe stata lontana da casa per un po'.
Felicissima tornai al residence che la produzione aveva messo a disposizione per noi allievi.
Avevo in mente di rilassarmi almeno per un po' dopo mesi di ansie ma qualcosa o meglio qualcuno mi fermò.
"Tu sei Tish giusto? Io sono Alberto, ti volevo fare i complimenti per la tua performance. Sei bravissima"
Alberto, il tenore, che era entrato oggi in puntata stava facendo a me dei complimenti. Lo avevo osservato un po' durante la pubblicità e mi sembrava un ragazzo un po' impostato, si era presentato in giacca e cravatta cantando una famosa canzone della tradizione italiana e mi aveva stupito fin da subito: cosa può spingere un ragazzo giovane a cantare l'opera lirica?
"Grazie mille, anche tu sei bravissimo..."
Feci solo un errore: guardarlo negli occhi, da quel momento in poi non riuscì più a guardarlo senza arrossire. Cosa mi stava succedendo? Io, Tish, ero sempre stata una ragazza sicura di sé senza peli sulla lingua che non si faceva di certo abbindolare da due occhietti. Ma con lui era diverso, quel fascino da bello e impossibile mi ammaliava e condannava allo stesso tempo, ma questo lo capí molto più tardi.

Ricevetti subito le assegnazioni ed una più di tutte mi stupí: un duetto.
Non avevo mai fatto un duetto ma quello che mi disorientó definitivamente fu il fatto che lo dovevo fare con Alberto.
Non ero più riuscita a spiccicare parola con lui dopo quel primo "incontro", forse sarebbe stato fondamentale questo duetto per conoscerlo meglio.
Arrivai in sala e mentre Raffaella, la vocal coach, mi dava istruzioni per una buona intonazione arrivó Alberto.
Iniziammo subito a provare ma non riuscivo ad entrare nel pezzo, non riuscivo a dargli la mia impronta. Raffaella ad un certo punto stufa di non vedere cambiamenti mi disse che dovevo guardare Alberto e provare ad instaurare un'intesa con lui per riuscire ad avere una buona riuscita del brano.
Non ci riuscivo, o mi veniva da ridere o mi imbarazzavo e abbassavo lo sguardo e  di conseguenza sbagliavo il testo.
Quasi alla fine della lezione riuscì per un momento ad alzare lo sguardo e guardarlo per un po' ed effettivamente da lì le cose cambiarono radicalmente. Giocavamo con gli sguardi, era come se ci rincorressimo e poi ci ritrovavamo l'uno negli occhi dell'altro
Arrivò il giorno della puntata e prima dell'esibizione Maria ci mostró un video: volevo letteralmente sprofondare nel terreno. Rivedendomi mi accorsi che lo guardavo in modo strano ma quel pensiero lo dovetti accantonare velocemente in un angolino della mente perché dopo aver specificato che non c'era nulla tra noi, dovettimo cantare. L'ultima strofa la cantai fissandolo intensamente negli occhi fino a quando non mi ridestai a causa degli applausi del pubblico.
Vincemmo la sfida e la mia squadra, almeno per quel sabato era salva.
Tornammo in sala relax ed iniziammo a commentare la puntata, Miguel il ballerino mi disse che avevamo interpretato benissimo la canzone e aggiunse che ci aveva visto come il sole e la luna, l'uno cercava l'altro. Non poté non constatare che aveva ragione ma mi limitai ad un semplice e confuso "strano...".
Non sapevo come definire il mio rapporto con Alberto se non con quell'aggettivo, tutto era strano, pure io ero strana. Tutto si complicó quando Alberto mi chiese se volevo fare una passeggiata con lui aggiungendo in fretta che ci sarebbe stato anche Miguel, si era accorto probabilmente del mio sguardo un po' titubante e voleva chiarire la situazione, non sapeva che in realtà io stavo prendendo in reale considerazione la proposta di uscire con lui.
Accettai la proposta e Miguel, Alberto ed io partimmo alla scoperta di Roma by night.
L'aria di Roma era diversa da quella di Gorizia, era calda e festante. La città si stava preparando all'arrivo del Natale e già si intravedevano le prime vetrine a tema natalizio. Mi ritrovai ferma davanti una vetrina a fissare una braccialetto molto semplice e carino, Alberto mi raggiunse e mi si accostò cercando di capire cosa stavo fissando con così tanta attenzione.
Mi allontanai dalla vetrina del negozio perché Alberto aveva smesso di capire cosa fissavo e aveva iniziato a guardare me, il suo sguardo mi bruciava la pelle. Poi colta da un improvviso impeto di coraggio lo fissai anch'io. Occhi dentro occhi, non c'era più Roma, o Miguel che probabilmente aveva capito tutto e rideva sotto i baffi, c'eravamo noi e basta. Ad interrompere quella conversazione silenziosa fu Miguel mezzo congelato stufo di aspettare, così facendo ci spinse verso un locale per andare finalmente a cenare.

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