Capitolo 6.

210 20 0
                                    

Passarono diversi giorni, ed Amaya e Vick continuavano a vedersi sempre più spesso con Andrew, che continuava a chiamare sempre più spesso Amaya, o cercava ogni tipo di scuse per starle accanto. La mamma di Amaya tornò dal suo viaggio, ma non andava esattamente come tutte le altre volte.
Da quando era tornata, 'Belle non aveva neanche osato sfiorare Amaya, o provato ad aprire un discorso con lei. Era come se non fosse realmente tornata, ma Amaya non ci badò più di tanto, pensava che forse le cose con Arthur non andassero a gonfie vele e che la mamma fosse semplicemente preoccupata per questo, ma tutte le sue convinzioni crollarono pochi giorni dopo.
Vick e Amaya erano al parco, quel giorno, a godersi il sole pomeridiano di un dolce sabato primaverile, quando Amaya ricevette una telefonata da una forza dell'ordine; in quel momento, l'aria fresca che smuoveva delicatamente i capelli divenne un tornado ed il debole calore del sole scomparve, il cuore mancò qualche battito, e le sembrò che perfino gli alberi sentissero il suo dolore, perché non osarono far oscillare neanche una foglia. 'Belle si era suicidata. L'Isabelle fragile che non avrebbe avuto neanche il coraggio di tirarsi un capello da testa si era buttata fra le braccia dell'oblio. Amaya provò a convincersi che fosse uno sbaglio, che forse non era la mamma ad essersi buttata, ma un'altra persona. Così lasciò il telefono cadere sull'erba umida e corse verso casa, il più velocemente possibile. Vi entrò, ed urlò il nome di 'Bella, come se fosse una preghiera, ed in realtà lo era. Ma in risposta non ricevette nient'altro che uno straziante silenzio. Si precipitò nella camera da letto praticamente mai utilizzata della mamma, ma non trovò nulla. Il letto era fatto, l'armadio chiuso ed il comodino vuoto. Quell'ordine, quel silenzio, erano la conferma di quanto il dolore possa spingere le persone ad essere coraggiosi. Così coraggiosi da saltare senza sapere dove atterrare.

Amaya cadde sulle ginocchia, gli occhi che si riempivano di tutto: dolore, rabbia, frustazione. Sapeva che non era tutto normale, le mancate attezioni ricevute dalla madre dovevano rappresentare un chiaro segnale di disordine. Il silenzio che aleggiava nella casa era assordante, tanto che Amaya dovette portarsi le mani per coprirsi le orecchie; dopo qualche minuto arrivò Vik, che in silenzio le si sedette accanto, abbracciandola. Amaya si abbandonò a quel tocco familiare, a quel caldo contatto e si lasciò sprofondare in un muto pianto disperato.

The power of elementsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora