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Era arrabbiato; con sé stesso, con Michele, ma soprattutto con quel fottuto di  suo padre. Come gli aveva potuto fare una cosa del genere ?
Come aveva potuto permettere a Michele di poter ritornare indietro nel presente e a lui a marcire li, nel passato ?
Questa era proprio una cattiveria gratuita nei confronti di Satana in persona!
Strinse i denti; aveva lasciato stare quel tizio, John Winchester, da un bel pezzo, il quale si era allontanato con un'espressione  confusa disegnata sul viso. Era stato anche scambiato per un pazzo! Ma a lui non poteva fregare di meno, dato che molte volte era stato scambiato per tale solo per le cose che diceva in giro. Ma poi erano cose che, sotto sotto, erano anche vere. Lui era  Satana e se avesse potuto avrebbe fatto esplodere tutti quei stupidi  umani con  un solo schiocco di dita. Poi non diceva mai il falso, ma la verità sotto un'altra forma. Non capiva perché gli umani ce l'avessero con lui, che fosse un qualcosa di difettato e cupo usato per spaventare qualche credente, credevano così tanto in suo padre. Speravano che potesse fare qualcosa. Ma che branco di idioti; non sapevano nemmeno che suo padre avesse abbandonato il gioco da tempo, fin troppo.
Scosse la testa;si trovava seduto su una panchina di una parco. Osservava i bambini giocare e rincorrersi. Erano solo un branco di umani che avrebbe fatto saltare in aria molto volentieri.
Il suo sguardo era vacuo, mentre viaggiava da una parte a un'altra con gli occhi in quel piccolo parchetto, più in là invece c'era un gruppo di  tossichelli  intenti a fumarsi delle canne.
Sentiva uno strano brivido percorrergli la schiena e non era la prima volta che lo sentiva, dato che lo aveva sperimentato quando gli avevano tolto la grazia: sentiva freddo.

Tante piccole scosse venivano percepite lungo la spina dorsale da parte del diavolo e quasi si ritrovò a stringere i denti, non dal freddo, ma dal nervoso. Si alzò di tutta fretta, stringendo i pugni intorno alle braccia e calciò una povera lattina che si trovava nella traiettoria del suo piede. Voleva urlare fuori tutta la sua rabbia e la sua frustrazione. Stare lì, senza i suoi dannatissimi poteri  tra l'altro, lo irritava e non poco.
Infilò le mani nelle tasche, imprecando solo mentalmente per il freddo poi sentì una sorta di stanchezza addosso:aveva sonno.
Non sapeva dove andare, quindi si diresse  di nuovo verso la casa diroccata in cui lo aveva scaricato suo padre. Si gettò sul letto ammuffito,alzando così un polverone che li fece tossire più di una volta e che andò a sventolare  via con la mano. Si mise in posizione fetale, con le mani piegate sotto la testa, mentre fissava la finestra sporca e piena di polvere che dava una buona visuale sugli alberi fuori.
Sospirò e prima di chiudere gli occhi pensò a suo fratello; dove si fosse cacciato. Per la prima volta, si preoccupò...e se non stesse bene ? Fu tormentato da questo tipo di pensieri, ma poi il sonno ebbe la meglio.

【 Bʟᴜᴇ 】Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora