In quel momento, a passo felpato (e con quell'aria affaccendata ed al contempo cristianamente sottomessa che non l'abbandonava mai) Anna Michajlovna entrò nella stanza.
Nonostante la donna s'imbattesse tutti i giorni nel conte in veste da camera, ogni volta lui si mostrava imbarazzato e si scusava per il suo abbigliamento.
«Non fa nulla, chere amí»
Disse lei abbassando rassegnata le palpebre.
«Quanto a Pierre Bezuchov... ci vado io: è arrivato a Mosca... quindi potremo prendere dalle sue serre tutto ciò che vi serve... E poi ho bisogno di vederlo: mi ha fatto avere una lettera da parte di Boris che adesso è nello Stato Maggiore.»
Il conte, lietissimo che Anna Michajlovna si assumesse una parte delle sue commissioni, ordinò di attaccare per lei la carrozza piccola.
«Dite a Bezuchov che venga al pranzo: lo includo nell'elenco... Come va con sua moglie Elena?»
Anna Michajlovna alzò gli occhi al cielo e sul volto le si disegnò una profonda costernazione.
«Ah, caro mio... Pierre è molto infelice... Se quello che dicono è vero, la cosa è orribile... Chi l'avrebbe mai pensato, quando ci rallegravamo tanto della sua felicità? ...E pensare che è un'anima sublime... celestiale... il giovane Bezuchov! ...Lo compiango di cuore... e, per quanto posso, cercherò di consolarlo.»
«Ma perché?! Di cosa si tratta?»
Chiesero i due Rostov.
Anna Michajlovna trasse un profondo sospiro e rispose (bisbigliando, e con aria di riferirsi ad una cosa misteriosa):
«Dicono che Dolochov... il figlio di Mar'ja Ivanovna... ha compromesso irrimediabilmente la contessa... E Bezuchov che lo aveva protetto... lo ha ospitato a casa sua a Pietroburgo ed ecco... Quando lei é arrivata qui a Mosca quello scapestrato si è messo a farle la corte...»
Anna Michajlovna, voleva esprimere la sua simpatia per Pierre ma mostrava invece, con le sue espressioni involontarie e con un mezzo sorriso, la sua simpatia per lo "scapestrato" (come lei chiamava Dolochov).
«Dicono che Pierre sia affranto dal dolore.»
«Beh... in ogni caso ditegli di venire al Club: servirà a distrarlo... Sarà un banchetto memorabile!»
Il giorno dopo (il 3 marzo) verso l'una del pomeriggio duecentocinquanta membri del Club inglese e cinquanta invitati attendevano per il pranzo il caro ospite (nonché eroe della campagna austriaca) principe Bagration.
Inizialmente, alle prime notizie sull'esito della battaglia di Austerlitz, Mosca era rimasta perplessa: In quell'epoca i russi erano talmente abituati alle vittorie che appresa la sconfitta alcuni semplicemente non vi avevano creduto ed altri avevano cercato la spiegazione di un avvenimento così inaudito in qualche causa straordinaria.
Al Club inglese (dove si riuniva la società più autorevole, informata e influente) a dicembre, quando le notizie cominciarono ad affluire, ci si astenne da qualunque commento sulla guerra e sull'ultima battaglia.
Era come se se tutti si fossero accordati per non farne parola.
Gli opinionisti più autorevoli, dalle cui riflessioni scaturivano di solito gli argomenti di conversazione (e cioè il conte Rastopèin, il principe Jurij Vladimiroviè Dolgorukij, Valuev, il conte Markov, ed il principe Vjazemskijl) al Club non si facevano vedere; si incontravano invece in case e circoli privati.
I moscoviti privi di opinioni (tra i quali possiamo annoverare anche Il'ja Andrejc Rostov) e che mutuavano le proprie da quelle altrui, si ritrovarono quindi senza leaders e pertanto senza un opinione da condividere.