❝ Il teatro, per molti un passatempo, per altri una sciocchezza, per me una passione incontrollabile. Il mio teatro, io, l'ho iniziato intorno agli undici anni, dodici, forse, e ho voluto portarlo avanti fino ad ora, e spero di continuare anche in futuro. Il teatro è stata una delle migliori scelte che potessi fare nella vita, una scelta che mi ha fatto scoprire lati di me stessa di cui non avevo neanche l'idea, e che mi ha insegnato tanto. Il mio teatro mi ha insegnato il lavoro di squadra, mi ha insegnato a fidarmi degli altri, di chi era con me in scena, mi ha insegnato a gettarmi all'indietro a peso morto durante gli esercizi perché sapevo che qualcuno alle mie spalle era in posizione di guardia, pronto a prendermi.
❝ Il mio teatro, i miei registi, mi hanno insegnato a muovermi, mi hanno insegnato dizione, mi hanno insegnato ad occupare lo spazio. Mi è stato insegnato che se il copione cade va battuto tre volte a terra e che a teatro è categoricamente vietato andare in scena con il minimo accenno di viola. Mi hanno dimostrato che, come credevo, ogni interpretazione è diversa, perché ognuno degli attori mescola sé stesso al suo personaggio, ogni attore ci mette del suo, perché il teatro non è solo imparare a memoria battute e movimenti, non è interpretare sempre allo stesso modo lo stesso personaggio. Il teatro è meraviglioso perché pieno di mille sfaccettature, di milioni di sfumature, di miliardi di emozioni. Perché è così, siamo fatti di emozioni, e il teatro è il paese delle emozioni, il paese delle scenografie e, spesso, di storie inventate; ma sul palco le persone e le loro emozioni sono più vere che mai. Il teatro emoziona, fa ridere, piangere, insegna, fa riflettere. Il teatro non è solo un modo per impegnare una serata in cui non si sa cosa fare, già dall'antica Grecia era nato per insegnare, insegna ancora, e lo farà per sempre. Il teatro non è "solo sciocchezze", come non sono sciocchezze le favole, che la morale, alla fine, ce l'hanno sempre. Il teatro, il mio teatro, ha diverse funzioni, sta a chi lo vive scegliere che tesoro farne.
❝ Il mio teatro mi ha concesso di sedermi in platea da spettatrice e vedere attori dare vita ai personaggi più disparati, e di emozionarmi, di ridere e soffrire con loro.
❝ Il mio teatro mi ha concesso di essere attrice, di far parte dei cori e di dare vita ai miei personaggi, che ho potuto sentire davvero miei, anche quando non avevo niente in comune con loro.
❝ Grazie al mio teatro sono stata tante donne, sono stata madre, moglie, sono stata fanciulla, sono stata soldato, sono stata il ruolo che mi avevano assegnato, ma con tutta l'emozione che scaturisse dalla mia anima, dalle mie emozioni.
❝ Forse sarò troppo metafisica, ma grazie al mio teatro ho potuto dare vita alle mie corifee, al mio messaggero, alla mia amata Meg Page e già immaginavo le emozioni della mia Clitemnestra, mentre rinfacciava ad Agamennone tutti i suoi soprusi, o mentre piangeva per Ifigenia. Ancora una volta, dalla parte di colei che sta sul palco, il mio teatro mi ha concesso emozioni. Sul palco c'ero io, io che potevo diventare chiunque dovessi o volessi diventare, e mi emozionavo anch'io. Io ero lì, sul proscenio, e soffrivo con i miei personaggi, piangevo, mi infuriavo e ridevo con loro. Io ero loro e loro erano miei, io stavo dando vita a qualcuno che no, non ero io, ma che diveniva inevitabilmente e in modo inscindibile una parte di me.
❝ Il mio teatro mi ha insegnato a fidarmi di me stessa. Fidarmi di me stessa che, per me, è davvero tanto. Riesco a salire sul palco e a fronteggiare il pubblico anche se il cuore mi batte tanto forte da darmi l'impressione di volermi esplodere nel petto. Il mio teatro mi ha insegnato ad affrontare il mio panico dietro le quinte, dove mi costringo a respirare con calma, tremo e mi faccio mille paranoie, terrorizzata dal pensiero di sbagliare, di scordarmi le battute, terrorizzata dal pensiero che c'è un pubblico seduto lì in teatro che guarderà lo spettacolo, e che nello spettacolo ci sono anch'io. Sono ancora - sempre -assoggettata della mia ansia prima di salire sul proscenio, ma è una di quelle ansie che non può permettersi di paralizzarmi, perché ho uno spettacolo e una passione da portare avanti; è una di quelle ansie ricche di bellezza - l'ansia più bella che ci sia, io l'ho sempre detto - perché mi fa mettere in gioco e perché, dopo la messinscena, che duri due ore o quarantacinque minuti, viene sostituita dai sorrisi, dalla contentezza di avercela fatta, tutti insieme.
❝ Quando il sipario si riapre per la seconda volta, e il silenzio della fine dell'ultima scena lascia spazio agli applausi, e tutti gli attori si inchinano e riescono a percepire l'affetto del pubblico, quella credo sia una delle sensazioni più belle che siano mai state inventate.