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Rimasero per tutta la sera steso sul letto.
No, non avevano fatto l'amore.
Quello già lo facevano con il solo sguardo, quando i loro occhi si mescolavano. Quando il verde degli occhi di Michele si univa all'azzurro degli occhi del biondo, oppure quando gli occhi blu dell'arcangelo si univano agli occhi rossi del diavolo, erano in quei momenti che quei semplici colori creavano un orgasmo non lontanamente paragonabile a quello del sesso. Quello era tutta un'altra storia.
Loro rimasero a parlare solo, di quello che era successo, dei loro sogni e delle loro paure, di quello che volevano costruire insieme un giorno.
Avevano tanti progetti.
Lucifero non si era mai sentito così dannatamente felice in tutta la sua vita, tanto che creare l'apocalisse ormai era solo l'ultimo dei suoi pensieri.
Ciò che voleva fare in quel momento era solo stringere a se il corpo del corvino e annusare la sua puzza d'angelo, che era divenuta la sua preferita.
Gli angeli sapevano di incenso, le loro ali profumavano di tale e poi c'era lui, Lucifero, che dopo aver passato tanti secoli, addirittura millenni, rinchiuso in una dannata gabbia, al freddo, nell'inferno aveva l'odore di quel posto impresso proprio dentro di se: zolfo.
Odiava a morte quella puzza, non che l'incenso fosse meglio ma stava proprio bene addosso a Michele, gli si addiceva proprio come i vestiti così eleganti che sceglieva per i suoi tramiti. Pur di fare il bravo figlio con paparino sceglieva sempre di vestirsi in modo così professionale come quegli umani rotti in culo che entravano e uscivano dai loro uffici di lusso dove guardagnavano verdoni a palate.
Erano così corrotti e poi. Poi davano la colpa a lui se gli succedevano qualcosa di brutto.
"Oh, quello è il diavolo."
Non ne poteva di sentire sempre le stesse cose. Era più che stufo, lui nonaveva mai fatto male a nessuno ed erano proprio gli umani che si facevano del male da loro. Ma tanto era nella loro indole incolpare qualcuno, senza prendersi le loro responsabilità.
A lui non poteva interessare una sega dei loro problemi, dato che aveva dovuto subirsi quella prigione di ferro per secoli.

Al pensiero, di avere probabilità di ritornare nella gabbia, strinse a sé il corpo di Michele e quest'ultimo mugolò, alzando il viso verso di lui per poterlo guardare. Sembrava proprio un piccolo cucciolo di cane; gli occhi chiari del suo tramite sembravano brillare di luce propria e Lucifero ci fece l'amore per una seconda volta, guardando quegli occhi così belli di cui era perdutamente innamorato.
Suo fratello rimase a guardarlo e gli mise una mano sul viso per tranquillizzarlo  con delle piccole e docili carezze. Non poteva sapere a cosa stesse pensando, dato che i suoi poteri di arcangelo gli erano stati limitati e quindi non poteva permettersi di sbirciare tra i pensieri del minore. Ma il biondo poteva notare dal suo sguardo che fosse preoccupato. Forse lui non se ne rendeva conto ma Michele lo vedeva. Vedeva il suo sguardo terrorizzato da qualcosa e perso. Vuoto.  Quello sguardo che forse aveva avuto anche lui. Che forse, in parte, comprendeva anche.
《Tutto bene ?》 Gli domandò il corvino, Lucifero scosse la testa un paio di volte. Era il diavolo, ma non amava molto mentire, ed era ovvio che non stesse bene.
《Cosa ti turba, fratello?》
Il biondo ebbe un mezzo brivido che gli percorse la schiena; sentire Michele usare quella dolcezza era nuovo per lui.

《pensavo.》 Rispose, facendo una piccola pausa prima di continuare a parlare. Stava cercando le parole adatte ma non riusciva a trovare 《vuoi risbattermi dentro la gabbia per caso ?》Sussurrò, senza mezzi termini,  era andato dritto al punto. Quello che voleva. Vide, però, il fratello irrigidirsi all'istante e il suo sguardo farsi più cupo. Era palese che non era un argomento di cui non andasse così pazzo.  Avevano condiviso quel luogo per un po' di tempo e Lucifero lo aveva visto quasi sull'orlodella pazzia, mentre se ne stava in un angolino a cantare le sigle delle serie tv.
Michele scosse la testa due, tre volte.

《No, non ti spedirò  di nuovo li.》 Chiuse gli occhi, terrorizzato anche lui e appoggiò la fronte contro la sua.
《te lo prometto》gli disse, stampandogli poi un delicato bacio sulle labbra.

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