I due contendenti iniziarono ad avanzare.
Seguivano a ritroso il tracciato delle impronte che avevano lasciato prima nella neve (quando avevano camminato in direzione opposta).
Avvicinandosi sempre di più, a poco a poco entrambi iniziarono a veder apparire una sagoma sfumata nella nebbia: l'avversario.
Il regolamento consentiva loro di sparare in qualsiasi momento; dovevano soltanto stare attenti a non oltrepassare la sciabola piantata davanti a loro nella neve.
Dolochov aveva il solito abbozzo di sorriso beffardo sulle labbra ed i suoi scintillanti occhi celesti erano fissi sul volto del suo avversario; avanzava lentamente, tenendo la pistola abbassata.
Dall'altro lato invece, alla parola "tre" Pierre aveva iniziato ad avanzare velocemente (senza preoccuparsi di seguire le tracce che aveva impresso prima nella neve).
I suoi piedi affondavano mentre schiacciavano neve mai calpestata.
La pistola impugnata dalla sua mano destra era puntata, dritta davanti a lui, alla stessa altezza della spalla; e sembrava la tenesse volutamente più lontana possibile per la paura di spararsi addosso da solo.
La mano sinistra era tenuta forzosamente indietro, perché avrebbe voluto usarla per aiutare la destra a tenere la pistola puntata ma sapeva che ciò era contro il regolamento.
Dopo aver fatto sei passi si ritrovò fuori dal sentiero indicato dai segni delle scarpe nella neve e si guardò i piedi; poi alzò rapidamente lo sguardo e fissò Dolochov.
Contrasse il dito sul grilletto come gli era stato spiegato, e la pistola sparò.
Il rumore fu cosi violento ed inatteso che in un primo momento ne rimase spaventato; ma subito dopo, istintivamente, sorrise della sua stessa reazione.
Si fermò.
Il fumo (reso ancora più spesso dalla nebbia) per qualche istante non gli consentì di vedere nulla davanti a sé.
Aspettava il colpo della pistola di Dolochov, ma dall'altra parte non arrivò nulla: l'unico suono che udì furono dei passi affannati, strascicati che provenivano dalla direzione in cui doveva esserci il suo avversario; poi il fumo cominciò a diradarsi ed in mezzo alla nebbia intravide Dolochov che con la mano sinistra si premeva un fianco mentre con la destra stringeva con forza la pistola (che però era ancora puntata verso il terreno).
La sua faccia era pallida.
Rostov si mise a correre verso di lui e gli disse qualcosa.
Dolochov digrignò i denti e disse:
«NNNN... NO! ... NON NON ABBIAMO ANCORA FINITO!...»
Poi fece ancora qualche passo veloce, barcollando, per stramazzare infine a terra nella neve proprio accanto alla sciabola.
La sua mano sinistra era piena di sangue.
Lui tentò di pulirla strofinandosela sul cappotto; poi la piantò a terra e la usò per cercare di risollevarsi.
La sua faccia pallida tremava, percorsa da un fremito nervoso.
«Sssss...»
Fece per dire qualcosa ma non ci riuscí.
Poi fece una smorfia per lo sforzo e gridò:
«SSIETE PREGATO...»
Pierre si lanciò di corsa verso di lui.
Gli veniva da piangere e si tratteneva a stento.
Quando però fu vicino alla sciabola di Nevitsckij, Dolochov lo fermò gridando: