Era stata una lunga giornata: frenetica, piena di clienti e senza nemmeno 10 minuti per sedersi e mangiare un tozzo di pane.
Raimundo si asciugò la fronte con il polso, fermandosi per qualche secondo per sgranchirsi il collo prima di ripulire un tavolino appena sgomberato da due clienti.
Erano giornate come quelle in cui sentiva maggiormente la mancanza di suo figlio Sebastiàn alla locanda. Si era intestardito nel voler intraprendere il progetto della confetteria e, se da un lato lui si era totalmente opposto per tutti gli impegni e le difficoltà del caso, non poteva di certo negare a se stesso che desiderava il meglio per suo figlio. E se questo meglio doveva trovarsi al di fuori dall'attività di famiglia, l'avrebbe accettato lo stesso.
Il pensiero di Sebastiàn e della sua avventura imprenditoriale lo riportò, inevitabilmente, a lei. Lei, che temeva potesse approfittarsi di suo figlio per ferire lui; lei, che ancora lo guardava con disprezzo e desiderio di vendetta; lei, che era anche più bella di quando era una ragazzina; lei, il suo unico amore.
Raimundo chiuse brevemente gli occhi e sospirò, prendendo gli ultimi bicchieri sporchi dal tavolo e portandoli al bancone per farli lavare. Quando pensava a Francisca, si sentiva sempre combattuto e diviso; se da un lato provava tanta rabbia e dolore per tutto quello che gli aveva fatto passare, dall'altro non poteva non provare un sentimento che non si era mai spento nonostante i tanti anni trascorsi, non poteva non desiderare di proteggerla e farla... finalmente sua... di nuovo.
Sospirando nuovamente, prese il canovaccio che aveva appoggiato sulla spalla e si asciugò le mani, girandosi quando sentì aprire nuovamente la porta della locanda, augurandosi che fossero solo gli ultimi clienti ad uscire e non di nuovi che entravano.
Quando si voltò, si immobilizzò per alcuni secondi. Tanto l'aveva pensata che si era materializzata nel suo locale. Elegante, bella, leggiadra, con quello sguardo malizioso e machiavellico che riservava solo per lui. Stringendo il canovaccio in mano, si preparò ad un inevitabile, nuovo scontro.***
Francisca arrivò nella piazza di Puente Viejo ad ora tarda, aveva perso tutto il pomeriggio al Comune per sistemare dei documenti riguardanti un nuovo acquisto di terre che doveva definire e la cui trattativa si era protratta anche troppo, rendendo necessario un suo intervento di persona, dunque.
Uscendo dal Comune, aveva deciso di fare una passeggiata per schiarirsi un po' le idee e rilassarsi qualche minuto, accompagnata dalla sua fedele dama di compagnia.
Ovviamente, il suo arrivo in piazza non era stato casuale. Seppur provasse risentimento, rabbia e tanto odio nei suoi confronti, non poteva privarsi dei pochi momenti che riusciva a trovare quasi giornalmente per vedere lui. Lui, amore e odio; lui, ragione e sentimento; lui, sua unica verità.
Scosse leggermente la testa a quei pensieri, le sembrava di sentirsi ancora come quando era una ragazzina sognatrice in procinto di prendere la più grossa cantonata della sua vita.
Senza rendersene conto, arrivò nei pressi della locanda e si fermò, cercando di guardare al suo interno senza dare troppo nell'occhio. E lo vide. Piegato su un tavolino per sistemarlo. Gli anni erano stati gentili con lui, rendendolo anche più affascinante ai suoi occhi, con quella folta barba e quegli indumenti usurati da instancabile lavoratore.
"Donna Francisca".
Francisca si risvegliò subito da quel torpore che l'aveva attanagliata e fece un cenno brusco con la testa al dottor Lucas che era passato accanto a lei, salutandola. Irrigidendosi e rimettendosi la maschera che portava oramai da decenni, si voltò verso la sua dama e le disse "Entro in locanda a rinfrescarmi un attimo. Tu torna alla Villa, mi farò accompagnare da Mauricio al ritorno".
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Come un fulmine a ciel sereno
FanfictionUna piccola fanfiction la cui idea mi è balzata in testa dopo aver visto una scena tra Raimundo e Francisca (questa, nello specifico: https://www.youtube.com/watch?v=U-mi2NO63_A&t=0s&list=FLSMbmMLxbEedLf9nxhvkcUQ&index=10 ). Beh, spero vi piaccia :D