Scendemmo in strada per poi andare nella stalla vicina. Yacom si avvicinò a uno dei cavalli e gli fece una carezza sul muso. Aveva un bel colore marrone scuro.
Poi mi guardò e indicò prima sè stesso poi il cavallo.《È tuo?》
Lui annuì.
《È proprio un bel cavallo... Ce l'ha un nome?》
Lui ci pensò e poi fece segno di no.
《Sarebbe bello chiamarlo... Pegasus...》
Yacom diede l'impressione di essere perplesso.
《È una costellazione dell'emisfero boreale.》
Rimase ancora più stupito.
《Sai almeno cos'è un emisfero?》
Lui fece segno di no.
《Almeno sai cos'è una costellazione?》
Fece cenno di sì.
《Ecco: Pegasus è una costellazione del mio mondo.》
A quelle mie parole, i suoi occhi si illuminarono di una luce strana.
《Yacom? Che ti prende? Stai be...》Non riuscii nemmeno a finire la frase che Yacom mi sollevò e mi mise in groppa a Pegasus.《Ma sei matto?》
Non si curò delle mie parole e iniziò a far correre il cavallo all'impazzata giù per la strada delle locande.
《Fermati! Yacom!》
Percoremmo più vie non travolgendo per poco ceste di frutta, bambini che giocavano e gatti. Poi arrivammo davanti a una casa a più piani. Mi fece scendere da cavallo. Io ero a dir poco terrorizzata per la corsa. Bussò alla porta che poco dopo venne aperta da un'anziana vecchietta.
《Yacom! Che ci fai da queste parti?》
Lui sorrise.
《Mah... non ti decidi ancora a parlare? Cosa vorresti ora?》
Lui alzò gli occhi sull'ultimo piano della casa.《Va bene. Sali pure...》Poi mi notò e si sistemò gli occhiali pulendoli forse per credere a ciò che stava vedendo.《È la tua fidanzata?》
Lui, spudoratamente, fece segno di sì.
Io, allora:《Sono sua amica... niente di più...》
La donna parve non ascoltarmi.《Era ora che ti trovassi una fidanzata! Salite pure.》
Quando la vecchia tornò ai suoi lavori domestici, io dissi severa a Yacom:《Sei senza ritegno!》
Lui cercò allora di scusarsi prendendomi per mano e dandomi un bacio sul polso.
《Va bene... ti perdono...》
Iniziammo a salire una scaletta malandata e, una volta all'ultimo piano, Yacom aprì una finestra che portava su una terrazza. Era ormai notte e riuscii a vedere un bellissimo cielo stellato. Lui allora indicò prima il suo cavallo, poi il cielo.
《Scusa, ma proprio non ti capisco.》
Ripetè il gesto. Io seguii il suo sguardo: era diretto sulle stelle che formavano quella che pareva la costellazione di Pegaso. Rimasi stupita e mi avvicinai alla ringhiera del terrazzino. Riuscii a vedere tutte le costellazioni: l'Orsa maggiore e quella minore, Cassiopea, il Toro, il Leone, Orione... Tutte. Erano poi posizionate proprio come in quel periodo sulla Terra. Com'era possibile? Che quella fosse la Terra? Che questi due mondi fossero così vicini da condividere il solito pianeta senza conoscersi? Yacom mi portò delle carte; mostravano il cielo, l'emisfero boreale nei vari periodi dell'anno.
《Le hai disegnate tu?》
Lui annuì.
《Sono veramente bellissime... ma com'è possibile che nel mio mondo e nel tuo ci sia il solito cielo?》
Lui fece segno di non saperlo.
《Questo è l'emisfero boreale.》
Lui fece segno di no, prese un foglio di carta e iniziò a scriverci. Poi me lo passò. Sopra era scritto:Nell'antico linguaggio del nostro mondo era chiamato:
AKAema
LEn
UTanekDalle iniziali dei nomi si forma la parola 'Akaleut'. Alla lettera queste parole significano 'Soffitto del cielo'. Mentre quello che per te è l'emisfero australe era chiamato:
TLInigit
LEn
UTanek'Tlileut'. Alla lettera 'Pavimento del cielo'. Questo linguaggio è utilizzato ancora solo dalle popolazioni dell'Oceano, dove siamo diretti. Ne è andato perso l'uso con gli anni e ora, in questo mondo, si parlano alcuni linguaggi del tuo mondo. Mi piacerebbe tanto parlarti di Anigan, ma per ora posso solo scrivere. Non averne a male con me per questa scomoda scelta di non riferire parola a nessuno. Comunque, credo che sia un bel nome Pegasus. Io non gli ho mai dato un nome perchè immagino di non aver mai avuto l'opportunità di pronunciarlo, o forse non ho voluto averla.
P. S. Se potesse servire, conosco il linguaggio delle Tribù dell'Oceano. P. S. Sei incantevole.Dopo aver letto quelle parole lo guardai e gli dissi:
《Sembrerebbe che tu non sia uno di molte parole.》Detto questo gli allungai un bacio sulla guancia.
Lui arrossì.《Ora però dobbiamo andare...》
Lui annuì e ci incamminammo verso la locanda dove ci aspettavano i nostri compagni.
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La Bottega Dei Sogni
FantasyC'era una volta una bottega, nessuno vi entrava e nessuno vi usciva, ma un giorno una ragazza di nome Sofia decise di bussare alla sua porta... Sofia si ritroverà in un mondo parallelo al nostro, Anigan, e con l'aiuto di un gruppo di pirati coraggio...