15- Let Go.

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"Alla fine cosa hai deciso?" le chiesi.

In quel momento eravamo in macchina, mi ero ripreso l'escalade e avevo chiamato qualcuno per venire a prendere l'altra macchina lasciandola a casa mia.

Non so come, ma non aveva nemmeno opposto resistenza a salire in macchina, insieme a me.

Semplicemente in silenzio entrò e si sedette sul sedile guardando davanti a sé.

L'auto era completamente impregnata del suo profumo, i finestrini erano abbassati.

Avevo cercato di resistere, ma avevo anche io un limite. Le dita tamburellavano sul volante, avevo cambiato più volte posizione ma ogni qual volta mi muovevo quel profumo finiva per solleticarmi il viso.

Per calmarmi, avevo cercato di fare un respiro profondo. Un grandissimo sbaglio. Sembrava che così potessi addirittura assaggiarlo, ce l'avevo sulla lingua.

E ne avevo abbastanza.

"Non lo so" rispose con un filo di voce guardandosi le mani "un momento prima sembra di star per raggiungere qualcosa che non pensavi mai di poter raggiungere e quando sei così vicino, quasi da poterlo sfiorare- tutto crolla. Ti cade tutto addosso, le speranze, la fiducia, il coraggio. Crolla tutto. E cadi. E ciò che ne rimane intorno a te sono i pezzi rotti di quelle che erano le tue speranze riposte in lui"

Justin, stai zitto.

Aprii bocca.

Stai zitto, stai zit-

"Credo che per prima cosa dovresti parlarne con lui. Chiedergli come stanno realmente le cose e poi -ingoiai mordendo con forza l'interno della guancia- e poi prendere la decisione che ritieni più giusta" scrollai le spalle premendo il freno davanti ad un semaforo.

Sentii il suo sguardo addosso mentre rimase in silenzio ascoltando ciò che le dissi.

Mossi il collo a destra e sinistra sentendo poi la tensione sciogliersi.

La destinazione non si sapeva. Stavo solo guidando e basta, finché poi, dopo un lungo silenzio e un respiro profondo separó le labbra parlando e "Portami da lui" la voce ferma annuendo.






°°°





"Siete due grandissime teste di cazzo" sbottai dopo un bel po' che li guardavo, scossi la testa.

Jason e Justin volsero all'unisco i loro sguardo su di me ma chinai il viso concentrandomi sul the che avevo tra le mani.

Potei notare però l'occhiataccia che si diedero.

"Jason, Katherin-" la ragazza, l'altra gemella, si interruppe nel momento in cui entrò in cucina e ci vide, vide la situazione e tutti e tre ci girammo verso di lei.

La situazione doveva apparire abbastanza strana, e preoccupante.

Justin teneva in mano una sacca con del ghiaccio sullo zigomo e Jason sul suo labbro, entrambe le nocche dei ragazzi erano sbucciate, i loro vestiti erano sgualciti ed io stavo con una misera tazza in mano.

Non si aveva nemmeno avuto il tempo di sedersi che quei due erano passati subito alle mani.

Uno sbuffo squarciò il silenzio.

Non ero io. Da tenerne conto.

Fu Justin.

"Sono occup-" Jason fece una smorfia quando si toccò con le punta delle dita il labbro aperto non terminando la frase.

"No, ma vai pure -lo guardai- la tua ragazza ti necessita. Io posso aspettare" sentii un nodo allo stomaco eppure quella frecciatina non riuscii a risparmiarmela.

Him&I |Jason McCann|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora