Capitolo sei ⚽️

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Erano le quattro e mezza del mattino e sentivo dei rumori molesti provenire dalla camera di Manuel.
Era da una settimana che quando tornava a casa, era sempre in compagnia di una ragazza diversa.
Entrava e non mi rivolgeva la parola. A me non dava per niente fastidio, anzi, era un bene non avere più le sue attenzioni. Il problema era il fatto che la notte io non riuscivo a dormire a causa dei continui rumori molesti che provenivano dalla sua camera.
All'inizio facevo finta di niente: mettevo i tappi alle orecchie e ritornavo a dormire.
Credevo che fosse solamente una cosa passeggera, ma stava cominciando a diventare un'abitudine.
Manuel doveva rendersi conto che questa non era casa sua e che soprattutto non viveva da solo.

Continuavo a bussare insistentemente alla porta della sua stanza e tra un'imprecazione e l'altra, quel cretino si degnò ad aprirmi.
Davanti ai miei occhi una scena alquanto imbarazzante: Manuel a petto nudo con i capelli tutti arruffati, il collo ricoperto interamente di succhiotti e con un cuscino si copriva la parte intima.
«Oddio, ti prego, Manuel!» , urlai girandomi dall'altra parte coprendomi gli occhi.
«Che c'è? Non dirmi che non ne hai mai visto uno.»
«Uno solo: quello del mio ragazzo. E voglio che sia solo quello per il resto della mia vita.»
«Non so perché ma il fatto che tu fossi vergine prima di incontrare Stephan non mi stupisce.» , disse ridendo.
«Non dovresti impicciarti della mia vita sessuale.»
«È quello che stai facendo tu ora. Stai invadendo il mio spazio.»
«Forse non ci siamo capiti: in questa casa ci viviamo io e Stephan e quando lui non c'è, automaticamente divento io la padrona. Perciò, non appena hai finito, manda quella lì fuori da casa mia oppure sarò costretta a cacciare via entrambi a calci.»
«Quindi questa non è casa tua?» , domandò dal letto la ragazza dai capelli castani che nel mentre si copriva con un lenzuolo.
«Sta' zitta.» , la tacemmo entrambi.
«Ma qual è il tuo problema?» , mi chiese Manuel alzando il tono della voce.
«C'è che preferisco dormire invece che sentire i vostri orgasmi.»
«Puritana del cazzo.»
«Sei un coglione.»
«Ti odio.»
«Io di più.»

Manuel mi chiuse la porta in faccia e automatico fu un "vaffanculo" da parte mia non appena lo fece.
Cosa avevo fatto di male per meritarmi un coinquilino del genere?
Tornai in stanza infuriata ma non feci neanche in tempo a mettermi sotto le coperte che già quei due avevano ricominciato a fare quello che io avevo interrotto.

STEPHAN

Una volta finito di allacciarmi gli scarpini ero pronto ad entrare in campo.
In realtà ero pronto a sedermi in panchina.
Conte non mi aveva schierato tra gli undici titolari e a me andava bene così.
Era importante iniziare l'Europeo con una vittoria e con giocatori più forti e maturi. Non a caso dovevamo sfidare il Belgio, la nazionale di Radja Nainggolan e c'è un motivo se li chiamano "Diavoli Rossi".

Guardai accanto a me i vari Bonucci, Barzagli, Chiellini, Buffon, De Rossi e potevo leggere nei loro occhi tutta la grinta e la maturità che a me ancora mancava.
Un giorno il mio allenatore del Legino mi disse che se volevo arrivare in alto dovevo partire dalle piccole cose, e così nacque il mio motto: "a piccoli passi si raggiungono grandi traguardi" .
Strano che a dirlo sia uno come me. Uno che ha vissuto tutta la sua carriera alla velocità della luce. Neanche il tempo di iniziare a muovere questi piccoli passi che già mi ritrovavo a giocare accanto a gente come Kakà e Balotelli.
Il resto della storia lo sapete già.

Prima che entrassero in campo i titolari, avevamo qualche minuto per stare nel tunnel anche noi della panchina, così ne approfittai per scambiare quattro chiacchiere con Radja e Alessandro.

«Bro, non dovresti stare in panchina?» , mi chiese scherzando Ale.
«Già, quello è il tuo posto.» , ironizzò il ninja.
«Andate a cagare.» , dissi salutando Radja.
«Dimmi che non è vero che hai lasciato la tua ragazza nelle mani del tuo migliore amico.» , si rivolse a me il ninja.
Non appena udii quelle parole, non potei fare a meno di buttare un'occhiataccia ad Alessandro.
Possibile che non riusciva a tenere la bocca chiusa?
«Io nun c'entro.» , alzò le mani il numero ventiquattro.
«Le ragazze tra di loro parlano, Ste. Dovresti saperlo. La mia, poi, è una pettegola.»
«Che ti ha detto?» , chiesi innervosito.
«Amanda lo odia.»
«No, impossibile. Lei mi ha detto che vanno d'accordo. Non mi mentirebbe mai su una cosa del genere... e lo stesso Manuel. Forse hai capito male.»
«Mi dispiace, ma io non mi sbaglio su queste cose, fidati. E poi... se non andasse d'accordo con il tuo amico, lo andrebbe a dire a te o alla sua amica?»

NEVER FORGET YOU || Stephan El Shaarawy (Sequel Nobody like you) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora