Capitolo 6

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L'alba iniziava a rosseggiare all'orizzonte di Puente Viejo, illuminando il paesino che iniziava lentamente a svegliarsi. Il temporale della sera prima aveva portato con sé un'aria più fredda, facendo tardare di qualche ora i mattinieri lavoratori e le donne prima di dare inizio alle rispettive giornate.

Nella stanza di Raimundo, alla locanda, i due occupanti erano ancora profondamente addormentati, con Raimundo steso dietro Francisca, un braccio abbandonato sui suoi fianchi. Francisca era addormentata serenamente, sfiorando appena la mano di lui con la propria.

Quell'atmosfera immobile, quasi eterea, venne interrotta da qualcuno che bussava alla porta.

"Padre? Padre siete dentro?" Emilia chiamò da fuori, girando la maniglia per cercare di aprire la porta, fortunatamente, chiusa a chiave.

Raimundo e Francisca sobbalzarono, svegliandosi di colpo e guardandosi intorno, brevemente spaesati e confusi. Quando si guardarono in faccia, si fissarono senza sapere cosa dire.

"Padre? Ci siete?".

Raimundo guardò verso la porta e si alzò su un gomito "Emilia! Sì, sono qui. Che succede?".

"Perché vi siete chiuso dentro, padre? Non vi ho visto a colazione e sono venuta a vedere se fosse successo qualcosa" giunse la voce della ragazza camuffata dalla porta.

Raimundo sospirò e si passò una mano sul volto "Ho dormito più del solito, ero stanco ieri e ho chiuso la porta perché si apriva col vento. Ora mi preparo e vengo".

Emilia si accigliò, stranita, e disse "Va bene, fate con calma. Vi aspettiamo in cucina" e, detto ciò, ritornò dentro.

Francisca sospirò e poggiò di nuovo la testa sul cuscino, chiudendo gli occhi. Raimundo la guardò e riavvolse un braccio attorno ai suoi fianchi, stringendola a sé e baciandole una guancia.

"Buongiorno, tesoro" le mormorò, sorridendo.

Francisca non riuscì a trattenere un sorriso e girò il viso verso il suo "Buongiorno" e lo baciò delicatamente sulle labbra.

Si staccarono brevemente e poi Raimundo riprese a baciarla, facendola stendere di schiena per poterla abbracciare meglio. Francisca gli afferrò il viso con le mani e approfondì il bacio. Accarezzandogli le guance ispide a cui ora si stava abituando sempre più.

Dopo qualche secondo, fu Francisca a interrompere quel momento "Hmm, Raimundo. Aspetta". Ma lui non le diede modo di allontanarsi, riprendendo a baciarla. Distraendola.

Francisca ridacchiò contro le sue labbra e si staccò appena "Aspetta, Raimundo. Si sta facendo tardi e dobbiamo pensare a come farmi uscire da qui senza farmi vedere da nessuno".

"Ho già pensato alla soluzione" Raimundo le mormorò, continuando a tormentare le sue labbra con piccoli baci "Resta qui".

Francisca ridacchiò e gli accarezzò una guancia, guardandolo negli occhi "Proposta molto allettante, ma temo di doverla rifiutare".

Raimundo sospirò e accennò un broncio "Sei una rovina-giochi" e i due risero, dandosi un altro profondo bacio.

Raimundo si staccò e sospirò "Va bene, signora. Facciamo così, adesso ci vestiamo e poi io andrò in cucina, tu aspetterai qualche minuto e poi uscirai dalla porta principale della locanda".

"Sei sicuro che nessuno mi vedrà?".

"Non temere, con la scusa del freddo chiuderò la porta della cucina. Non ti vedrà nessuno, così".

Francisca si avvicinò alle sue labbra e lo baciò delicatamente "Grazie" e si sorrisero.

***

Raimundo stava finendo di abbottonarsi il panciotto quando si girò per osservare Francisca sistemarsi meglio il vestito, cercando inutilmente di distendere le pieghe del gonnellone. Risultato della loro frenesia della notte prima. Al solo pensiero, Raimundo sorrise, ricordando tutte le emozioni, i gesti, i baci, le carezze e le confessioni di poche ore prima.

Incapace di trattenersi, le si avvicinò senza fare rumore e iniziò a baciarle il collo, stringendo le braccia attorno ai suoi fianchi.

Francisca si bloccò e sorrise "Raimundo, ho già dovuto fare fatica a vestirmi e a dover, contemporaneamente, schivare i tuoi attacchi. Non roviniamo il progresso fatto".

Raimundo alzò la testa dal suo collo e disse "Addirittura? Non mi sembravi così contrariata sotto 'i miei attacchi'".

Francisca ridacchiò e si girò tra le sue braccia, poggiando le mani sul suo petto "Sensibile e irritabile proprio come da ragazzo" lo baciò sulle labbra e poi si spostò da lui, andando a recuperare il soprabito.

Raimundo sorrise e la seguì per darle una mano ad indossarlo "E tu cosa dirai alla villa?".

Francisca si mise il soprabito e sospirò "Bella domanda. Non ne ho la minima idea. Nella strada verso casa cercherò di pensare ad una scusa plausibile".

"Potresti dire la verità... omettendo alcuni particolari, ovviamente".

"Del tipo?" gli chiese, incuriosita.

"Che il temporale ti ha presa alla sprovvista e, senza poter ritornare a piedi, sei venuta alla locanda e hai preso una stanza".

"Potrebbe essere un'idea" gli rispose, girandosi verso di lui.

"Non mi merito un ringraziamento per questo?".

Francisca ridacchiò e gli si avvicinò per baciarlo sulla guancia "Grazie".

"Non proprio quello che mi aspettavo, ma per stavolta passi".

I due risero e si avvicinarono alla porta.

"Ricorda, aspetta qualche minuto e poi uscirai".

Francisca annuì e finì di abbottonarsi il soprabito quando Raimundo le cinse un braccio attorno alla vita e la baciò.

Furono quasi sul punto di perdere di nuovo la cognizione del tempo quando Raimundo si spostò.

"Quando ti rivedrò?" le mormorò a pochi centimetri dalle sue labbra.

Francisca sospirò "Non lo so. Io..." lui la interruppe con un leggero bacio "Vediamo come si mettono le cose e cercheremo una soluzione".

Raimundo non fu molto soddisfatto della sua risposta ma, per il momento, capì che doveva lasciar perdere, ci sarebbe stato modo per trovare una soluzione. Le diede un ultimo bacio e si allontanò da lei, lentamente facendo scivolare le mani sui suoi fianchi prima di afferrare la maniglia e sbloccare la porta. L'aprì e si voltò un'ultima volta per guardarla, sorridendole e uscendo.

Francisca sospirò profondamente e prese la borsetta e il cappello, tenendo tutto in mano e aspettando qualche altro momento prima di aprire lentamente la porta ed uscire. Furtivamente, si avvicinò alla porta aperta che dava nella locanda e si guardò intorno. Quando non vide nessuno e, sentendo le voci da dietro la porta chiusa della cucina, si avviò velocemente alla porta della locanda, la aprì ed uscì, grata che non ci fosse quasi nessuno in piazza a quell'ora.


Continua...

Come un fulmine a ciel serenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora