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Il palazzo era freddo e l'aria era pesante.
Ogni respiro sembrava faticoso per la povera Ryse.
Tutto ciò che vedeva le sembrava impossibile.
Era avvenuto nel giro di pochi secondi.
Sconvolta non sapeva cosa pensare o fare.
Zagabriel aveva chiamato Amaimon "fratellino" cosa significava...
E come avevano raggiunto un altezza simile?
Come era riuscito a salire fino alla sua finestra Zagabriel?
Da dove era arrivato Amaimon?
Ma soprattutto come mai tra i due c'era tale senso di sfida?
«Co-Cosa succede...?»
Bisbigliò Ryse più a se stessa che ai due ragazzi posti l'uno in piedi di fronte all'altro, facendosi piccola piccola conto la porta, impaurita.
Nessuno se ne accorse tanto fu flebile la sua voce.
Sentiva il respiro affannoso mentre sentimenti confusi e contrastanti si facevano largo nella sua testa.
Tentò di rientrare in camera attraverso la porta finestra, tremolante e cercando di non farsi notare.
La situazione era toppo strana.
Troppe emozioni tutte nello stesso giorno.
Non era abbituata, la sua vità calma e piatta del collegio non le aveva permesso di provare sulla sua pelle le emozioni di cui, fin ora, aveva solo potuto leggere nei libri.
«Credo sia scontato da dire ma lei non andrà proprio da nessun parte, soprattutto con te.»
Ringhiò Amaimon rialzandosi da terra e lisciandosi la giacca stropicciata con la mano.
A quelle parole, Zagabriel ridacchiò, attirandosi addosso lo sguardo confuso di Ryse che nel frattempo, sentendo la voce del verde, si era fermata.
«Suvvia, ti sembra questo il modo di accogliere tuo fratello maggiore?»
Iniziò il ragazzo facendo scorrere lo sguardo divertito dal verde alla ragazza.
«Infondo sono quasi duecento anni che non ci vediamo, come sta il "vecchio" Meph? Gioca ancora a fare l'amico degli umani in questa squallida accademia a quanto pare.»
Continuò con un tono di sarcasmo nella voce.

The sons of satan (ao no exorcist/ blue exorcist)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora