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Davanti all'entrata non c'era però nessuno.
Ne macchine, ne persone, il vuoto assoluto.
Di fronte a lei e alla sua sinistra c'erano due strade, quella dinnanzi era deserta e procedeva lungo la sua destra fin dove il suo sguardo arrivava.
Oltre alla strada di dirimpetto c'era invece un parcheggio vuoto circondato da alberi e arbusti.
Il fatto che non ci fosse alcun suono era anormale.
Tutto questo silenzio la inquietava.
Nel frattempo, non vedendo arrivare nessuno Ryse decise di sedersi, teneva entrambe le mani tra i capelli, e i denti a torturarsi il labbro inferiore facendo saettare lo sguardo da una parte all'altra della strada.
Dove può essere... si chiedeva mentre si arrotolava attorno a un dito una ciocca bionda.
Quando improvvisamente qualcosa attirò la sua attenzione; un uomo sulla quarantina iniziò a camminare verso di lei dalla parte opposta della strada, dove si trovava il parcheggio.
Ryse dovette currugiare lo sguardo per scrutarlo a dovere.
Era pelato, e barcollava pesatemente, aveva una camicia aperta e una bottiglia di vetro nella mano sinistra, ma la cosa che la scioccava di più era la sua errezione in bella vista essendo sprovvisto di mutande.
Spaventata la ragazza risalì subito in piedi raccogliendo la propria roba e indietreggiando, cercando di aprire la porta di legno dietro di lei, senza risultati.
Essa infatti era chiusa e si poteva aprire solo dall'interno o utilizzando una chiave che lei ovviamente, avendola lasciata alla reception prima di uscire, non possedeva.
Cercò di coprirsi la profonda scollatura della magietta chiara che indossava utilizzando la propria giacca, per fortuna quella mattina aveva deciso di indossare jeans lunghi nonostante la sotile brezzolina estiva e non la gonna che Penelope le aveva consigliato di mettere.
Ryse era paralizzata dalla paura non riusciva a pensare a nulla, avrebbe voluto solo scappare ma le gambe non glielo permettevano.
Si girò per vedere se l'uomo ci fosse ancora, ma quando lo intravise era solo a pochi metri da lei.
«Eddai bella ragazza, divertiamoci un pò, io e il mio amichetto abbiamo tanta voglia di "giocare" con te.» Parlò l'uomo e un conato di vomito salì in gola alla ragazza.
Si sentiva la puzza dell'alcol che aveva ingerito quello schifoso da lontano metri, alcol con cui probabilmente si era anche sporcato quella lurida camicia.
La bionda indietreggiò ancora di più stringendosi alla porta di legno, e pregando che qualcuno venisse ad aiutarla.
Poi udì la sgommata delle ruote di un auto e venne abagliata da dei potenti fanali che le fecero chiudere a forza gli occhi.
Quello che udì in seguito furono solo urla di dolore rumore di ossa frantumate e il suono degli schizzi di sangue che colpiscono fragorosamente la strada.
Quando poi il rumore secco cessò riaprì lentamente gli occhi e si dovette trattenere dall'urlare.

The sons of satan (ao no exorcist/ blue exorcist)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora