Casa dolce casa.
Certo che in questa università si fa sul serio, anche se non trovo giusto il fatto che mi abbiano fatto andare via.
Cominciai a studiare con la speranza di far passare più velocemente il tempo prima di andare a prendere Stephen. Odiavo il fatto di stargli lontano per così tanto tempo, perché lui era l'unica persona che amavo, l'unica perfino che sopportavo. Odiavo tutte le persone, ad una ad una, non riuscivo a sopportarle. Non fanno altro che giudicare senza conoscere, e questa coda non la mando giù. Odiavo il loro modo di credere di sapere tutto, di credersi superiori agli altri, quando in realtà non lo sono per niente.
Con mia grande sorpresa, le ore passarono più velocemente del previsto ed arrivò quasi subito il momento di andare a prendere Stephen da quella maestra che avrei voluto prendere a pugni.
Entrai nella scuola e la campanella suonò.
Vidi una marea di bambini uscire, ma Steph? Controllai fino all'ultimo, ma di lui non c'era traccia.
Cominciai a camminare avanti ed indietro per la scuola alla ricerca del mio fratellino, fino a che non lo trovai: era accucciato nel piccolo spazio fra la macchinetta ed il cassonetto, con le mani sulla faccia e le ginocchia piegate.
Mi avvicinai cautamente, fino ad abbassarmi e pian piano accarezzargli i capelli castani.
Alzò la testa di scatto, forse per lo spavento. Aveva gli occhi rossi ed un taglio ben visibile sulla guancia destra. Quando si girò per guardarsi attorno, notai una parte arrossata sul labbro inferiore.
Mise le sue piccole braccia intorno al mio collo e mi abbracciò.
Che cazzo è successo a mio fratello? Chi cazzo l'ha ridotto così?
Lo presi di peso ed andai a chiedere spiegazioni alla maestra, alla direttrice, al direttore amministrativo, anche alle fottute forze armate nel caso fosse stato necessario.
Stephen cominciò a singhiozzare in modo evidente sulla mia spalla ed io, per dargli conforto, lo strinsi ancora di più.
Entrai in quella cazzo di classe con quella cazzo di maestra di quella cazzo di scuola, e fui sorpresa dal trovarla vuota.
"Signorina, posso aiutarla?" disse una voce proveniente da dietro la mia schiena
Mi girai e trovai la maestra appoggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate.
"Mi sta prendendo per il culo? Ho trovato mio fratello ferito a piangere in un angolo, e lei mi chiede anche se può aiutarmi? Sì, cazzo, sì che potrebbe aiutarmi, magari dicendomi cosa cazzo è successo!" urlai
"Non ne ho la minima idea, e l'assicurazione della scuola non risponde ai danni recati, mi dispiace"
Deve essere uno scherzo. Deve.
"Senta, un bambino di sei anni è stato picchiato qui in questo edificio, ed è impossibile che nessuno abbia visto niente!"
"Mi dispiace, ma penso che lei debba andare. Arrivederci"
"Sì, arrivederci e vaffanculo"
Superai la maestra urtandola con la spalla e camminai verso il mio appartemento, sempre con Stephen in braccio.
Appena arrivata, lo stesi sul letto e lui mi guardò, senza dire una parola.
"Stephy, ti fanno male?"
Annuì in risposta.
Andai in bagno a prendere uno straccio bagnato e lo posai sulle ferite cercando di pulirlo dal sangue che aveva perso.
Sussultò quando lo misi sul rossore della mascella.
"Sh, fra poco il dolore finisce" gli dissi piano prima di baciarlo sulla fronte
Non pronunciò parola per tutto il tempo, ed io finii per addormentarmi accanto a lui.
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Fearless || Harry Styles
Fiksi PenggemarLei, lui. Erano come due oscurità, come due notti, e si sa, buio più buio non fa luce, ma basterebbe un piccolo spiraglio di bianco per salvarli entrambi, basterebbe un piccolo spiraglio di bianco che si dovranno creare insieme.