Prendo dalla scrivania un paio di libri e li infilo velocemente dentro lo zaino.
Senza perder tempo scendo le scale e arrivo dinanzi al grande specchio.
Guardo la mia figura riflessa, oggi ho optato per una semplice maglietta bianca e un jeans scuro. Purtroppo il mio sguardo viene catturato da nient'altro che le lunghe cicatrici che pervadono il mio collo. Sono lunghe e profonde, non di certo invisibili.
Ho tentato di nasconderle ma è sempre stato inutile, non andranno mai più via, sono un segno che mi ricorderanno sempre quello che ho dovuto passare."Gin ci sei?" improvvisamente una voce familiare mi riscuote dai miei soliti pensieri.
Sbatto un paio di volte le palpebre per poi voltarmi verso la figura esile alla mia destra."Si moccioso, non rompere" gli dico mentre mi avvicino verso di lui.
Luke ha solo dodici anni eppure sa meglio di chiunque altro cosa ho passato, sa chi sono, sa chi era lui e come si comportava con me.
Ogni persona normale apprezzerebbe gli sforzi che fa per starmi vicino ed aiutarmi, ma il fatto che lui sappia tante cose di me e sa quanto io sia vulnerabile mi convince ad allontanarlo."Ti ha detto lei di venire a chiamarmi?"
gli domando sperando inutilmente di ricevere la risposta che desidero.
"No" ribatte sicuro di sé, fissandomi con i suoi occhi blu petrolio.
Come immaginano.
Lo fisso con un ghigno sbigottito sul volto, sa bene che non potrei mai credergli davvero.
"Luke!?"
La voce di Kaily rimbomba in tutta la stanza e subito entrambi ci addentriamo in cucina."Ei splendida, buongiorno" dice lei mentre con una mano spalma la marmellata sulla fetta biscottata e con il dorso dell'altra tenta inutilmente di spostarsi una ciocca bionda dal viso.
"Buongiorno Kaily" le ribatto avvicinandomi e spostandole quella fastidiossima ciocca bionda.
"Ehm.. grazie Gin"Sicuramente non si sarebbe mai aspettata un tale gesto da parte mia, per questo avrà mezzo balbettato.
"Sono Ginevra" ribatto seria.
"Si..ehm.. ti vanno bene la spremuta e i pancake?"
"Non faccio colazione qui, a dopo"Prendo la borsa e senza attendere una sua risposta esco dalla porta.
So bene che questa situazione mette in difficoltà anche lei ma non sono più la Ginevra di una volta, non riesco più a guardare con gli stessi occhi chi mi ha mentito..
Mentre attendo impaziente il bus noto dalla parte opposta della via un ragazzo dai capelli quasi neri spuntare da una vecchia casa.
Ha in capelli un po' scombinati e tirati dal vento, è sicuramente più alto di me e indossa una semplice tuta bianca che dona con la sua carnagione ambrata.
Probabilmente in passato sarei rimasta a fissarlo per ore sino a quando non mi avrebbe rivolto la parola, ma ora non mi interessa.
Non resto molto a guardarlo bensì giro lo sguardo e infilando una cuffietta, continuo a guardare la strada.
Dopo qualche minuto salgo sul bus, cerco il primo posto libero e mi ci siedo posando la borsa su quello di fianco al mio, facendo capire che non voglio nessuno essere umano vicino a me.
Nella mia testa riecheggiano le parole della canzone che ho nelle cuffie.
Society tryna' reduce me to simplicity.
But little do they know that I'm designed by the divinity.
Not wrapped up in your rules, I'm intertwined with the infinity.
Baby close your eyes, you'll realize that youre feelin' me.La società mi sta riducendo in semplicità... è proprio così.
Ormai non sono più niente, sono solo una semplice ragazza che ha un orribile passato e non riesce più a provare nulla per nessuno.
Non so più cosa voglia dire l'amore, quello autentico, nessuno nella mia famiglia lo ha mai provato davvero.
Sono sempre stata sommersa dalle bugie, come potrei ora credere di riuscire a voltare pagina, con i tagli che mi ricordano ancora ciò che ho passato.Una mano che mi picchietta sulla spalla mi fa ritornare sulla terra.
"Posso?" dice il ragazzo dai capelli quasi neri, indicando il sedile dove è riposto il mio zaino.
"No" ribatto scocciata.
Insomma uno zaino non è poi così trasparente, lo dovresti notare.
"Perché?" dice interrogativo portandosi una mano sui capelli e scombinandoli un po'.Cosa crede di potermi incantare con questa sua mossa da perfetto imbecille?
"Perché c'è il mio zaino e su questo cazzo di bus ci sono ventinove altri posti, cosa ti costa metterti su uno di quelli?"
"Hai contato i posti restanti?"
"Io.. ehm.. Io no cioè.. credo siano ventinove, ho tirato a caso!"Cazzo. Una come me agli occhi altrui sembra una pazza.
Poi quale problema c'è se ho contato per davvero i posti rimanenti liberi?"Mh okay" poco dopo scompare dalla mia vista e riprendo a guardare fuori dal finestrino.
Non riesco più a essere gentile con nessuno, odio ogni persona provi a rapportarsi con me. In diciassette anni della mia vita non c'è stata persona che non mi abbia mentito, sopratutto le persone che pensavo fossero le più care.
Senza accorgermene il bus è arrivato finalmente davanti alla scuola.
A differenza di molti miei coetanei a me piace la scuola.Certo non fraintendetemi preferirei stare a casa ad oziare e mangiare piuttosto che stare sei maledettissime ore a studiare, però ci vengo volentieri.
Molti miei compagni mi hanno sempre presa per pazza, ma approfondire la propria conoscenza non equivale sempre e solo ad essere pazzi.Davanti a me noto un enorme edificio circondato da un infinità di mattoncini color marrone.
Si dice che generalmente chi predilige questo colore è una persona positiva e soddisfatta della vita che conduce, non a caso a me fa schifo.
Per usurpare questo pensiero prendo dalla tasca una sigaretta e la porto alle labbra mentre con passo felpato entro dentro il cortile della scuola.
Noto in lontananza un paio di persone che credo di conoscere.
Si, prima di trasferirmi dall'altra parte del paese ho cercato i nomi delle persone che frequentano questa scuola.
Vicino alla porta di entrata, Mellisa Lebrom, il padre è vice-preside della scuola, meglio non mettersela contro.
Parte sud del cortile, Colton Harms, perfetto coglione della scuola, se le scopa tutte ma gira voce che abbia il cazzo più piccolo di una noce.
Beyl Chars, capitano della squadra di football, lui è davvero un figo ma è gay..
Prima di riuscir a scrutare tutti i miei nuovi compagni una voce sottile e fastidiosa mi riporta sulla terra ferma.
"Scusi signorina! Qui è severamente vietato fumare, venga con me in presidenza!"
Mi giro verso la snervante vocina che mi ha distratta dai miei pensieri e noto una signora sulla cinquantina, bassa come un mezzo cazzo, occhiali sul naso e aria succinta.

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BOND
Romance«Io non avevo mai odiato nessuno come odiavo lui in quel momento. E non avevo mai amato nessuno come sentivo di amare lui in quell'istante.» Ginevra Milvey è la ragazza più difficile che si possa trovare in giro. Il suo passato è stato una vera e...