Infondo, sono solo un uomo.

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...Quella sera entrai nel salone come al solito e, come al solito, fui inondato da grida, risate, tintinnii di calici colmi di champagne e musica jazz dal consueto sapore d'oltreoceano. Mi guardai intorno nel tentativo di adocchiare la mia Lilibeth, ma non appena chinai lievemente il capo alla mia destra qualcuna mi aveva già avvolto tra le sue braccia. Velocemente mi voltai, pronto a rifiutare qualsiasi offerta da parte di chi non fosse l'unica che volevo in quella casa, ma con sorpresa constatai che non ce ne sarebbe stato bisogno.

-Lilibeth- esclamai felice, abbracciandola a mia volta.
-Brian, non vedevo l'ora che arrivassi- mi sussurrò all'orecchio -Aiutami per favore, c'è... c'è un uomo, quello laggiù, vicino al grammofono- e mi fece leggermente cenno con la testa a un uomo robusto, di circa cinquant'anni, stempiato, con gli occhietti piccoli e scuri come due noccioline, che sorseggiava champagne poggiato alla colonnina in marmo del corrimano delle scale su cui come sempre era stato posto il giradischi.

-L'ho visto Lilibeth, cosa ti ha fatto?-
-E'... è una storia lunga Brian, poi te la racconterò semmai, ma, ma per ora, per favore aiutami, non voglio stare con lui- m'implorò, stringendomi a sé ancora di più.
-Cosa posso fare per aiutarti, dimmi- le bisbigliai, pronto come sempre a fare qualsiasi cosa per lei.
-Io... io gli ho detto che...- tentennò -... gli ho detto che sei il figlio del.. del Primo Ministro- mi rivelò sottovoce, mordendosi poi le labbra, timorosa di una mia violenta reazione.
-Cosa?- gridai, ma mi ricomposi in meno di un secondo -Tu, tu gli hai detto che, che io... sono... che?- balbettai, incredulo che avesse inventato una simile storia -... Che io sono, sono il figlio di Clement Attlee?-
-Ah, si chiama Clement Attlee il vostro Primo Ministro?- fece lei, fingendo una sprovvedutezza che, lo so bene, non le appartiene affatto.
-Si Lilibeth, si chiama Clement Attlee, ma, ma come ti è saltato in mente di... e se lo scoprisse che non lo sono?-
-Non lo scoprirà perché noi non gli daremo il tempo di scoprirlo- mi sussurrò ancora all'orecchio, ma stavolta con molta, molta sensualità -Reggimi il gioco Brian- concluse e detto questo cominciò a baciarmi il collo. Sospirai non appena avvertii le sue labbra sulla mia pelle e socchiusi gli occhi per un attimo: preso così alla sprovvista non sapevo che fare, e di baciarla o toccarla davanti a tutta quella gente io davvero non me la sentivo.

-Allora Brian, me lo vuoi reggere o no questo gioco?- mi chiese ancora Lilibeth sottovoce, le sue mani che carezzavano con dolcezza il mio petto.
-Io... io, beh...io, io non so se...- balbettai incerto, ma quando volsi con discrezione il capo alla mia destra e scorsi l'uomo dagli occhi nocciolina venire verso di noi, capii che dovevo fare qualcosa -...hai ragione Lilibeth, lo faccio subito- mormorai, la sicurezza tornata a scorrere nelle mie vene.

Afferrai la sua gamba destra e l'avvolsi alla mia vita, l'abbracciai forte e stavolta fui io a riempirle il collo di baci. Lilibeth rispose a questa mia improvvisa audacia aggrappandosi a me, stringendomi anche lei il più che poteva, ma d'improvviso la sua mano, con un tocco delicato e quasi impercettibile, scese lenta fino a quella parte del mio corpo dove nessuna aveva mai osato fino a quel momento.

-Lilibeth- gemetti piano, gli occhi chiusi per godere appieno di quel piacere sconosciuto, ma non appena ricordai che non eravamo soli in quel salone li riaprii e m'arrestai di scatto, m'inibii in ogni parte del corpo e lei, purtroppo, se ne accorse. Il dolce tocco delle sue mani mi abbandonò e si staccò piano da me, una leggera punta di delusione trasparire dai suoi grandi e tristi occhi bruni.

-Io... io...- tentennai mortificato -... scusami Lilibeth, ma...- provai a giustificarmi, ma lei invece mi prese la mano e mi trascinò con sé sulle scale. Salimmo veloci fino alla seconda rampa, dove Lilibeth si arrestò di scatto e dove io mi fermai con lei.
-Ma.. ma allora davvero non ti faccio nessun effetto?- mi provocò e lasciò la mia mano. Si accasciò sul largo corrimano di marmo bianco con entrambe le mani e fletté la gamba destra per sistemare il piede su una delle colonnine che reggono la ringhiera. Veloce, snodò il fiocco alla cintura della sua vestaglia beige e quale visione peccaminosamente angelica si mostrò ai miei occhi già intrisi di passione e desideri: il suo corpo, il suo corpo morbido, florido e perfetto, racchiuso in una elegante lingerie in pizzo color champagne. Sospirando, il mio sguardo ne ammirò il morbido tessuto, i delicati bordi di macramè, il fiocchetto posto tra i due seni... una tentazione troppo grande per me che, infondo, sono solo un uomo.

La Purezza del Cuore (A Brian May Fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora