Chapter sixteen

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BRITTANY'S POV

scossi incredula la testa, forse avevo le allucinazioni "Boo, mamma ha detto che é pronto" avevo sicuramente sentito male "Boo lo dice sempre" doveva aver sicuramente detto Lou, il mio cervello si stava fondendo, decisi di ignorare la cosa, Louis si alzó e io lo seguí in cucina

Il padre di Louis non era presente e un nodo si formò alla gola, la tavola ben apparecchiata e ognuno al proprio posto

-allora, com'é stato passare del tempo con Brittany?- chiese il moro alle sorelline servendosi da una ciotola di insalata -Bene, ci ha portato allo zoo!- la voce di Phoebe era entusiasta, presi la ciotola che il moro mi stava passando, presi una cucchiaiata mettendola nel piatto e passando il resgo a Lottie che sedeva accanto a me -e ci ha comprato lo zucchero filato!- dissero all'unisono ridendo l'espressione stupita di Louis era palesemente finta -me le vuoi viziare eh- disse ridendo, posò una fetta di bistecca impanata nel mio piatto e una nel suo mi limitai a sorridere in segno di ringraziamento - avete fatto i compiti?- il tono di Johanna era autorevole ma allo stesso tempo dolce entrambe le bambine annuirono iniziando a mangiare.

***

Sedevo sul davanzale della finestra con la sigaretta ancora accesa tra le dita, i piedi penzolavano nel vuoto. Sotto di me, numerosi metri sotto di me, c'era il piccolo cortile. Mi guardavo le gambe, erano fini, lo vedevo che erano fini, ma a me sembravano sempre più grosse. La mia testa mi faceva credere che non erano abbastanza fini. Scossi la testa cercando far andare via quei brutti pensieri. Cercando di zittire la solita vocina.

Spostai lo sguardo dritto avanti a me, in lontananza si vedeva il centro di Londra, vedevo il London Eye girare senza sosta,  il Big Ben poco distante, l'aria fredda mi pungeva la faccia. Dovevo andare via di li. Non potevo rovinare anche quella famiglia, erano stati gentili con me e io li stavo ripagando rovinandoli.

Il rumore della porta mi riportó a galla dai miei pensieri. Louis entró in camera con I capelli bagnati che ricadevano sulla fronte, solitamente lisci ora le punte formavano dei boccoli, indossava solo un'asciugamano in vita -scusa- mi sorrise indicando I vestiti ben piegati sul letto -li ho dimenticati- frettolosamente li prese, fece per uscire dalla stanza, ma si fermó, mi guardó, io lo guardai,  il fisico era muscoloso, le braccia erano coperte di piccoli tatuaggi apparentemente senza senso.

Il petto si abbassava e si alzava a ritmo, la testa gli si piegò di lato e la fronte si corrugó -stai bene?- chiese in un sussurro, respirai la fredda aria distogliendo lo sguardo da lui, tornai a guardare il paesaggio, sentivo gli occhi gonfi "smettila Britt. Non puoi." Mi rimproveravo "non piangere davanti a lui. Non puoi. Non più" poi mi ripetevo quella frase. Quella frase che Lolita mi doceva sempre "...ricorda, gli squali sono attirati dalle ferite" presi un bel respiro e mi voltai nuovamente verso di lui, annui "si, tutto bene" dissi prendendo un fiato dalla sigaretta. lui mi sorrise ed uscì dalla stanza.

***

La mattina mi svegliai presto, Louis dormiva ancora, era abbracciato a me come un Koala, la bocca socchiusa lasciava l'ombra di un piccolo sorriso, i capelli coprivano gli occhi. Mi separai dal legame non curante di svegliarlo o no, raccimolai le mie cose rimettendole nel grande borsone abbandonato nella stanza. Idossai una maglietta e un paio di jeans neri. Mi guardai intorno alla ricerca di un foglio, disperatamente frugai sulla scrivania, uno in particolare mi saltò all'occhio, scritto e scarabocchiato di mille colori. una bozza di una canzone, lo spartito lo riconobbi all'istante, era il mio.

***

il buio regnava nella stanza tranne per la luce bluastra del pc che brillava sul volto del moro -che fai?- borbottò la bionda rigirandosi nel letto, colse di sorpresa Tomlinson che scattò sulla sedia al suono della sua voce -pensavo che dormissi- disse in un bisbiglio quasi a non volerla disturbare -anche io di te- mugulò con voce impastata, lui strizzò gli occhi mettendo a fuoco la ragazza, le sorrise appena, poi spense il portatile e si infilò nel letto -ti voglio bene Brittany- bisbigliò forse l'unica cosa che non doveva bisbigliare - lei spalancò gli occhi verso Tomlinson ignaro, sorrideva con gli occhi chiusi sistemandosi comodo nel piccolo letto.

****

Stava scrivendo un testo sulla mia melodia, mi voltai verso di lui che ancora dormiva beatamente. Presi istintivamente il foglio mettendolo in tasca, ne trovai uno pulito e con la prima penna sottomano lo scrissi.

Lasciai il biglietto dove poteva vederlo e uscì con tutta la mia roba. Non potevo lasciare che succedesse.

LOUIS' POV

Mi svegliai in tarda mattinata con il sole invernale che mi trafiggeva gli occhi. Svogluatamente mi rigirai a pangia in giù accorgendomi della manganza. Tastai mehlo il lettp ancora assonnato, lei non c'era. Aprì un'occhio studiando la stanza. Nulla. Con l'allegria e la grinta vhe una persona può avere mi trascinai fuori dalle coperte osservando bene la camera.

Ora il biglietto era evidente, lasciato in piedi sulla scrivania

-- grazie per tutto, sono andata da Dolores.

Questi sono per il disturbo.

Britt--

Sulla scrivania c'era un mazzo di banconote, non le contai ma sembravano molte. Se ne era andata.

Just Another Sunny Day [Louis Tomlinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora