Quella sera lui arrivò verso le sei, giusto il tempo di lavarsi, cambiarsi e uscire per la cena che avrebbe avuto di lì a mezz'ora.
Io l'avevo ignorato, ero rimasta seduta sulla poltrona con un libro in mano, così come avevo fatto tutta quella settimana.
Non ci eravamo rivolti parola se non per cose inutili, non ci guardavamo nemmeno. Era come se per l'altro non esistessimo.
E tutta quella questione non sapevo come definirla, da un lato mi andava bene, ma dall'altro canto mi infastidiva, e non poco.
Il giorno del suo compleanno era arrivato, ed ero rimasta tutta la settimana a pensare a qualcosa, ma di idee, ne avevo zero.
Sorpirai frustata tirando una riga con la penna sul foglio cancellando una possibile ipotesi come regalo.
"Gesù" imprecai massaggiandomi il viso, non sapevo perché mi importasse tanto di fargli qualcosa, sarà stata.. l'abitudine?
Lasciai il tutto lì sul tavolo e mi alzai dalla sedia scendendo giù volendo prendermi qualcosa da bere, non appena fui sul pianerottolo della scale mi fermai piantando i piedi guardandomi attorno.
Non sapevo quanto ero stata in camera, ma di certo non mi aspettavo di vedere totalmente cambiata la casa.
In giro c'erano addobbi, persone di un catering, presumo, altri che si occupavano di allestire le casse e altri ancor su delle scale occupati ad appendere qualcosa.
Dalla cucina uscì Justin con un foglio in mano, la penna piantata dietro l'orecchio dando ordini a quelli che erano nella stanza appena lasciata da lui.
"Cristo, una sola fottutissima cosa avevo chiesto" ringhiò scuotendo la testa, negando con essa e fermandosi a controllare il pezzo di carta che teneva stretto in mano.
Io ero rimasta lì piantata, osservando il tutto.
Solo quando scesi alcuni gradini si accorse della mia presenza.
"Tu, Lindemann" mi puntò un dito contro e alzai gli occhi sentendo che era ritornato a chiamarmi per cognome.
"Oh" feci un segno con il mento arrivando al penultimo gradino e fermandomi.
"Devi andare a prendermi alcune cose" aggrottò la fronte e prese la penna segnando alcune cose accanto a dei punti nel foglio, ormai stropicciato per quante volte era stato piegato.
"Scordatelo" tagliai corto cercando di superarlo ma la sua mano si avvolse prepotente attorno al mio braccio stringendo la presa.
I suoi occhi si fecero lentamente scuri e il suo sguardo si indurí "Non so se ti è chiaro Lindemann, non te lo sto chiedendo, te lo sto ordinando" la voce autoritaria e ferma mantenendo il contatto visivo.
"Mollami Bieber" strinsi denti cercando di fargli mollare la presa ma le sue dita affondarono nella mia carne.
Venti fottuti minuti dopo mi ritrovavo ormai in un negozio prendendo le ultime cose che servivano a Justin, sbuffando arrivai alla cassa e una volta che tutte le cose furono pagate finalmente uscii, presi il sacchetto in mano e non appena uscii fuori andai addosso a qualcuno, borbottai un veloce scusa e me ne andai, sentendo due occhi puntati addosso.
Arrivai alla macchina che mi il biondino mi aveva dato e mettendo il sacchetto al lato del passeggero feci il giro ponendomi al volante, accesi il motore e facendo retromarcia uscii dal parcheggio, girai il volante a destra imboccando la provinciale per raggiungere casa.
Appoggiai il gomito sul finestrino, tenendo il palmo la testa che vi ci appoggiai su continuando a guardare la strada di fronte a me. Il giaccone che indossavo era estremamente caldo, l'unico difetto era che apparteneva a Bieber. La faccia contrariata con cui me lo diede aumentò la voglia di insultarlo che covavo in quei giorni.
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Him&I |Jason McCann|
FanfictionPortai le mie mani sulle sue cercando di fargli allentare la presa poiché lentamente la stava facendo sempre più salda. "Cosa? la puttana non parla più ora?" rise, un ghigno si formò sul suo viso "Stupida piccola Lindemann" parlò con voce dolce e f...