Il tempo non esiste

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Lo seguo, alzo lo sguardo e penso, penso che vorrei fosse tutto uno scherzo. Ho scorto l'antico palazzo bordeaux dalle veneziane sprangate e non ci ho messo molto a riconoscerlo come l'edificio in cui distinsi Lilibeth entrarvi l'ultima volta che la vidi. Sorrido sarcastico, non riesco a credere che il destino mi stia giocando ancora uno dei suoi brutti scherzi e gli chiedo: -E proprio qui dobbiamo andare? Da qualche altra parte no?-
-Eh no mio caro Brian- mi risponde David, anche lui ora con me e Steve al centro della carreggiata -Qui ci sono le ragazze più belle e soprattutto più brave, capisci?- mi spiega ammiccando, e io sento rodermi il fegato al solo pensiero di tutti quegli uomini che abbracciano, baciano il collo della mia Lilibeth e le fanno cose che non ho nemmeno il coraggio di immaginare.
-Poi qui ci vengono anche ministri, politici, uomini d'affari...- prosegue Steve -Potevamo andare in un posto squallido? No, solo il meglio amico mio, anche se ci costerà un po' ma ne varrà la pena, vedrai-

Steve e David si fiondano dinanzi al portone chiuso, io resto ancora sulla strada deserta, incredulo che stia accadendo tutto questo.

-Brian, cosa c'è ancora?- mi domanda Roger venendomi incontro -Mi sembrava che ti fossi convinto a venire con noi-
-Si, ma... ma non pensavo che, che venissimo proprio qui- sottolineo nervoso.
-Perché qui conosci qualcuna? Vero?-

Mi volto e lo guardo stupito: - Ma come diavolo fai a capire sempre tutto?-

-Beh, modestamente io...- ride caustico, fregandosi la punta delle dita sul capotto scuro, canzonando finta umiltà -... non a caso mi chiamo Roger Meddows Taylor, amico mio- continua -Ma... ma Brian- si volge accigliato verso di me -Se tu qui non ci sei mai venuto, come fai a conoscere una ragazza che ci lavora?-
-Eh... non a caso mi chiamo Brian Harold May, amico mio- concludo ridendo, e prima che Roger possa replicare qualcosa alla mia sobria asserzione, raggiungo David e Steve davanti al portone del palazzo incriminato. David citofona e il portone si apre, senza che nessuno, anzi nessuna, ci abbia risposto. Entriamo in un androne piuttosto buio, le quattro lampade da terra disposte negli angoli principali irradino una luce non abbastanza potente da illuminarlo a giorno. E' un ingresso alto, e molto, molto umido. Di fronte a noi invece, maestoso e fiero, si staglia un lungo scalone di marmo bianco.

Vedo Roger e gli altri guardarsi intorno curiosi e anch'io lo faccio, infilando le mani infreddolite nelle tasche del cappotto, ma subito una sensuale voce di donna matura mi fa voltare alla mia destra.

-Buonasera ragazzi- ci saluta -E benvenuti a casa mia-
-Questa dev'essere Madame Catherine- suppongo e, come al solito non mi sbaglio.
-Io sono Madame Catherine- prosegue lei avvicinandosi a noi.
-Buonasera Madame- la saluta David e noi, non so se per timore, reverenza o semplicemente per educazione, ci accodiamo al suo saluto. Madame Catherine è una donna sulla cinquantina, capelli biondo cenere avvolti in una lunga acconciatura laterale, occhi azzurro ghiaccio e forme più che generose avvolte in uno stretto abito rosso fuoco. Di sicuro da giovane dev'essere stata bellissima dato che ancora adesso è molto affascinante nonostante l'età, eppure il suo sguardo, il suo sguardo freddo, privo di emozioni, insensibile, quasi spietato oserei dire, m'incute ansia e sospetto.

-Le mie ragazze sono tutte a vostra disposizione- continua lei, inspirando il grigio fumo dal bocchino di giada in cui è incastrata la sua sigaretta -Prima di salire su in salone togliete pure i vostri cappotti e sistemateli sugli attaccapanni, l'aria dentro è molto, molto calda- ammicca lei maliziosa -Per le tariffe c'è il cartello alla fine della rampa di scale e il pagamento lo farete a me quando avrete finito. Divertitevi e buona serata-
-Grazie, grazie Madame Catherine- risponde David togliendo per primo il suo cappotto, ma Madame non l'ha sicuramente sentito, è già scomparsa nell'ombra di questo androne semibuio.

Io sono l'ultimo a togliere il cappotto, lo sistemo sull'ultimo gancio dell'attaccapanni rimasto libero e seguo i ragazzi che hanno già cominciato a salire lo scalone di marmo bianco. Li seguo lentamente, come se questo potesse allontanarmi per sempre dal mio destino, ma in realtà non fa soltanto che posticipare un momento che arriverà per certo, perché il tempo non esiste e quindi non lo si può fermare.

La Purezza del Cuore (A Brian May Fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora