Capitolo 3

1.1K 30 3
                                    

Non sono mai stata una persona sportiva che andava di buon grado in palestra. E neanche quella mattina non ero entusiasta di allenarmi.
Raggiungo la sala adibita con gli attrezzi e vengo accolta dal personal dell'hotel.
«BUONGIORNO TISH.
Oggi facciamo almeno 20 minuti di corsa e qualche flessione»
Ecco se il buongiorno si vedeva dal mattino il mio partiva malissimo
«Buongiorno anche a te...» dissi rassegnata a quell'inizio di giornata non di certo entusiasmante.
Mentre correvo sul tapis roulant ormai sudata fradicia vidi una figura entrare dentro la palestra.
«Che brava, non pensavo fossi una persona così ginnica» inizió prendendomi in giro Alberto
«Ringrazia il fatto che sono stanca perché sennò ti avrei fatto ma-...»
«Cosa mi avresti fatto?» mi interruppe guardandomi fissa negli occhi.
«Male, ti facevo male.»
«Uhh aggressiva la ragazza»
«non sai quanto...»
Finita l'ora di palestra mi diressi insieme ad Alberto verso l'uscita
«Vieni a fare colazione con me?»
«Si mi cambio un attimo e arrivo»
«Ok, allora ti aspetto»
Entrammo nella stanza che condividevo con Arianna e il bel tenore si tuffò sul mio letto
«Faccio velocemente, tu nel frattempo prova a non addormentarti»
«Ci proverò...» disse affondando la faccia nel mio cuscino e mi chiusi la porta alle spalle.
Mi cambiai alla velocità della luce e in un battibaleno ero già davanti ad una specie di balena spiaggiata che non voleva alzarsi dal suo scoglio.
«Andiamo Albè» dissi tirandolo per un braccio ma commisi un errore.
Quel cretino voleva farmi uno scherzo. Mi tirò sul letto e mi ritrovai a pochi centimetri dal suo viso, completamente distesa sul suo letto.
Non potevo vedere la mia faccia ma sentivo la temperatura del mio corpo alzarsi di colpo, non riuscivo neanche più ad alzarmi. Ero bloccata dal suo corpo.
Neanche il tenore aveva intenzione di spostarsi, anzi con la mano libera iniziò ad accarezzarmi il fianco
«Ti sei fatta male?»
«N-no...» e si alzò immediatamente
«Scusami non mi ero accorto che ancora ti stavo schiacciando
«Ora possiamo andare a fare colazione»
Non avevo proferito più parola, annuivo di tanto in tanto. Cosa era successo? Era ad un centimetro dal mio viso e mi stava accarezzando il fianco. Quel ragazzo non lo capivo. A volte sembrava che mi stuzzicasse oppure mi trattava addirittura come
una sorella a cui fai i dispetti.
Mandava dei segnali e poi sembrava smentisse tutto.

Da un paio di giorni mi aveva affibbiato un nomignolo: Pupettina, ero rimasta molto sorpresa da quel gesto tanto che se ne accorse e mi disse
«Perchè sei la mia piccola pupettina»
Aveva detto mia.
Una parte di me era contenta delle attenzioni che mi dava, l'altra era confusa.
Fino a quando...
«Ma buongiorno Pupettina.» esclamò a gran voce all'arrivo di Arianna
Mi si spezzó in mano la fetta biscottata che stavo ricoprendo con la Nutella.
Pupettina. L'aveva chiamata Pupettina
C'ero rimasta male, il mio orgoglio era stato ferito da un semplice nomignolo e questo mi iniziò a preoccupare. Poteva quel tenore dagli occhi verdi in così poco tempo avermi presa così tanto. Era evidente il responso. Se mi importava così tanto di quel ragazzo voleva dire che stava iniziando a piacermi sempre di più. Passai tutta la giornata nervosa e scorbutica con i miei compagni ma l'apice lo ebbi quando Alberto mi venne ad abbracciare con tanto di bacio sulla fronte. Mi dava fastidio la sua vicinanza dopo quello che aveva fatto. Sono una persona molto razionale e faccio attenzione ai gesti e alle parole che dico e mi dava fastidio che invece lui usasse molte volte parole a caso senza darne il minimo peso.
«Che hai?» chiese. Di certo non potevo dirgli
Niente, sono solamente gelosa e soprattutto mi dà fastidio che ti comporti con tutti allo stesso modo non dando il minimo peso alle parole.
Così mi limitai ad un semplice
«Niente»
Non mi andava di parlargli, tantomeno davanti alle telecamere
Passammo tutta la giornata a trattarci con freddezza.
Le prove del duetto erano un problema, Raffaella la nostra vocal coach si è resa subito conto che qualcosa non andava.
«La smettete di fare così?
Nel canto si vede subito se c'è qualcosa che non va, soprattutto se in un duetto due voci sono distaccate»
Non potevo darle torto, non stavamo dando il massimo e lo sapevamo benissimo.
«Ora cantate guardandovi negli occhi e se vi sento distaccati vi faccio pulire tutta la scuola»
Lentamente spostammo le aste per poterci guardare negli occhi, ero ancora arrabbiata ma quei maledetissimi occhi dolci mi fecero sciogliere un po'. Mi guardava con la faccia da cane bastonato.
Brutto bastardo lo sai che ti odio quando fai così

•_I hate you then I love you_•

Finite le prove cercai di uscire immediatamente dalla sala ma qualcosa o qualcuno mi teneva il braccio.
«Tish...»
«Che c'è»
«Niente, lascia perdere» e mollò la presa senza nemmeno guardarmi in faccia.
Forse avevo esagerato, non meritava di essere trattato così. In fondo non aveva fatto nulla, sono io che mi facevo castelli in aria.

AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora