La cena prosegue tranquilla e a mezzanotte, non appena il maestoso orologio a pendolo del salone scocca i dodici rintocchi, è un pullulare di auguri, baci e abbracci. Sono felice che tutta la mia famiglia sia qui riunita, sono davvero felice, ma sono alquanto stanco, la giornata è stata molto intensa, piena di ogni genere di emozione e, sinceramente, adesso vorrei tanto stare un po' da solo con Lilibeth.
Quando nonna, zii e cugini varcano la soglia di casa è l'una passata. Lilibeth e io ci offriamo di aiutare la mamma a lavare i piatti e mettere a posto il salone, ma lei rifiuta -Penso che abbiate molte cosa da... dirvi voi due- ci dice -Qui ci penso io, state tranquilli-
-Va bene mamma, grazie- le rispondo -Buonanotte e... buon Natale-
-Buon Natale anche a te Brian e... e anche a te Lilibeth-Mamma ci sorride, ma scorgo i suoi occhi inumidirsi per la commozione. Troppe emozioni tutte in una volta fanno male, soprattutto a chi, come lei e me, è molto sensibile.
-Sarà meglio lasciarla sola- penso -Così potrà riflettere su quello che è successo stasera-
Mano nella mano, io e Lilibeth usciamo dal salone, passiamo prima per l'ingresso a recuperare la sua valigia e poi saliamo su per le scale per raggiungere la soffitta, io davanti e lei dietro di me. Stavolta, forse, è lei a veder fluttuare nell'aria i miei riccioli neri, a ritmo del mio passo spedito. Raggiungiamo il solaio e apro la porta del sottotetto: a differenza di quelle dei miei vicini, la mia soffitta è ordinata e pulita visto che ci passo molte notti per studiare le stelle, è la mia seconda cameretta dentro casa. C'è tutto: letto, armadio, comodino, scrivania e, ovviamente, chitarra e telescopio.
-Prego, prima le signore- l'invito a entrare.
-Grazie, gentiluomo come sempre- mi risponde Lilibeth e varca l'uscio prima di me.Entro anch'io e chiudo la porta alle mie spalle, poi mi dirigo subito verso il comodino e accendo la luce dell'abat-jour. Poso la valigia sul letto e scorgo Lilibeth ancora sulla porta, a guardarsi intorno curiosa.
-Quella è la tua chitarra?- mi chiede, indicandomi l'acustica sistemata alquanto in bilico sulla scrivania. Stavo provando una nuova melodia prima di accorgermi che era tardi e che dovevo raggiungere i ragazzi per il famoso appuntamento da Madame Catherine.
-Sì, è la mia chitarra quella e... e quello lì invece, sotto l'abbaino, è il mio telescopio- proseguo, additandole il mio prestigioso cannocchiale costruito insieme a papà alcuni anni fa -Vedrai quante stelle si possono avvistare con quello, è come averle vicine, una sensazione fantastica- concludo entusiasta, sedendomi sul letto, sul morbido e caldo piumone azzurro. Lilibeth sorride, ma non mi risponde. Lentamente mi raggiunge e si siede sul letto accanto a me, così per un attimo ho come l'impressione di essere travolto da uno strano dèjà vu: la mia mente piomba a quella sera di un mese fa, alla sera in cui io e lei ci siamo conosciuti e abbiamo parlato di noi seduti sul suo letto, nella sua camera a casa di Madame Catherine. Ma adesso non siamo più lì, ora Lilibeth è libera, è qui con me a casa mia e in quella casa non tornerà mai più.-Sono molto simpatici i tuoi parenti- comincia lei -Soprattutto tuo zio Jimmy è davvero divertente, alla mano, non sembra affatto il fratello di tuo padre-
-Che ti avevo detto? Zio Jimmy è lo zio che davvero non ti aspetti, se consideri che è fratello di mio padre poi- rispondo, pensando a quanto quei due fratelli siano così differenti l'uno dall'altro.
-Ma anche tuo padre alla fine si è dimostrato molto disponibile nei miei confronti, Brian, non essere così duro con lui. Non mi conosce nemmeno e già mi ha permesso di dormire qui stanotte-
-Sì, beh, il buon vecchio Harold May ha anche lui i suoi momenti di bontà- commento ironico.
-Ancora? Ma sei proprio cattivo stasera!- scherza lei e poi continua -Tutti sono stati carini con me, ma... tuo cugino Eddy, non so, non ha fatto altro che fissarmi per tutta la serata. Chissà perché-
-Te lo spiego io il perché. Non appena sei entrata in salone e ti sei presentata, Eddy mi ha preso in disparte e mi ha detto che ti aveva già vista a casa di Madame Catherine. Sai, lui la frequentava e...-
-Oh mio Dio!- esclama preoccupata, portandosi la mano alle labbra -Come hai fatto a...-
-Tranquilla, stai tranquilla, io... ecco, avevo buoni argomenti per fargli dimenticare di averti già vista e, soprattutto, di averti già vista lì-
-Ah bene, meglio così-
-Però...- l'interrompo -Questa cosa mi ha deluso tanto, lo sai? Cioè, mi ha deluso il fatto che tanti intorno a me frequentano posti che rasentano la legalità. Quelle case sono legali, sì, ma per me non può essere legale vendere un'intimità così grande tra due persone. Da mio cugino Eddy un po' me lo aspettavo, ma da Rog-
-Guarda che Rog si è sempre comportato bene quando veniva-
-Da te non è mai venuto?-
-Ma che dici? Lo vedi il tipo da fare una cosa del genere a un amico?-
-No, certo che no, ma dico prima, prima che io e te...-
-No, no mai. Lui è venuto la prima volta insieme a te e ai tuoi amici, la sera che ci siamo conosciuti. Poi è venuto qualche altra volta, ma sempre dopo che tu andavi via. Lo vedevo che mi guardava da lontano, ma da me non è mai venuto, ti ha sempre rispettato Brian, sempre-
-Beh, almeno lui... Rog non è come Steve- commento, ricordando ciò che accadde la prima volta che andai a casa di Madame.
-A proposito di Steve- interviene Lilibeth -Io non sono mai riuscita a capire cosa diavolo gli hai detto per farlo scappare via da me così impaurito, la sera che ci siamo conosciuti-
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La Purezza del Cuore (A Brian May Fanfiction)
FanficLa vera bellezza, dopotutto, consiste nella purezza del cuore. (Mahatma Gandhi)