11- Cereals.

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Mi staccai, il cuore mi stava scoppiando nel petto, le labbra pulsavano desiderose ancora delle sue, ora, più rosse e gonfie.

Me le leccai, non osando distogliere lo sguardo da quelle del biondo davanti a me.

Poi, si mossero.

"No -scossi la testa vicinissima a lui, diminuendo la distanza che si era creata di nuovo, stanca di dover stare divisa ancora da lui- non dire nulla" alzai lo sguardo su di lui, le pupille dilatate e i nostri occhi che luccicavano pieni di eccitazione e lussuria.

Non rovinare questo momento rivolgendomi parole che non voglio sentire, ti prego.

"Non mi hai ancora fatto gli auguri" attaccò la fronte alla mia chiudendo per un instante gli occhi mentre il suo respiro affannato mi colpí il viso.

Sorrisi mordendomi il labbro passando le mani sui suoi capelli, ora meno in ordine di prima.

"Buon compleanno, McCann" soffiai sulle sue labbra quando rialzò il viso sentendomi parlare.

Sorrise di lato alzando un angolo della bocca, le mani che prima erano sui miei fianchi scesero furtive sulle mie cosce e le gambe si allacciarono alla sua vita, così come le mie braccia attorno al suo collo.

"Spero per te, che tu mi abbia preso un regalo" sghignazzò facendomi sedere sul bordo della ringhiera aumentando la presa sui miei fianchi.

"Ovvio" risi mentendo girandomi varie ciocche dei suoi capelli tra le dita.

E per quanto sarei stata terrorizzata dall'essere seduta lì, con dietro il puro vuoto, in quel momento, non lo ero.

Troppo persa in quegli occhi dannatamente intensi, troppo persa in lui, di nuovo.

"E quale sarebbe?" nascose il viso nel mio collo, solleticando la mia pelle con le labbra e con il suo respiro.

Rise, il suo petto vibrando contro il mio notando immediatamente la reazione del mio corpo, brividi.

"Cosa potrei donare alla persona che ormai ha già tutto, tutto del mondo, tutto ciò che potrebbe desiderare può averlo" le parole viaggiarono sole nell'aria fresca della notte "così, come ha già tutto di me" ammisi, guardando la miriade di stelle ricoprire il cielo.

Le mie dita accarezzarono ancora i suoi capelli, il suo respiro fu trattenuto ed io feci quasi lo stesso, presa dalla paura di aver parlato troppo.

"Hai ragione" premette delicatamente le labbra sul mio collo, indugiarono un po' e poi, in pena, si staccarono.

Lasciò le mie gambe appoggiando le mani sulla ringhiera inchiodandomi con lo sguardo.

Entrambi non proferimmo parola, io con il timore di far finire tutto questo in pochi secondi, la disperazione di non voler mettere un chiaro mi faceva male così come voler sapere cosa eravamo quell'istante o cosa stavamo per diventare d'ora in avanti.

Mi aveva avvolta nel suo vortice e per quanto cercassi sempre di dire, di mentire, di ingannare me stessa che non dipendevo da lui era esattamente il contrario, perché mi ero lasciata travolgere dalle emozioni, sapendo bene che un finale felice, per noi, non sarebbe stato facile o, non ci sarebbe stato del tutto.

"Sappiamo bene tutti e due che questa cosa distruggerà entrambi e poi, sarà inevitabile riparare il danno che ne verrà" quelle parole, vere, mi arrivarono in faccia come schiaffi, ma perché me ne stupivo? Infondo, la sapevo anche io la verità.

"Lo so" la voce mi uscii più debole di quanto mi sarei aspettata. Sentire ciò che disse mi chiuse lo stomaco, incapace di accettare che quella sarebbe stata l'ultima chance che ci saremmo dati.

Him&I |Jason McCann|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora