Capitolo 10

630 19 10
                                    


"E ricordi quando cercai di scalare quell'alto albero nella tenuta di tuo zio?".

"Oh Dio, sì!" Francisca esclamò, ridendo di gusto "Non mi ci fare pensare. Ti saresti rotto l'osso del collo se non ci fosse stato tuo fratello di sotto. Poverino, gli sei finito sopra come un sacco di patate".

Raimundo rise al ricordo, sospirando serenamente subito dopo.

Erano entrambi ancora abbandonati sul divano del salone, trasandati e stanchi, ma assolutamente sereni e tranquilli. Subito dopo il loro passionale incontro, erano rimasti ancora un altro po' ad accarezzarsi e baciarsi, dicendosi tutto e niente, guardandosi negli occhi, fino a quando non si erano un po' ricomposti e avevano consumato le leccornie sul tavolo con un appetito che non si erano nemmeno resi conto di avere.

Francisca abbandonò la testa sulla sua spalla e sospirò.

Raimundo le baciò la fronte, stringendole una mano "A cosa pensi?".

Francisca si prese alcuni momenti prima di rispondere, alzando la testa e poggiando il mento sulla sua spalla "A niente. Davvero a niente" e gli baciò la spalla.

Raimundo ridacchiò "Non voglio prendermi tutto il merito, ma lasciare Francisca Montenegro senza parole è davvero un'impresa degna di lode".

Lei rise insieme a lui e strinse a sé il suo braccio sinistro, baciandogli di nuovo la spalla "Sempre a cercare di fare l'eroe, Ulloa, vero? Non perdi tempo né occasione per darti delle arie".

"Oh, beh, come se con te intorno fosse possibile" lui rispose, poggiando la testa contro il divano, mettendosi più comodo.

Passarono alcuni momenti di silenzio tra loro, interrotti solo dai rintocchi dell'orologio a pendolo.

Raimundo la sentì irrigidirsi e la guardò "Che succede?".

Francisca chiuse gli occhi e sospirò "È tardissimo. I ragazzi dovrebbero rientrare a momenti" e si spostò da lui, mettendosi meglio seduta.

Lui le strinse una mano, senza muovere un muscolo "È un tuo subdolo modo per dirmi che devo girare i tacchi?".

Francisca gli accarezzò una guancia e lo baciò delicatamente "Esatto".

Entrambi si misero a ridere e iniziarono a raccogliere tutti i vestiti sparsi a terra, passando subito dopo a sistemare il salone. Quando tutto fu al suo posto, Raimundo si mise la giacca e alzò lo sguardo, vedendola con le braccia strette attorno al corpo, gli occhi fissi a terra e lo sguardo un po' deluso "Che succede, pequeña?".

Francisca alzò subito lo sguardo e accennò un sorriso "Niente... Credevo solo avessimo più tempo, ma è sembrato volare via in un batter d'occhio".

"Quando si sta bene, il tempo sembra scomparire" le disse sorridendo. Le si avvicinò e le prese le mani, stringendogliele "Dai, ci vedremo domani. Ora ti rilassi, aspetti i ragazzi, sali in camera e ti riposi. E domani sarà un nuovo splendido giorno... in cui dovremo cercare nuovi sotterfugi per trovare 2 minuti da soli" concluse, ridacchiando.

Francisca rise e lo guardò negli occhi "Non vedo l'ora" e lo baciò delicatamente.

Subito dopo, si avviarono alla porta, tenendosi per mano. Raimundo si voltò poco prima di uscire e fece scivolare una mano tra i suoi capelli, baciandola profondamente un'ultima volta. Quando si staccarono, senza fiato, lui disse "Buonanotte, amore mio" e, sorridendo, uscì, lasciandola accaldata e sorridente alla porta.

***

Francisca era sul divano del salone, un libro aperto in grembo anche se lo sguardo era fisso nel vuoto, la testa piena di ricordi e di pensieri. Era già salita in camera a prepararsi per la notte e, non riuscendo a prendere sonno, aveva deciso di ritornare di sotto per aspettare i suoi figli, che tardavano a rincasare.

Accennando un sorriso che coprì subito con una mano, sentì la porta di casa aprirsi. Si alzò di corsa e chiuse il libro, avviandosi all'ingresso.

"Oh, bene, e io che stavo già pensando di dare ordine di andare alla ricerca di due impertinenti che stanno fuori casa fino a tardi alla prima occasione".

Tristàn sorrise a sua madre e disse, sospirando "Buonasera a voi madre, sì, ci siamo divertiti e ci siamo trovati bene, grazie per avercelo chiesto".

Soledad rise alle sue spalle, appendendo il soprabito, e Francisca non potè non sorridere "Tu sei l'impertinente capo, ragazzino".

Tristàn le si avvicinò sorridendo e le baciò una guancia "Voi tutto bene, madre?".

Francisca gli accarezzò una guancia e sorrise "Sì, tutto bene. E voi perché siete ritornati così tardi?".

"È stata una bellissima festa, madre" Soledad intervenne "Abbiamo ballato quasi per tutta la sera e non ci siamo resi conto dell'ora tarda" concluse, avvicinandosi per dare un abbraccio a sua madre.

"Quante scuse, come se non aveste mai assistito ad una festa da ballo. Se qualcuno vi sentiste, penserebbe che vi tenga chiusi in delle gabbie a pane e acqua".

Soledad ridacchiò, ironica "Non sia mai, madre, è solo la prima festa dopo non ricordo neanche quanto...".

Francisca era sul punto di rispondere a sua figlia, quando Tristàn le interruppe "Madre? Di chi è questo cappello?".

Francisca lo guardò senza sapere cosa dire, sapendo benissimo di chi fosse e maledicendo entrambi per la loro sbadataggine "Ehm, non so... l'avrà sicuramente dimenticato Mauricio, questo pomeriggio".

Tristàn la guardò stranito, osservando di nuovo il cappello "Siete sicura? Non mi sembra un cappello di Mauricio".

"Ma sì, vedrai che sarà suo, di chi altro dovrebbe essere?" concluse con una risata forzata.

Tristàn guardò di nuovo sua madre, poco convinto, e poi riappese il cappello "Va bene, sarà come dite voi".

Detto ciò, tutti e tre si recarono al piano superiore per prepararsi per la notte e andare a dormire.


Continua...

Come un fulmine a ciel serenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora