Capitolo 4

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Avevo sbagliato ma la gelosia è il sentimento totalizzante che ti rigira le viscide e non ti fa ragionare lucidamente.
Devo chiedere scusa ad Alberto, l'ho trattato male e non se lo meritava, così mettendo l'orgoglio mi dirigo verso la sua camera.
Non parlavamo dalla fine della lezione, ci guardavamo di sottecchi senza mai avvicinarci per paura di una reazione dell'altro.
Questa cosa doveva finire.
Bussai alla porta e mi accolse Miguel.
«Oh ciao Tish»
«Ciao Mighi, senti c'è Alberto?»
«Si sta dormendo ma entra tanto io sto uscendo» disse con un sorriso dolce.
«Grazia Mighi...» e richiuse la porta dietro di sé
Adoravo quel ragazzo, Miguel era uno dei pochi sinceri che trasmetteva fiducia alla sola vista.
Osservai la stanza attentamente, era un vero casino.
Vestiti e libri dappertutto.
Uno dei tre letti era occupato dalla persona che stava occupando la mia mente da un po' di tempo a questa parte.
Lo osservai bene.
Il petto si alzava e abbassava lentamente, sembrava un angioletto se non fosse stato per quei capelli sbarazzini e quel braccio tatuato che ti faceva dubitare che fosse un tenore.
Spostai una ciocca caduta accidentalmente vicino al naso e probabilmente lo sfiorai perché iniziò a ridestarsi lentamente dal suo pisolino.
«Alla buon'ora dormiglione» dissi sedendomi sul letto vicino
«Tish ma che ci fai qua» disse con voce assonnata stropicciandosi gli occhi con una mano mentre con l'altra si tirava su per mettermi meglio a fuoco
«Ero venuta per parlarti e Miguel mi ha fatto entrare»
«Ah capito»
Silenzio.
Non sapevo come iniziare il discorso, non mi venivano le parole.
In fondo erano solo 5 lettere:
               scusa
ma in cuore mio sapevo che non dovevo dire solo quello.
«Alb io ti devo chiedere scusa, mi sono comportata male con te, non volevo trattarti male. A volte ho degli atteggiamenti molto duri e netti. Scusa.»
«Tranquilla, non fa niente. Mi è dispiaciuto soltanto non poter parlare con te tutto il giorno, mi sei mancata un po'» disse con un sorriso sghembo
«vieni qui» aggiunse battendo con la mano sul letto.
E così feci.
Mi avvicinai lentamente mentre lui si spostava per farmi posto.
«E così ti sono mancata eh...» dissi compiancendone
«Si ma solo perché non c'era nessuno che mi sistemava ogni due secondi e mi dava fastidio»
«Io ti dò fastidio? Ok cia-» feci per andarmene ma prese prontamente la mia mano
«No non te ne andare, stavo scherzando»
«ok..» gli stavo per dire che stavo scherzando anch'io fino a quando non vidi il suo viso. Sembrava così bisognoso di affetto che non riuscì proprio a dirgli che lo stavo prendendo in giro, così mi riposizionai vicino a lui
«Ho visto un video di quando eri piccolo. Eri un pacioccone chissà cos'è successo dopo»
«Mi prendi in giro? Ero una palla»
«Per me eri carino»
«Mi preferivi con 50kg in più?»
La distanza tra i nostri corpi era impercettibile, eravamo pur sempre seduti su un letto ad una piazza. Ma quello che mi preoccupó fu la distanza tra i nostri visi. Ad ogni parola che ci scambiavamo si avvicinava.
«Ti preferisco sempre...» non so come riuscì a pronunciare quelle parole ma successe.
«Tish...» disse ad un millimetro dalle mie labbra
«Ti sei svegliato finalm- OH scusate ragazzi. Cioè vado. Ciao»
Ci allontanammo di scatto, quasi avessimo preso la scossa.
«Vabbè, io vado a cenare. Ci vediamo dopo. Ciao ragazzi» E me ne andai di corsa.
Cosa stava succedendo?
O meglio.
Se il ballerino non ci avesse interrotto, a quest'ora ci saremmo baciati?
E con questi pensieri andai a prepararmi per la cena.

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