Il sacrificio

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Dopo che ebbe capito che Plagg era un Kwami, l'ostilità dell'uomo parve svanire e lui mise via l'arma, permettendo ad Adrien di alzarsi. Non gli spiegò perché ora si fidasse, né dove e perché aveva incontrato Tikki e Marinette, ma lasciò che Adrien lo seguisse lungo il canyon e continuò a camminare in silenzio come se i due non fossero lì.

Non rispose a nessuna delle domande di Adrien su cosa volesse e cosa ci facesse lì, ma quando il ragazzo gli domandò di Marinette lui si fermò un istante, proprio sotto uno sperone di roccia, e si voltò a sorridere.

«Sì, lei aveva detto che saresti venuto a cercarla, ne era sicurissima.» commentò.

Adrien si sentì improvvisamente leggero, libero di un peso che aveva percepito per così tanto tempo da essersi convinto che ormai fosse parte di lui. L'aveva già immaginato, ma la consapevolezza che Marinette lo stesse aspettando gli scaldava il cuore in un modo che non avrebbe mai immaginato possibile.

«Lei sta bene?» domandò.

L'uomo sospirò e gli diede ancora le spalle, riprese a camminare, il borsone in spalla che ondeggiava ad ogni suo passo.

Il percorso scavato nella roccia iniziò a salire, i sassi si mossero e scivolarono sotto le loro suole, Adrien cercò di raggiungerlo, ma era di nuovo stanco e l'uomo era veloce e sicuro in quel territorio a lui familiare. Non esitava nei punti più bui, dove il canyon lasciava spazio a piccole gallerie appena sufficienti al passaggio di un uomo, né si preoccupava di controllare che lui riuscisse a stare al passo. Spazientito, Adrien tese un braccio e gli afferrò l'orlo della giacca.

«Aspetta.» gli disse. «Dimmi lei dov'è.»

L'uomo lo spinse avanti, trattenendolo al suo fianco ed impedendogli di fermarsi, Plagg gli ruotò attorno e lo fissò imbronciato.

«Sai, ragazzo, alcune domande sarebbe meglio che restassero senza risposta.» gli sorrise, ma il suo sguardo sotto le sopracciglia inarcate era triste.

Adrien strattonò il braccio per liberarsi dalla sua presa e puntò i piedi per terra, grazie a Gabriel Agreste era diventato molto bravo a controllare le proprie emozioni, ma la rabbia e l'esasperazione gli ribollivano dentro, il non sapere era come il gancio del coperchio di una pentola a pressione in procinto di esplodere. Si domandò quanto ci avrebbero impiegato, tutti quei sentimenti, a consumarlo dall'interno.

«Io voglio saperlo.» disse.

«Io, se fossi al tuo posto, preferirei di no, forse.» rispose l'uomo. Tastò con la mano una delle rocce che aveva davanti e si chinò per passare sotto ad uno spuntone che pendeva dal soffitto.

«Sei un vigliacco, allora.» ribatté Adrien.

Non era mai stato così duro, prima di allora, a parte forse qualche accesa discussione che aveva avuto con il padre nel corso degli ultimi anni, prima di decidere che non voleva avere più nulla a che fare con lui.

«Forse, ma ho cose più importanti a cui pensare che preoccuparmi di una ragazza che probabilmente è morta.» fu la risposta dell'uomo.

Non sembrava esserci rabbia nei confronti di Adrien, né riguardo a ciò che gli aveva detto, né sul modo in cui l'aveva fatto.

La sicurezza di Adrien, il suo desiderio di sapere, vacillarono per un istante. Le parole che aveva letto sui diari, i racconti di ciò che era successo nella vita di lei risuonarono nella sua testa. Deglutì.

«No, lei non può esserlo...» sussurrò. Ignorò la zampa di Plagg che gli accarezzava la guancia e respinse il suo tentativo di confortarlo a pugni stretti.

Nella tela del ragno - Il cacciatore di magia - INCOMPIUTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora