Capitolo 1.

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20 Marzo 2012

Era il primo giorno di primavera, ma nessuno ci faceva mai caso a queste cose: le mezze stagioni, così come le chiamano tutti, non sono propriamente interessanti per la maggior parte della popolazione. Il lavoro, la scuola, i negozi e la vita di tutti giorni non cambia, i pochi posti verdi non sembrano meno maltrattati del solito e non vi è nessuna festa particolare che annuncia la nascita dei fiori, ma nonostante l'indifferenza altrui, Amaya e Vick trascorrevano la prima mattina di primavera in un parco poco lontano dalla città, immersi fra i boccioli di fiori e con la mente persa fra le righe di un libro.

«Non può essere vero!» mormorò Amaya «spero che sia uno scherzo» continua Vick, ridendo. «Non sto scherzando, Vick» dice lei, quasi offesa «Oh, andiamo Ama, non ce la faccio a continuare la lettura. C'è il sole, ed è una mattina fantastica, non puoi davvero chiedermi di passarla così» piagnucola Vick. Amaya non ci trova nulla di terribilmente terribile nel leggere durante una bella giornata, ansi. «Va bene» sospira e chiude il libro «cosa le va di fare, Sir? Avete qualche donzella da salvare, qualche drago o stregone malvagio da sconfiggere?» gli sorride divertita «In realtà, Miss simpaticona, il mio valoroso stomaco sta implorando cibo da quasi ..» Vick controlla divertito l'orologio, prima di rispondere «quindici minuti. Quindi, a meno che lei non voglia sacrificarsi, temo che dovremmo dirigerci urgentemente in un bar» Amaya sorride e afferra il libro «va bene, ho capito» Vick la prende sotto braccio e si incamminano verso il solito bar.

«Buongiorno ragazzi» è Anna, la cameriera, che saluta allegramente i due ragazzi, abituali clienti da praticamente sempre. «Ciao Anna» salutano loro, con un sorrido radioso «il solito» e poi si accomodano al tavolo più isolato del bar, vicino al muro. Amaya odiava stare tra la gente, la presenza di troppa gente (per la verità anche solo di una persona di troppo) le pesava come un mattone. Non era agorafobica, non sapeva spiegarlo in realtà, anche se con Vick non c'era bisogno di parlarne, lui capiva e basta. Si conoscevano da sempre, e avevano condiviso perfino la culla, per un periodo di tempo, quando Isabelle (la mamma di Amaya) era partita con il suo nuovo compagno (rilevatasi l'ennesima delusione) per "sostenerlo moralmente" durante un'importante partita di Basket, che misteriosamente si dilungò per ben due mesi. Amaya era abituata, la madre spariva spesso, addentrandosi in relazioni che, spesso e volentieri, la portavano lontano dalla figlia, per molto tempo. Lei non si era mai lamentata, e di conseguenza 'Belle non ci trovava nulla di sbagliato. «Tra pochi giorni sarà il tuo compleanno» gli sorride Vick «C-cosa? Oh.. Si, è vero» Amaya cercò di tirar fuori tutto l'entusiasmo che poteva nascere nel constatare che fra pochi giorni avrebbe compiuto diciotto anni, e che allo stesso tempo, sarebbero passati ben dieci anni dalla scomparsa di suo fratello gemello, Dave. Avevano otto anni, quando accadde. Amaya ed il fratello erano a giocare in cortile con il pallone, quando questo cadde fuori dalla staccionata, in mezzo alla strada, e Dave lo andò a recuperare, senza assicurarsi se passassero dei veicoli, così quando si chinò sull'asfalto per recuperare il pallone, venne travolto da un'auto. O, per lo meno, questo è quello che sua madre, e la madre di Vick le hanno ripetuto ogni qual volta che Ama chiedesse spiegazioni a riguardo. Ma lei non ricordava nulla, di quel giorno. Ma aveva impresso nella mente il sorriso del fratello, gli occhi grigi, enormi e profondi, proprio come i suoi «Ama, ci sei?» Vick stava richiamando la sua attenzione scuotendo la mano a pochi centimetri dal suo volto «sì, ti sto ascoltando» disse lei, poco convinta, e prima che Vick riprendesse a parlare arrivò Anna con le ordinazioni, e calò il silenzio fra i due amici. Una volta finito di mangiare, si incamminarono verso l'enorme istituto scolastico.

«Dovremmo iniziare ad organizzare, non credi?» Era Vick ad aver parlato, e stava armeggiando con un vecchio quaderno per appuntarci sopra tutto l'occorrente che sarebbe servito per la festa «organizzare cosa?» Lo guardò lei «dai Ama, non puoi dirmi che neanche per i tuoi diciotto anni non organizzerai un evento con i fiocchi!» si lamentò lui, non riusciva proprio a capire perché l'amica si ostinasse tanto a vivere quel giorno come un completo lutto, dopotutto, è pur vero che morì Dave, ma c'è anche da ricordare che rimaneva pur sempre il giorno del suo compleanno, e le cose andavano a pari passo. «No, non ne ho voglia, lo sai. Piuttosto, che ne diresti se facessimo semplicemente un viaggio? Insieme» disse lei, pensierosa «sarebbe un'ottima idea» sorride lui. È un gran bel passo, pensò Vick, non avrebbe organizzato una spettacolare festa, ma quanto meno si sarebbero divertiti e goduti un'ottima vacanza. «Ora è meglio se andiamo, altrimenti rischiamo di fare davvero tardi» Amaya prese per mano l'amico ed entrarono in classe.

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