Capitolo 3

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Quando furono dentro, Raimundo fece scendere Francisca con i piedi per terra, lasciando la mano destra sulla sua schiena mentre la guardava.

Francisca abbassò lo sguardo, improvvisamente imbarazzata da quell'improvvisa e totale intimità. Si allontanò da lui, avvicinandosi al letto e dandogli così le spalle.

Raimundo rimase dov'era, osservando ogni suo minimo movimento, percependo tutta la sua insicurezza ora che erano rimasti davvero da soli, l'uno di fronte all'altra, nudi nell'anima.

Francisca alzò una mano e si strofinò le dita contro la fronte, un gesto di nervosismo e di agitazione che aveva sempre avuto. Appena Raimundo aveva chiuso la porta, si era sentita come investita dalla concretezza di quella situazione. Erano lì, loro due insieme, senza interruzioni né terze persone a poterli distrarre; erano lì, loro due insieme, come mai erano stati da un sacco di tempo; erano lì, loro due insieme, trovandosi ad un bivio che avrebbe cambiato completamente l'andamento delle loro vite, nel bene e nel male.

Raimundo incrociò le mani dietro la schiena e si appoggiò alla porta, piegando la testa di lato, in attesa. Poteva quasi sentirla pensare da lì, consapevole di come stesse soppesando tutti i pro e i contro di quella situazione.

Lui aveva già deciso.

Aveva deciso nel momento in cui aveva visto nei suoi occhi riaccendersi quel desiderio che pensava fosse ormai sopito. Aveva deciso nel momento in cui l'aveva portata lì dentro. Aveva deciso appena l'aveva baciata.

Ora era tutto nelle sue mani.

Non sapeva dove li avrebbe portati quella situazione, se fosse l'inizio di qualcosa di grande o il finale dolce-amaro di una storia infinita. Ma lui era lì, pronto a buttarsi nel vuoto, desiderando con tutto il cuore di averla al suo fianco in quello spericolato volo ad occhi chiusi.

Francisca chiuse gli occhi un momento, sospirò e si girò verso di lui. Volendolo guardare negli occhi per capire se fossero davvero due pazzi, se fosse davvero tutto così insensato come continuava ad urlarle la testa. Ma quando lo guardò, vide solo un sorriso accennato sulle labbra, fissandola, rilassato e anche un pizzico spavaldo mentre stava appoggiato contro la porta.

Raimundo si staccò dalla porta, avvicinandosi a lei. Si tormentò le mani, non riuscendo a smettere di sorridere, forse per orgoglio, forse per emozione, forse per darle un po' di coraggio. Gli scappò una risata sommessa e guardò a terra "Chi l'avrebbe mai detto?" alzò lo sguardo per vedere la sua reazione.

Francisca sospirò e disse "Già. Credo che nemmeno noi stessi avremmo potuto mai immaginarlo".

"A volte, il destino è tanto beffardo che ci prende in giro nei modi più assurdi e imprevedibili. Come in questo caso".

A Francisca sfuggì un sorriso malinconico "E non è la prima volta, direi".

Raimundo la fissò e si tormentò il labbro inferiore, volendo scegliere con cura le sue prossime parole, sentendo come se ogni singola frase avrebbe potuto far pendere la bilancia da un lato o dall'altro.

"Io... non so cosa sia successo... cosa stia succedendo... Se siamo completamente usciti di testa, se è possibile che due persone che si sono odiate fino a 10 minuti fa, si trovino ora in questa situazione" le disse, avvicinandosi a lei di qualche altro passo "Ma, per una volta nella mia vita, non mi importa di nulla" le disse sorridendo, prendendole una mano e stringendogliela tra le proprie "Non mi importa di cosa accadrà, non mi importa se sia folle, non mi importa se va contro tutti i miei ideali, se la mia famiglia mi odierà per questo. Non mi importa, Francisca".

Detto ciò, Raimundo le lasciò un lungo e accorato bacio sulla mano, preparandosi ad ascoltare la sua decisione come fa un imputato dinanzi la sua sentenza.

Francisca sentì le lacrime agli occhi minacciare di scenderle come due cascate, colpita da quelle sue parole, sentendo fisicamente un pezzo della sua corazza sbriciolarsi al suolo. Sospirò profondamente, chiuse gli occhi e lo abbracciò forte, avvolgendo le braccia attorno al suo collo.

"Non mi importa. Non importa nemmeno a me. Non mi importa, amore, non mi importa" gli ripetè ancora e ancora nell'orecchio.

Raimundo la strinse forte a sé, sentendo le lacrime iniziare a scorrergli lungo le guance "Ti amo. Ti amo, vita mia. Oggi più di ieri, oggi più di 20 anni fa" le mormorò.

Francisca non riuscì più a trattenersi e il suo corpo venne scosso da tremendi singhiozzi, liberandosi di tutto il dolore che aveva covato per decenni. Pianse sulla sua spalla, stringendolo a sé e mischiando le sue lacrime a quelle di lui.

Raimundo si staccò leggermente da lei e le asciugò le guance con i pollici, sorridendole tra le lacrime e baciandola. Volendo suggellare quel momento nel modo più indissolubile che conoscesse.



Continua...

Come un fulmine a ciel serenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora